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 2016  giugno 05 Domenica calendario

E il caso Regeni?

Caro Direttore,a che punto siamo arrivati sulla vicenda di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto? Mi sembra che tutto tace. Certo il riserbo sulla triste vicenda è d’obbligo da parte del nostro governo. Ogni italiano nel suo piccolo non deve dimenticare Giulio, consapevole che la verità sul suo ingiustificabile decesso deve essere una conquista per tutti, ma principalmente per i nostri tanti giovanissimi ricercatori che con grande passione e senso del dovere realizzano il proprio sogno, studiando in contesti particolari e rischiosi.
Nicola Campoli
Napoli

Caro Campoli,l’accertamento sulle cause della morte di Giulio Regeni ha registrato pochi progressi e il richiamo dell’ambasciatore italiano dal Cairo non ha ancora prodotto risultati tangibili nei rapporti bilaterali. È tuttavia vero che il governo egiziano del presidente Abdel Fattah al-Sisi appare più debole oggi, sul piano della sicurezza interna, e soprattutto resta protagonista di un approccio al caso Regeni ancora restio a fornire la necessaria collaborazione. L’indebolimento interno di al-Sisi è confermato proprio dall’incapacità – o dalla carenza di volontà – di identificare i responsabili dell’uccisione di Regeni. E un Egitto debole è quanto di più preoccupante possa avvenire nel Mediterraneo: si tratta della nazione araba più popolosa ed al contempo con l’esercito più potente. La sua instabilità minaccia tutti. E causa conseguenze negative per tutti: come dimostrano la maggiore aggressività di Isis, capace ora di colpire al Cairo, e l’incremento del numero di barconi di profughi in partenza dalle sue coste.