La Stampa, 3 giugno 2016
Meglio la scuola fai-da-te: sempre più bambini fanno lezione a casa
Rispetto ai 93.837 alunni che frequentano le scuole primarie statali in provincia di Torino, i bambini le cui famiglie hanno scelto la home schooling o istruzione parentale (o paterna) sono una piccola percentuale. Eppure questa quota difficile da definire di anno in anno è in crescita. I segnali ci sono: sfiducia nel sistema scolastico, insofferenza verso tempi prestabiliti uguali per tutti i bambini, desiderio di non omologazione, volontà di assecondare le predisposizioni e le preferenze dei figli, insofferenza ai voti, disaccordo rispetto al tempo dedicato ai compiti. Di qui la nascita di piccole «scuole» private con numeri molto limitati di bambini, organizzate secondo filosofie e indirizzi pedagogici «alternativi», improntati in primo luogo all’ascolto dei bambini e all’utilizzo, ai fini dell’apprendimento, soprattutto della natura e dei suoi cicli. Ma sono sempre più numerosi anche i genitori che si impegnano in prima persona per provvedere all’istruzione dei figli oppure che assumono un insegnante-istitutore.
A giudicare dal moltiplicarsi di queste esperienze – che in provincia di Torino si sono concretizzate in città, a Pinerolo, a Grugliasco, in varie zone della Val Susa, ai confini con le province di Asti e Cuneo – e dai blog esistenti che fanno riferimenti anche ad aspetti di Steiner, Montessori, Waldorf, all’esperienza delle scuole libertarie (bambini e bambine sono considerati con la capacità di decidere individualmente e in gruppo come, quando, che cosa imparare) probabilmente si tratta di oltre un centinaio di bambini.
Un censimento
Un fenomeno difficile da circoscrivere, dunque, ma sicuramente in crescita, uno sviluppo che sembra in qualche misura associato a tendenze come vegan, biologico, naturale e all’eco-sostenibilità. Così, c’è chi auspica un monitoraggio – mai realizzato fin qui.
Richiamo alle regole
In Piemonte, nelle scorse settimane, il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Fabrizio Manca, ha tenuto a ribadire le norme che regolano l’assolvimento dell’obbligo scolastico attraverso la scuola parentale con una circolare inviata ai dirigenti scolastici. Manca ha ricordato che gli allievi che si avvalgono della scuola paterna sono tenuti annualmente a sostenere esami di idoneità presso una scuola statale o paritaria, «indipendentemente dalla circostanza che gli studi vengano proseguiti privatamente o in una scuola del sistema nazionale di istruzione». A inizio d’anno, poi, la famiglia deve comunicare la scelta alla scuola statale del territorio, dimostrando di avere competenze tecniche e mezzi materiali per provvedere in proprio o mediante la frequenza di una scuola privata all’istruzione del figlio.
«Sono arrivati quesiti da varie scuole – spiega la dirigente Tecla Riverso, che all’Usr si è occupata di questo tema -, sembra che ci siano famiglie che non vogliono sottoporre il figlio all’esame di idoneità. Ma a volte ci sono incomprensioni dovute anche a formulazioni poco chiare. Speriamo che la circolare sia servita».