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 2016  giugno 03 Venerdì calendario

Rcs sale, e Cairo e Bonomi se la stanno giocando

Il via libera definitivo delle sei banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Ubi, Unicredit, Bpm, Bnp  e Mediobanca ), nell’aria da giorni, ha sicuramente contribuito a rasserenare il clima attorno a Rcs Mediagroup. E il titolo ne ha beneficiato continuando la sua rincorsa (+26,5% da inizio anno, miglior performance del comparto) e arrivando a quota 0,785 euro (+2,68% solo ieri, avvicinandosi sempre più al consensus degli analisti, 0,81 euro) per una capitalizzazione tornata sopra la soglia 400 milioni (410 milioni per l’esattezza), allungando sempre di più sia rispetto al Gruppo L’Espresso (375 milioni) sia rispetto a uno dei due contendenti in gara, ovvero Cairo Communication  (378 milioni).
Ma ovviamente, l’appeal speculativo sulle azioni del gruppo guidato dall’ad Laura Cioli non è legato alla sistemazione del debito (fino a un massimo di 352 milioni al netto dei rimborso integrale per 71,6 milioni di una delle linee di credito esistenti). A sostenere di Rcs  c’è l’attesa per il rilancio delle due offerte presentate: l’ops della Cairo Communication  che ieri valorizzava il titolo 0,58 euro e l’opa a 0,7 euro lanciata (e per ora congelata dalla Consob) del patto di sindacato composto dalla Investindustrial di Andrea Bonomi e i soci Mediobanca, Diego Della Valle, Pirelli e UnipolSai  (sommano il 22,6% del capitale). Da entrambi gli schieramenti si continua a gettare acqua sul fuoco sostenendo che non c’è sul tavolo, al momento, l’intenzione di rivedere le condizioni. Ma a questi prezzi difficilmente gli azionisti, i piccoli risparmiatori e i fondi internazionali consegneranno le azioni alla società di Urbano Cairo (socio a titolo personale di Rcs  al 4,72%) o alla cordata antagonista.
E che i vari attori in campo, oltre a quelli dietro le quinte, si stiano muovendo freneticamente lo dimostrano gli elevati scambi che hanno riguardato a partire dall’8 aprile, giorno dell’annuncio della prima ops, le azioni dell’azienda di Via Rizzoli. Finora è passato di mano il 53,8% del capitale di Rcs, anche se va ricordato che da inizio maggio, Fca  (16,73%) ha smobilizzato la sua partecipazione. Mentre da metà maggio, momento dell’annuncio della contro-opa è già stato scambiato il 27,8%. Tutti i fari, compreso quello della Consob, sono puntati sui pretendenti e sulle possibili decisioni dell’ultimo minuto.
E se sul fronte Cairo Communication  nelle sale operative si sostiene che assieme a Banca Imi, quindi Intesa Sanpaolo, si valutino più opzioni – revisione al rialzo dell’ops con previsione di una parte cash, ok alla fusione tra le due società per portare la cassa del gruppo di Cairo in Rcs  o, come terza ipotesi, la ricerca di un partner finanziario che garantisca capitali – per quel che riguarda la cordata Bonomi-Mediobanca -Della Valle-UnipolSai -Pirelli l’unica via potrebbe essere quella del miglioramento delle condizioni dell’opa. Tutte ipotesi che però, come detto, non trovano riscontri certi.
Mentre si resta in attesa di capire da che parte penderà l’ago della bilancia rappresentato dalla famiglia Rotelli (3,45%), storicamente vicino a Ca’ de Sass che sostiene Cairo, va registrato un cavillo tecnico rilevante sul tema del debito. Come rilevato ieri dal Messaggero, Intesa ha inserito una clausola che prevede una soglia del 25% al change of control (che avverrebbe sia con l’ops sia con l’opa) oltre la quale scatterebbe la facoltà per la banca di chiedere il rimborso anticipato obbligatorio.