la Repubblica, 4 giugno 2016
Kathryn Sargent, la signora che veste i gentlemen inglesi
“Non c’è niente che migliori l’aspetto di un uomo come un vestito su misura». È normale sentirsi dire una frase del genere a Savile Row, la strada delle sartorie di Londra, dove da quattro secoli i gentiluomini vanno a farsi gli abiti in un rito dell’eleganza classica. La novità è che a dirlo sia una donna: Kathyrn Sargent, 44 anni, la prima “Master Tailor” di sesso femminile a mettere piede in questo tempio del fashion maschile. Prima di lei non c’era mai stata una donna a vestire i re, i principi, gli aristocratici e tutti gli uomini disposti a spendere tempo e denaro per farsi prendere le misure dai “maestri sarti” di questa mitica viuzza a due passi da Piccadilly Circus. Una delle ultime isole di maschilismo? «Più che un pregiudizio sessista, credo dipendesse da un luogo comune, l’idea che un sarto uomo possa comprendere meglio le esigenze di un cliente maschio», risponde nell’atelier appena inaugurato al 37 di Savile Row. «Così come tanti grandi fashion designer uomini sanno vestire benissimo le donne, vale il contrario. Io sono qui per dimostrarlo».
La passione per gli abiti da uomo risale all’infanzia: «Mio padre era un uomo d’affari, lo vedevo uscire di casa in gessato grigio e impermeabile Macintosh per andare al lavoro, impeccabile, profumato, bellissimo. Anche mia madre vestiva con eleganza, ma qualcosa mi colpì nello stile di papà e fin da bambina ho sempre disegnato abiti da uomo». All’inizio, per gioco. Poi seriamente, laureandosi in fashion alla celebre School of the Arts di Londra. Un insegnante la portò per la prima volta a visitare le sartorie di Savile Row e fu un’illuminazione: «Come entrare in un museo di opere meravigliose. Lavorare in questa strada diventò il mio sogno». Ha fatto l’apprendista, ha imparato a prendere le misure e a tagliare stoffa, quindi ha cominciato a immaginare un suo stile, ha aperto una boutique (per uomo e donna) a Brooke street ed ora il sogno è realizzato.
Com’è il suo stile? «Moderno tradizionale – risponde con un ossimoro – rispettoso della tradizione ma un po’ meno rigido, più personalizzato, più attento e disponibile al carattere del cliente, al suo mestiere, alle sue abitudini. Prima di disegnare o tagliare un abito, interrogo l’uomo che me l’ha commissionato, voglio sapere cosa gli piace, cerco di capire che persona è. Un buon sarto deve essere anche psicologo». Ma non è un po’ obsoleto farsi fare un abito su misura nell’era digitale in cui il fondatore di Facebook ha un armadio pieno di magliette tutte uguali? «Un vestito su misura è uno dei piaceri della vita. È il frutto di un lavoro artigianale, di una qualità che si evolve, ma premia sempre la passione. E questa a noi donne non manca». Del resto la prima “Master Tailor” non sarà l’ultima: il 65 per cento dei nuovi apprendisti di Savile Row sono donne. L’eguaglianza tra i sessi sta arrivando anche nella strada dell’eleganza maschile.