Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 04 Sabato calendario

La morte in curva di Luis Salom

Luis Salom, pilota di moto, è morto ieri alle 16.55 in un ospedale di Barcellona. Si era svegliato bene, ottimista perché stava andando a fare ciò che amava, e l’aveva anche scritto su Twitter: «Con una gran voglia di tornare a correre a Barcellona! Questo circuito è spettacolare!». Sopra c’era la sua foto: un bel ragazzo giovane, sorridente, uno dei tanti fratelli motociclisti del Circus che vanno a trecento all’ora come fosse la cosa più naturale di questo mondo.
Il suo viaggio è finito all’improvviso in una curva dell’autodromo di Montmelò. Dell’incidente esistono solo frammenti video da lontano della tv a circuito chiuso della pista e una serie di immagini nitidissime scattate da un fotografo spagnolo: la Dorna, organizzatrice del Motomondiale, ha chiesto di non diffonderle per rispetto della famiglia. La sequenza fotografica permette comunque di ricostruire i fatti con chiarezza. Alle 15.23, a metà della sessione di prove libere di Moto2, poco prima della curva 12 che si affronta in terza marcia a 160 all’ora, Salom perde improvvisamente e inspiegabilmente l’anteriore della sua Kalex e cade.
La sua sfortuna è che, con la moto che va a sbattere contro le protezioni gonfiabili, lui vi scivola dietro finendoci contro mentre lei sta rimbalzando verso l’interno. L’impatto è amplificato e violentissimo: lo assorbe quasi tutto la schiena, che si piega in modo innaturale, mentre la gamba sinistra rimane sotto la gomma anteriore prima che il ragazzo si fermi in ginocchio, esanime. I commissari di percorso sollevano la moto per liberare la gamba, subito dopo intervengono i paramedici e comprendono immediatamente che la situazione è gravissima. Le prove vengono sospese e non riprenderanno più. Il pilota in pista è sottoposto a massaggio cardiaco. Poi, rinunciato all’uso dell’elicottero perché le condizioni del ragazzo non lo consentono, viene portato in ambulanza al centro medico del circuito e, subito dopo, all’Hospital General de Catalunya dove alle 16.10 è sottoposto a un intervento chirurgico. Ma è inutile. Luis Salom muore alle 16.55.
A 24 anni, come tutti i suoi colleghi velocissimi pure nella vocazione, Salom era ormai un veterano, perché era salito in moto la prima volta a 2 anni e mezzo. A Palma di Maiorca del resto, dove era nato il 7 agosto 1991, la sua famiglia è un’istituzione del mondo dei motori: il nonno Toni è proprietario del più grande negozio di moto della città e un cugino di Luis, David, ha corso in Superbike fino all’anno scorso. Nel Motomondiale Salom aveva esordito nel 2009 nella vecchia 125, oggi Moto3, e le sue stagioni migliori le aveva vissute nel 2012, secondo nel Mondiale, e nel 2013, quando si era giocato il titolo all’ultima gara finendo terzo. Dopo 22 podi e 9 vittorie era passato in Moto2 nel 2014 e lì ha faticato di più: solo due secondi posti, uno quest’anno in Qatar.
Buon pilota, aggressivo e tenace, più che la classe lo avevano portato in alto l’attitudine al lavoro e la grande professionalità: chi lavorava con lui lo descrive serio, educato, amante degli scherzi, sanguigno nelle relazioni dentro il box e molto sensibile. Da tradizione familiare, era molto credente, pregava sempre sulla griglia di partenza e delle decine di tatuaggi che gli ricoprivano quasi tutto il corpo molti erano di soggetto religioso. Secondo di tre fratelli, la sorella maggiore Toñi è incinta e alle corse lo accompagnava solo la mamma, Maria Antonia Horrac, perché papà Luis restava a casa a curare l’altro figlio 16enne Jaume, malato dalla nascita. La signora Maria Antonia c’era anche ieri. Come sempre. A seguire fiera un figlio felice.