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 2016  giugno 03 Venerdì calendario

Una sciarpa stretta attorno al collo, i piedi che toccano il terreno. Storia di uno strano suicidio a Milano

L’hanno trovata alle cinque del mattino di martedì, a meno di centro metri da casa, impiccata a un albero nei giardini di piazza Napoli. Una sciarpa stretta attorno al collo, i piedi che toccano il terreno. «Non credo assolutamente che mia sorella si sia suicidata», dice Giorgia. E apparentemente Carlotta Benusiglio, 37 anni, non aveva alcun motivo per togliersi la vita: faceva il lavoro dei suoi sogni, la stilista, nel tempo libero frequentava corsi di teatro e gli amici. Una vita agiata, senza preoccupazioni. A parte un ex fidanzato ingombrante, dal quale non riusciva a liberarsi. Lo denunciava per stalking e lesioni ma continuava a vederlo. E si sono incontrati anche martedì, a pranzo con un’amica comune e poi la sera. «Sono andato a casa sua, ho dimenticato alcune cose che dovevo riprendere», ha riferito nella sua deposizione.
LE TELECAMERE
Nell’appartamento di Carlotta sono state trovate tracce di sangue e diverse pastiglie. Oggi l’autopsia spiegherà come è morta, se a quell’albero è arrivata camminando, se sul suo corpo ci sono ferite, se ha ingerito qualche tipo di sostanza. Gli investigatori hanno i filmati delle telecamere sul percorso dalla casa ai giardini e tutti questi elementi, messi insieme, daranno una risposta alla tragica morte di Carlotta. «Al momento nessun elemento ci fa allontanare dall’ipotesi del suicidio, ma stiamo indagando come se non lo fosse anche per le dichiarazioni della famiglia», dice il capo della Mobile Lorenzo Bocussi.
Racconta Giorgia, la sorella di 33 anni diventata testimonial antidroga dopo aver subito un trapianto di fegato per mezza pasticca di extasy presa a diciott’anni: «Aveva mille progetti, era un’artista, era appena tornata da Venezia dove era stata per una festa di nubilato dove aveva disegnato e realizzato l’abito da sposa. E poi a giorni avrebbe riabbracciato un’amica in arrivo dall’Argentina. Insomma, non è il comportamento di chi vuole farla finita».Nessun segnale, nemmeno implicito, di problemi o paure. «Mia sorella stava bene, era serena. L’ultima che l’ha sentita è stata mia madre, lunedì alle undici di sera. Si sarebbero dovute vedere per mangiare a pranzo proprio martedì. E una mamma sente se la figlia sta bene o no». Del fidanzato, dice Giorgia, «non voglio parlare, noi eravamo contrari per precisi motivi alla relazione».
SCHIAFFI E PUGNI
Lui ha quarant’anni, ha precedenti penali di vario genere, qualche problema di dipendenza e di professione gestisce alcuni appartamenti in affitto. La loro era una relazione senza uscita: stavano insieme da due anni, litigavano sempre ma continuavano a cercarsi. E lui, stando alle denunce di Carlotta (l’ultima del 28 marzo) e ai referti del pronto soccorso, era violento: una volta le ha rotto il timpano con uno schiaffo, un’altra le ha lesionato la mascella con un pugno. Si lasciavano e si riprendevano, un tormento. L’uomo, che non è indagato, è stato ascoltato martedì mattina e ha raccontato le ultime ore di vita di Carlotta: «Ci siamo visti a pranzo, la sera sono andato a casa sua per recuperare degli oggetti che avevo lasciato».
Poi il buio e quel corpo appeso al ramo visto da un passante all’alba. I genitori non credono al suicidio e attoniti sono anche gli ex colleghi del Capetown, un bar dove Carlotta ha lavorato per anni. E lì è andata per l’ultima volta lunedì.