Corriere della Sera, 2 giugno 2016
«Ci sono mattine nelle quali mi sveglio e mi sto antipatico da solo. Ma davanti a una pizza cambio». Intervista al capitano dell’Olimpia Milano, Alessandro Gentile, a un passo dallo scudetto
«C’è uno scudetto da riportare a Milano. Tutti insieme. Società, squadra e tifosi». È l’appello del Capitano. Alessandro Gentile, 23 anni, il ragazzo che ha due lupi dentro: uno generoso, che nutre di assist i compagni, e l’altro feroce, che attacca anche da solo l’intero branco avversario. Domani inizia la grande caccia. Milano la corazzata, in cerca del ventisettesimo scudo, contro Reggio Emilia, il vascello pirata. Si affronteranno la prima e la seconda della stagione regolare, le due squadre che si sono divise i trofei nazionali fin qui disputati, Supercoppa vinta da Reggio e Coppa Italia conquistata da Milano: le dividerà la finale scudetto. Raccontaci tutto, giovane capitano, di te e della grande sfida. Che non sarà fratricida.
«Mi spiace per lo stiramento al polpaccio che ha negato la finale a mio fratello Stefano, sono eventi che non si possono controllare. Ma anche così, la storia della Grissin Bon sarà anche la sua storia».
Che cosa teme di Reggio Emilia?
«Rimantas Kaukenas. Ogni volta che qualcuno pensa ai suoi 39 anni, lui se ne toglie cinque di dosso: a far testo rimangono il talento, la determinazione e la sua grande esperienza. Ma attenzione anche ad Aradori, Della Valle e Polonara, con i quali ho un ottimo rapporto... in Nazionale, fratelli d’Italia dal 4 luglio a Torino. Ma qui, in finale, uno vince e l’altro perde. E l’altro non vorrei essere io».
Sta dicendo che Reggio ha più collettivo e Milano più individualità?
«Non mi sembra che quando in difesa teniamo gli avversari sotto i 60 punti sia frutto di individualità. Punteremo molto sul collettivo difensivo».
Tutti la chiamano leader.
«Concetto difficile da definire. Personalmente ho in testa solo di aiutare la squadra a vincere».
Qualcuno storce anche il naso?
«Pazienza. So bene che il passato è passato, ma si dovrebbero ricordare che sono arrivato a Milano 5 anni fa, da ragazzino, che sono stato il più giovane capitano in una società gloriosa come l’Olimpia e che uno scudetto lo abbiamo pur vinto».
Ma lei, Ale Gentile, è antipatico?
«Ci sono mattine nelle quali mi sveglio e mi sto antipatico da solo. Un poco lunatico, sarebbe più esatto dire. Tuttavia, se qualcuno dalle tribune riesce a cogliere la mia antipatia, se scendesse, magari per una sera a pizza e birra, potrebbe farsi un’idea più ravvicinata».
La cosa che Repesa le dice più spesso?
«Stai calmo!».
Da solo non ci riesce?
«Se dobbiamo essere franchi... A volte mi becco certi fischi…».
I complimenti più graditi?
«Quelli del signor Giorgio Armani, una persona fantastica: semplice e dolcissima. Ma anche quelli di “zio” Dejan Bodiroga».
Si dice che sia coccolato dalla società?
«Non credo proprio. A parte la mia famiglia, francamente ho ricevuto più critiche che coccole. Prima ero il figlio di Nando, un raccomandato, e poi non ero pronto per una squadra come Milano...».
Ma il presidente Livio Proli stravede per lei.
«Semplicemente sono successe delle cose che hanno consolidato il rapporto con il presidente».
Ad esempio?
«Quando avevo 19 anni, dopo tre gare di finale perse contro Siena, il presidente decise che l’intero incasso di gara 4 al Forum lo avrebbe diviso, come premio partita, tra i componenti della squadra. Vincemmo, io allora ero uno dei meno pagati ma mi sembrò giusto dividere il premio con le persone che lavoravano in sede, che avevano meno visibilità e minor gratificazione di noi giocatori. Ecco, penso che da cose come questa si sia sviluppato un rapporto di reciproca stima con Proli».
Tre città per l’estate: Torino, Rio de Janeiro, Houston. Le connessioni con Alessandro Gentile?
(Che prima di rispondere, ride di gusto…) «La connessione migliore sarebbe Ibiza-Formentera, solo mezz’ora di traghetto...».
(Poi Ale torna serio) «Prima vengono Torino e il torneo preolimpico, perché dalla città della Mole, anche se la distanza geografica è molta, la connessione con Rio e i Giochi sarebbe diretta».
E se Ettore Messina, in quella occasione, per aumentare il tonnellaggio azzurro, le chiedesse anche qualche minuto da playmaker?
«Qualcuno riderà all’idea, ma io sono pronto anche a questo».
Infatti, Gentile risulta spesso il miglior uomo-assist dell’Armani. Per questo non capiamo quando, a volte, si intestardisce a sfidare il drago da solo. Ma il ragazzo è sveglio, molto...
«Sta dicendo che sono egoista?».
Per carità: soltanto un po’ rude, ma dal cuore d’oro. Come Esteban Batista, il compagno al quale Ale è più affezionato.