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 2016  giugno 04 Sabato calendario

Le tragedie di Simoncelli e Tomizawa, e poi la lunga tregua di cinque anni

Si ricomincia ogni volta. Tutti, razionalmente, sanno che succederà ancora. Ma tutti rimettono in moto, come se non dovesse accadere mai più. Perché fare qualsiasi altra cosa sarebbe rinnegare se stessi. Perché sono le corse, la loro stessa natura. Il primo si chiamava Ben Drinkwater, era inglese, aveva 39 anni e una Norton 350, la gara da cui non tornò a casa fu la prima della storia del Motomondiale: il Tourist Trophy del 1949. Luis Salom, ieri, è stato il 106° caduto dei gran premi (39 al Tourist Trophy), e si parla solo di Motomondiale.
La tregua era durata quasi cinque anni, da quel maledetto 23 ottobre del 2011 a Sepang, la scivolata sotto le ruote di Colin Edwards e Valentino Rossi, in Italia e altrove tutti, anche quelli che di moto non si interessano mai, costernati per la morte di Marco Simoncelli. E cinque anni sono tanti, abbastanza da illudersi di non dover più fermarsi a piangere nel paddock. Ma la storia, anche solo quella recente, insegna altro. Solo poco più di un anno prima del Sic, a Misano, era stato il giorno di Shoya Tomizawa. Cadde a 230 all’ora. Non aveva 20 anni. E anche quella tragedia arrivava dopo un armistizio lungo abbastanza da sembrare un’illusione, a sette anni e mezzo dalla tragica fine di un altro giapponese, Daijiro Kato, già campione del Mondo della 250, anche lui – come Salom ieri – morto sulla pista di casa, a Suzuka 2003. Una tragedia che cambiò le cose: non si sarebbe più corso su quel circuito (il GP del Giappone da allora è a Motegi), le vie di fuga furono rese più sicure in tutto il mondo. E non è per caso che dal 2003 ad oggi quelli che non sono tornati sono stati 4, contro i 102 dal 1949 al 2003. Il Motomondiale, che nel solo 1951 ha commemorato 7 caduti, di cui 4 al Tourist Trophy, è riuscito ad allontanare la morte dal concetto di normalità. Ma non da quello di ineluttabilità.
Luis Salom è il secondo spagnolo morto in gara. Prima di lui, Santiago Herrero, anch’egli vittima del Tourist Trophy, edizione 1970 (altro annus horribilis: 6 decessi, tutti all’Isola di Man). L’Italia di piloti ne ha pianti 13. Un altro, oltre al Sic, nella memoria di tutti i meno giovani: Renzo Pasolini. Nel 1973 era reduce dal 2° posto nel Mondiale delle 250 dell’anno prima, il 20 maggio a Monza provocò una rovinosa caduta collettiva. Restarono coinvolti in otto, morirono lui e il finlandese Jarno Saarinen.