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 2016  giugno 05 Domenica calendario

Definiamo l’amore meraviglioso o disastroso. Invece va pensato come una cosa normale. La tesi di Alain de Botton

«P erché si possa cominciare ad ammirare il gambo di una rosa o i petali di una primula, bisogna che certe cose siano andate irrimediabilmente male». Ventitrè anni dopo Esercizi d’amore, Alain de Botton – il filosofo prestato al self-help – torna con un romanzo che vale più di dieci sedute di terapia di coppia. Il corso dell’amore (in uscita per Guanda a settembre)è l a storia di Rabih e Kirsten, entrambi architetti: lui di origini libanesi, lei scozzese. Da un lato, un passato di guerra, paura della miseria e idealizzazione della madre; dall’altro, padre assente, determinazione nello studio, cuore chiuso in cassaforte.
Con una formula che incrocia i frammenti amorosi di Roland Barthes e i casi clinici di Sigmund Freud, de Botton esplora la loro relazione per restituire verità sui meccanismi che legano gli amanti. Perché il presupposto – confessa il filosofo al telefono da Londra – è che quando si tratta di amore ci riempiono la testa di bugie.
«La narrativa sui sentimenti si muove tra due estremi: la meraviglia e il disastro», spiega l’intellettuale, 46 anni, un matrimonio, due figli e 13 best seller all’attivo. Si racconta troppo l’inizio e la fine, tralasciando tutto il resto. Lui invece vuole «esplorare la via di mezzo tra le giornate di sole e il tutto-grigio».
Nella chirurgia sentimentale di de Botton la costruzione dei personaggi rispecchia l’odierna confusione dei ruoli. Rachel – sicura di sé, centrata – è la «breadwinner», il pilastro economico e organizzativo della famiglia; Rahid è insicuro, spesso insoddisfatto, irrisolto.
«È difficile definire chi detiene il potere nella coppia. Di certo la mascolinità è molto più fragile di quello che impone la società e questo si rivela principalmente nella coppia». Un presagio? Non proprio, piuttosto un segnale di libertà: «Solo in amore possiamo esplorare la nostra complessità mostrandoci per quello che siamo, molto più di quanto faremmo con colleghi o amici».
Peccato che la principale eguaglianza raggiunta nelle coppie contemporanee riguardi la sofferenza: «Gli uomini credono di fare per la famiglia cose che mai i loro padri avrebbero fatto. Così anche le donne, che a differenza delle loro madri hanno enormi responsabilità fuori dalla famiglia». Rabih e Rachel sono segretamente convinti di fare più dell’altro e di essere molto trascurati dal partner. Rabih e Rachel non comunicano. Rabih e Rachel siamo noi: «Non sappiamo dialogare né tanto meno spiegare noi stessi in un modo che non faccia arrabbiare il partner – illustra de Botton—, un po’ perché siamo pigri ma anche perché non capiamo noi stessi innanzitutto».
Nessuno pretende perfezione dall’amato: «Chi ama vuole solo che l’altro sappia dire cosa sente davvero». De Botton è una specialista degli esempi: «Lui/lei torna a casa dopo una giornata di lavoro orribile. Invece di fare ciò che è giusto, ovvero dire “ho avuto una giornata terribile, ti amo ma ho bisogno di stare solo/a”, si nasconde nel giornale o nel cellulare. A quel punto, lei/lui comincerà a chiedere cosa succede». Quei silenzi possono avere effetti devastanti sulla psiche degli innamorati: sta male? Mi ama di meno? Ha un altro?
Patemi che derivano, secondo il filosofo, dalla grande truffa dell’amore romantico. Quella che all’apparenza sembra una conquista della società è in realtà una condanna: «Per secoli le ragioni che hanno guidato la scelta del partner sono state pratiche e razionali: un’ascesa economica o sociale, ad esempio. Solo negli ultimi decenni hanno preso il sopravvento l’istinto e i sentimenti, un passaggio pericoloso».
Il batticuore, l’sms notturno, la sintonia perfetta dei primi tempi hanno fatto un grande caos: «La cultura del dating fa sì che saltelliamo da una relazione all’altra alla ricerca della persona giusta, e quando l’abbiamo trovata pretendiamo che tutto funzioni alla perfezione spaventandoci davanti agli ostacoli». Tocca rassegnarsi, avverte il filosofo, la persona giusta non esiste: «Ogni persona è sbagliata e sarà parecchio difficile vivere con lei». Internet ha aggravato la situazione moltiplicando all’infinito il bacino delle false speranze: «Fa credere che il segreto stia nella ricerca mentre io suggerisco di convivere bene con la scelta che hai fatto». Anche sul tradimento il filosofo sfodera un brutale pragmatismo: l’istinto ci porta naturalmente a desiderare altre persone, ma la paura di restare soli ci tiene legati alla monogamia. «L’amore libero non funziona: è distruttivo per la famiglia e per almeno uno dei due. Allo stesso modo il rischio della fedeltà è la noia». Quindi? «Bisogna scegliere la sofferenza più adatta a noi e imparare a gestirla».
De Botton è consapevole di sembrare pessimista: «Ma il pessimismo – assicura – è il migliore amico dell’amore: dobbiamo sapere che il dolore e il conflitto sono la normalità, non l’eccezione».
Dopo le batoste, arrivano i consigli. Il primo: «Recuperare la visione cristiana dell’amore. Se accetti davvero l’amore, puoi amare chiunque, anche prostitute e ladri. Il vero obiettivo della coppia è dunque trovare continuamente nel partner cose da amare». L’altra lezione proviene dal nostro rapporto con i bambini: «Siamo capaci di grande generosità con loro, disposti a perdonare qualsiasi cosa, sempre alla ricerca di una giustificazione: un dentino che duole, mancanza di sonno. Quando si tratta di adulti tutta la nostra tolleranza svanisce». Che poi non vale solo con i figli. Siamo pronti a grandi mediazioni per tutte le sfere dell’esistenza – geopolitica, finanza, crimini – ma incapaci di applicare una briciola di compromesso alle nostre relazioni. A complicare le cose si mette il sesso. Soprattutto quando si diventa genitori: «È molto difficile coniugare l’identità genitoriale con quella sessuale», avverte.
In un passaggio del libro, Rabih è a disagio nel pretendere performance animalesche dalla stessa donna che la mattina dopo dovrà portare a scuola i bimbi, fare la spesa e rassicurarlo per un progetto. «L’eccitazione sessuale – spiega il filosofo – è un viaggio dalla condizione di sconosciuto a quella di conosciuto. Per questo è importante ricreare sempre con il partner condizioni che ci ricordino distanza e mistero». Che il vuoto resti sempre un po’ vuoto insomma, senza colmarlo con liste della spesa e promesse di amore eterno.