La Stampa, 2 giugno 2016
Zidane è tornato Torino
Dice subito: «Per me l’Italia è Torino». E allora, quattro giorni dopo aver rivinto la Champions a Milano, riecco Zinedine Zidane nella sua «casa» italiana. Torna a Torino da fresco re d’Europa, vent’anni dopo il suo debutto nella Juve. «Che sta sempre en mi corazon – giura mischiando le lingue dei Paesi dei club che lo hanno consacrato -. Quei cinque anni in bianconero mi hanno fatto diventare grande calciatore e grande persona. Qui sono stati tutti bravi con me». La finale di S. Siro ha detto che ora Zizou è anche un allenatore vincente. Per definirlo grande sarebbe meglio pazientare un po’: troppo pochi 145 giorni di panchina al top, anche se la trasformazione del Real avvilito da Benitez è stata evidente.
Tra cuore e business
Zidane ieri ha riabbracciato il suo mondo torinese, lasciato nel 2001. Mangiava i suoi rigatoni speciali da «Angelino», si metteva il pigiama alle 7 di sera, usciva poco o niente anche se con Davids qualche volta era andato, camuffato, a giocare nei parcheggi con gli immigrati. Veronique, la moglie, gradiva poco la vita in riva al Po. E ieri non ha accompagnato Zinedine. In compenso, con lui c’erano due dei tre fratelli (Farid e Noureddine) più Lila, la sorella insultata da Materazzi nella famosa notte della testata mondiale di Berlino. È stato un viaggio di cuore ma soprattutto di business. Perché a Borgaro, area metropolitana torinese, la famiglia Zidane ha inaugurato il quarto dei suoi centri sportivi di calcio a 5 «Z5», il primo in Italia. «Non potevo non aprirlo a Torino – sorride Zizou -. Anche perché a dirigerlo sapevo già chi mettere: il mio grande amico Cristiano Bellini». Zidane ha rivisto gli ex compagni Ferrara, Iuliano e Amoruso, ha salutato Marotta e non ha potuto fare a meno di parlare molto di Juve e dei suoi giocatori di oggi.
Incroci di mercato
Morata, tanto per cominciare: «Qui ha fatto benissimo ed è cresciuto molto. La Juve vuole tenerlo ancora, vediamo quel che succede». Dovesse tornare al Real, c’è Isco che potrebbe fare il percorso inverso? Zidane è categorico: «No, Isco non si muove da Madrid». Dove, in compenso, sognerebbe di poter avere Pogba: «È un grandissimo, lo vorrebbero tutti. Ma è della Juve e noi dobbiamo aspettare». Ha parole dolci anche per Dybala: «Dopo di me e Pirlo, il 21 bianconero è toccato a lui. È un giovane molto forte e mi dicono che ha anche la testa a posto e nel calcio questo è importantissimo». Con tutti questi assi, allora, la Juve è pronta per la Champions? «Spero di no, perché vorrei ancora vincerla io con il Real... Di certo, però, è cresciuta molto e può vincere ancora. Glielo auguro, perché le voglio sempre bene». Al punto di poter tornare per allenarla? «Un giorno chissà... C’è un feeling speciale e poi nel calcio non si sa mai. Quando smisi di giocare ero sicuro di non voler fare il tecnico. Poi, dopo essermi goduto per un po’ la famiglia, mi sono guardato intorno e ho capito che la mia vita era sul campo. Mi sono preparato, ho lavorato duro e ho avuto la fortuna di vincere subito il massimo. Ma più del risultato mi piace la quotidianità: svegliarmi la mattina per andare dai miei giocatori ad allenarli. Il futuro? Cinque anni fa dissi che mi sarebbe piaciuto guidare la Francia ma non è questo il momento». Ha appena cominciato la sua seconda vita, Zizou. In 145 giorni è diventato campione d’Europa. Da ieri ha un motivo in più per tornare a Torino, la sua Italia, e coltivare quel «feeling speciale» con la Juve.