ItaliaOggi, 3 giugno 2016
Con i bluebus, la ville lumière si prepara a diventare elèctrique
Era la Ville lumière nel secolo scorso. Si prepara a diventare la Ville elèctrique da qui ai prossimi dieci anni, nel primo ventennio di questo secolo.
Parigi ha appena inaugurato, nei giorni scorsi, il suo primo autobus elettrico, il Bluebus, costruito dal solito Vincent Bolloré, lo stesso che ha creato il circuito delle Autolib, le vetturette elettriche (disegnate dal nostro Pininfarina e prodotte da Psa Peugeot Citroën) che si possono noleggiare in un migliaio di parcheggi della città.
Inoltre, ha realizzato in questi anni più di duemila punti di ricarica (oltre a quelli al servizio di Autolib che dovrebbero, comunque, poter servire tutti gli automobilisti non appena saranno risolti i problemi cosiddetti di interoperabilità, in pratica un sistema di compensazione per gestire gli incassi con la carta di credito).
Infine, ha messo al bando, a partire dal prossimo 1° luglio, tutte le auto Euro1, costruite prima del 1997, e tutti gli scooter e le motociclette del 1999 (con multe pesanti, da 138 euro in su) offrendo, in cambio, abbonamenti scontati del 50% al servizio Autolib e finanziamenti agevolati fino a 10 mila euro se si rottama il vecchio diesel magari con una Zoe, la piccola city car elettrica della Renault che, qui a Parigi, sta avendo un successo strepitoso.
Insomma, Parigi prova sul serio, grazie alla testardaggine della sua sindaca, Anne Hidalgo, socialista (da poco nominata al vertice del Cop21 e dell’associazione mondiale delle città pulite), determinatissima a eradiquer le diesel, come ha sempre sostenuto perfino davanti all’Alta Corte di giustizia del Lussemburgo dove ha citato la Commissione europea accusata di aver prodotto una serie di direttive troppo accondiscendenti con i costruttori, Volkswagen in testa, ma anche les voitures les plus polluantes, le auto più inquinanti, almeno 30 mila secondo le statistiche dell’assessorato comunale ai trasporti, quasi il 10% delle 400 mila che ogni giorno circolano per le strade della capitale.
Questo sul fronte della dissuasione privata: un plan antipollution drastique, come lo definisce il vicesindaco Christophe Najdosky che ha la delega alla mobilità, perché il est temps d’agir pour protéger la santé des Franciliens, non c’è più tempo da perdere per tutelare la salute degli abitanti dell’Ile-de-France.
E quindi si va avanti nel blocco delle auto anche se il presidente dell’associazione «40 milions d’automobilistes», Pierre Chasseray, ha annunciato un ricorso al Tribunale amministrativo di Parigi, il nostro Tar, per chiedere all’amministrazione comunale un’indennizzo per la perdita di valore delle vetture Euro1.
Sul fronte degli investimenti pubblici si va avanti, pur tra le difficoltà di bilancio della finanza locale (situazione identica a quella italiana), con il piano di elettrificazione dei trasporti pubblici di superficie.
Tram e autobus elettrici, come si diceva prima.
Sulla linea 341, dall’Etoile (l’Arco di Trionfo) a porte de Clignancourt, nel Sud di Parigi, è entrato in funzione il primo autobus elettrico, il Bluebus di Bolloré (che ovviamente era presente all’inaugurazione insieme a Elisabeth Borne, la signora dei trasporti parigini, il numero uno della Rapt, Régie autonome de transports parisiens, la società pubblica che gestisce autobus, metro e collegamenti ferroviari nell’Ile-de-France) e altri 23 ne arriveranno entro la fine dell’anno.
Non è uno sforzo da poco per il bilancio della Rapt: un autobus elettrico come il Bluebus, che può trasportare un centinaio di passeggeri, ha una potenza di 240 kW e può percorrere 250 km al giorno grazie alle sue otto batterie che vengono ricaricate durante la sosta notturna, costa circa 500 mila euro, il doppio di un autobus con motore diesel e 150 mila euro in più rispetto a quello alimentato a biogas.
Se se tiene conto che la Rapt prevede di sostituire, entro il 2025, 4.500 vecchi autobus diesel con veicoli elettrici (per l’80% del parco) e veicoli a biogas (per il restante 20%), si tratta di un investimento-monstre di oltre 1,8 miliardi di euro ai prezzi correnti. «De quoi allécher les industriels», una manna per i costruttori, ammette la presidente della Regione Ile-de-France, Valery Pecresse, repubblicana, grande rivale della Hidalgo ma sua alleata in questa politica di améloriation, di potenziamento dei trasporti pubblici. Ecco perché Bolloré si è messo in prima fila il giorno dell’inaugurazione del Bluebus. Ma ecco anche perché la Rapt sta mettendo alla prova, senza tanti clamori mediatici, altri costruttori come Heuliez Bus (francese), Irizar (spagnolo), Solaris (polacco) e perfino il cinese Youtong che, per questo deal si è associato al francese Dietrich Carebus.
Tutti hanno messo a disposizione i loro autobus elettrici e a biogas per una prova su strada sulla linea 21 a Parigi e sulla linea 147 a Saint-Denis, nella banlieue nord. Altri pour-parler sono in corso con il numero uno cinese dei motori elettrici, la Byd, con l’olandese Vdl e con la Volvo Bus che già fornisce veicoli elettrici al comune di Goteborg, in Svezia.
Insomma, la Ville eléctrique, come l’abbiamo definita, non vuole essere ostaggio (commerciale) dei costruttori e cerca di spuntare il miglior prezzo, come si conviene.
Infine, c’è la questione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche private. Oggi ci sono quelle di Autolib, che dovranno essere aperte a tutti, ma altre bisognerà costruirne magari con la collaborazione dei due grandi costruttori francesi, la Renault e la Peugeot-Citroën, che puntano molto, come si sa, sulle vetture elettriche ma che intanto fanno affari con quelle tradizionali a benzina (meno con il diesel). Le vendite di Renault e Peugeot, nel primo trimestre di quest’anno, sono salite rispettivamente del 12 e dell’8%. Un record. L’auto elettrica può aspettare.