6 giugno 2016
In morte di Gianluca Buonanno
Matteo Pucciarelli per la Repubblica
In quanto a tasso provocatorio, non aveva più rivali nel partito: senza dubbio era ormai diventato il numero uno. Superando in scioltezza anche il maestro di “sparate” in casa Lega Nord, l’altro europarlamentare Mario Borghezio, piemontese come lui. Amato dalla base, a volte sofferto dai vertici: Gianluca Buonanno, 50enne eurodeputato e sindaco di Borgosesia (Vercelli), se n’è andato ieri, morto sul colpo in un incidente stradale sulla Pedemontana a Gorla Minore, in provincia di Varese. La moglie era in macchina con lui ed è ricoverata a Busto Arsizio, ma non è in pericolo di vita. Buonanno era alla guida del suo New Beetle, ma per cause ancora da chiarire si è schiantato contro un’altra macchina ferma per un guasto e che trasportava altre tre persone.
L’esponente leghista lascia due figli e dietro di sé una scia lunghissima di scenate e dichiarazioni spericolate, sempre all’insegna del politicamente scorretto. Incarnava il leghista sboccato e senza freni, di “lotta”: contro i migranti, i gay, gli zingari, l’Islam, contro le buone maniere. A suo modo, rappresentava una certezza per chi della politica apprezza il lato spettacolare e macchiettistico.
Il segretario federale Matteo Salvini lo ricorda con commozione («Una persona leale, coraggiosa, concreta, onesta, generosa, sempre fra la sua gente da sindaco e parlamentare») e così anche il suo predecessore, il governatore lombardo Roberto Maroni («Provo un dolore immenso per la scomparsa di un amico»). Messaggi di cordoglio anche dagli altri partiti, dal premier Matteo Renzi e dalla presidente della Camera Laura Boldrini. Dalla Francia arriva persino il pensiero della leader del Front National, Marine Le Pen.
Ma in vita, Buonanno aveva la capacità unica di far indignare tutti quanti. Compresi i compagni di partito, spesso in imbarazzo davanti alle sue sortite. Come quando si presentò in tv, durante una trasmissione televisiva, con una pistola per perorare la causa della legittima difesa. O quando sui social network diffuse un proprio video in mutande, indicando il proprio sedere e protestando contro i tagli agli enti locali: «Renzi no, non te lo do». Oppure in Parlamento con le manette, un po’ come fecero i primi leghisti con i cappi ai tempi di Tangentopoli; o, meglio ancora, quando dalla giacca tirò fuori una spigola presa in pescheria, con il vicepresidente dell’aula Luigi Di Maio costretto a fargliela sequestrare e a cacciarlo: il giorno dopo Buonanno chiese la parola alla Boldrini: «Voglio sapere dove avete messo la spigola». Eletto a Bruxelles due anni fa, un giorno si presentò vestito con un burqa: «L’Europa rifiuta le radici cristiane ma io non voglio morire islamico».
Uno dei suoi bersagli preferiti, per lui che politicamente era nato in An, erano i comunisti. In radio alla Zanzara tuonò contro la paternità di Nichi Vendola («Il bambino, Tobia Antonio, è un figlio di puttana, dispiace dirlo ma è così»). Mentre Sinistra e Libertà la ribattezzò «sodomia e libertà». E i napoletani? «Se lavorassero come piangono non ci sarebbe neppure un disoccupato», fu una delle sue massime su Twitter.
Sapeva farsi detestare ma fedele alla massima del “purché se ne parli” non se ne curava molto. Del resto proprio così era diventato un personaggio. Spente le telecamere e placata la necessità di emergere sparandola grossa, riusciva pure ad apparire gioviale e umano. Un militante appassionato e politicamente bulimico. Un «pazzo lucido», dice Gianna Gancia, capogruppo del Carroccio in Piemonte e moglie di Roberto Calderoli. A Vercelli il partito gli intitolerà una sezione. Per com’è fatta la Lega, sarà la prima di tante.
Marco Cremonesi per il Corriere della Sera
Uno schianto violento, e per Gianluca Buonanno non c’è stato nulla da fare. L’europarlamentare della Lega Nord se ne è andato a cinquant’anni per un incidente automobilistico sulla pedemontana lombarda, nei pressi di Gorla Maggiore (Varese). Secondo le prime ricostruzioni, avrebbe tamponato un’auto ferma per un guasto. Con lui c’era anche la moglie, che tuttavia non è in pericolo di vita.
Le sue provocazioni su omosessuali, rom e immigrati hanno spesso suscitato polemiche vibranti, persino nel suo partito. Il che non gli ha mai impedito di essere eletto a furor di popolo. Un populista ruspante quando ancora, da noi, di populisti si parlava pochissimo. E un teatrante, a modo suo. Proprio come suo nonno che in anni lontani fu la spalla di Ettore Petrolini.
Gianluca Buonanno, origini pugliesi sbocciate in Valsesia, inizia a destra. Il primo partito è il Msi e l’ammirazione per Giorgio Almirante non l’ha mai abbandonato. Nel 1990 è consigliere comunale a Serravalle Sesia, di cui diventa sindaco nel 1994. Più tardi, quasi inevitabile, l’approdo alla Lega: diventa deputato nel 2008 e tra i primi atti chiede di rinunciare al vitalizio.
Ma al di là delle posizioni politiche, spesso a fare notizia sono state alcune delle eccentriche iniziative che non si stancava di inventare. Era sindaco di Varallo Sesia e, tanto per cominciare, installò in paese un monumento a Vasco Rossi. Poi, costellò la zona di sagome in cartone che raffiguravano lui stesso, ammonitore, contro gli eccessi di velocità. Però, chi parcheggiava in sosta vietata trovava sotto al tergicristallo, oltre alla multa, anche un buono caffè: «Per far sbollire la rabbia». E pure un gratta e vinci: «Se uno è fortunato, rientra dal salasso».
A Firenze, si dipinse la faccia di nero per vendere improbabili merci in piazza della Signoria. In un certo senso, un successo: gli abusivi veri, constatata l’anomalia, se ne andarono immediatamente: «Se sei nero, tutto ti è concesso e ho voluto dimostrarlo». Memorabili le invettive contro la presidente della Camera Laura Boldrini. Il primo aprile 2014, esibì in aula una spigola: «Questa discussione è uno scherzo. E la Boldrini mangia spigole e fa la morale agli altri». E pazienza se a presiedere fosse lo stellato Di Battista. Peggio ancora fece mentre il deputato Zan (Sel) parlava in aula di omofobia: Buonanno se ne uscì estraendo da sotto il banco un finocchio. E quando arriva in europarlamento, vuole essere certo di non passare inosservato: ed esibisce in Aula una maglietta con Angela Merkel con i baffetti da Hitler.
Famoso il lunare sillogismo sull’esistenza o meno della Padania. Che «certamente esiste». Lo si capisce «dal fatto che esiste il grana padano. Senza una Padania, non può esistere qualcosa di padano». Nel febbraio dell’anno scorso partì per una sua personale missione in Libia dopo l’arrivo dell’Isis: «Perché non c’è uno straccio di ministro che abbia il coraggio di farlo». Il cordoglio per la sua scomparsa è arrivato da tutti i partiti. Il segretario leghista, Matteo Salvini, invita a «una preghiera. Buon viaggio a una persona leale, coraggiosa, concreta, onesta, generosa, sempre fra la sua gente. Un impegno: non molleremo mai, anche per Te. Ciao Gianluca, mancherai». La scomparsa del parlamentare non ha mancato di suscitare reazioni, anche del tutto fuori luogo, sui social network. Paola Concia, una per tutti, ha twittato: «Ci divideva tutto, ma partecipammo insieme a una serata contro l’Aids. Bloccherò chiunque scriva cose volgari».
Giuseppe Orrù per La Stampa
Da sindaco di paese a eurodeputato. Quella di Gianluca Buonanno, esponente di punta della Lega Nord, è stata una carriera politica fulminante. Che si è interrotta di colpo a 50 anni, ieri pomeriggio, mentre viaggiava sulla Pedemontana lombarda. Alla guida della sua auto ha tamponato una vettura ferma sulla corsia d’emergenza, forse per una distrazione o un malore. Sul posto sono intervenute tre ambulanze e vigili del fuoco di Como e Lomazzo. Inutili i tentativi di rianimarlo, mentre la donna che era in auto con lui è stata ricoverata d’urgenza all’ospedale di Busto Arsizio, così come le tre persone a bordo dell’altro mezzo. Lascia la madre Lina Mazzone e un figlio di 13 anni, Nicola.
La carriera politica di Gianluca Buonanno era iniziata nel 1990 come consigliere comunale di opposizione tra le file del Msi, a Serravalle Sesia, in provincia di Vercelli. In una seduta, per fare ostruzionismo, si mise a leggere l’elenco del telefono. Era solo il preambolo di un’attività politica fatta di tante stravaganze. Ma anche di cavalcate elettorali trionfanti, con percentuali bulgare che lo hanno visto diventare sindaco di Serravalle Sesia, il suo paese, Varallo Sesia e Borgosesia, i tre principali centri della Valsesia, la valle per cui lui cercava visibilità e finanziamenti ogni giorno, in Regione come al Parlamento europeo.
I suoi scontri con gli oppositori erano spesso duri, spesso fatti di sfottò anche sul piano personale. Da sindaco si crocifisse in mutande davanti alla Regione Piemonte per protestare contro i tagli alla sanità; in consiglio provinciale liberò delle galline in aula; alla Camera dei Deputati hanno perso il conto di espulsioni e sospensioni: durante i vari interventi sventolò una spigola (quella che mangiavano i parlamentari alla bouvette), un paio di manette; esibì una pistola in diretta tv parlando di legittima difesa, si presentò all’Europarlamento con il burqa e lo vietò nei suoi Comuni per fare il bagno nelle piscine e nei torrenti. Buonanno faceva parlare di sé e i programmi tv se lo contendevano, anche per le posizioni contro i rom e contro i gay, ma nel suo Comune istituì per primo il registro delle unioni civili. Guai a chiamarlo «onorevole»; il suo numero di cellulare era affisso sui manifesti delle città che amministrava. Chiunque poteva segnalargli una buca in strada e lui interveniva, «perché è il mio dovere e mi piace farlo – diceva -. Io sono sempre in campagna elettorale».
«La scomparsa di Gianluca Buonanno – dice Roberto Cota, ex governatore del Piemonte leghista - è una cosa terribile. Non trovo le parole, ho il ricordo di tante battaglie e di tanti anni stupendi passati insieme». A fianco a Buonanno, all’Europarlamento, sedeva Matteo Salvini, che dice: «Buon viaggio a una persona leale, coraggiosa, concreta, onesta, generosa, sempre fra la sua gente da sindaco e parlamentare. Un pensiero ai suoi famigliari e alla gente della sua valle. Un impegno: non molleremo mai, anche per te. Ciao Gianluca, mancherai». Cordoglio anche dal premier Matteo Renzi: «Alla sua famiglia e alla sua comunità l’abbraccio di tutti noi. Davanti al dolore e alla morte, solo il rispetto più profondo». A Roma ormai il leghista arrivato dalle montagne della Valsesia era conosciuto come «Pierino la peste». Tra i suoi scontri più frequenti c’erano quelli con la presidente della Camera, Laura Boldrini, che esprime «il più profondo cordoglio mio personale e dell’intera Camera dei deputati». Elisabetta Gardini, capogruppo Forza Italia all’Europarlamento, dà l’addio «a un politico appassionato, che ha dato un contributo importante all’Europarlamento con le sue battaglie sempre sopra le righe sì, ma piene di significato e mai retoriche».
Paolo Bracalini per il Giornale