Corriere della Sera, 2 giugno 2016
Il pianista che suona nei luoghi del dolore. Il nuovo libro di Crosetti
S embra una storia d’amore, invece è un viaggio il primo romanzo di Maurizio Crosetti, inviato di «Repubblica» per una volta fuori dallo sport: Esercizi preparatori alla melodia del mondo (Baldini&Castoldi). Un viaggio che comincia da un’istantanea, quella del pianista che suona Imagine davanti al Bataclan il giorno dopo la strage: ma il vero pianista ambulante di Parigi – quello con il pianoforte attaccato alla bicicletta – è, per l’appunto, solo l’inizio. Tutto il resto è pura invenzione, e un poco racconto di formazione.
Il pianista di Crosetti suona nei luoghi del dolore: Taksim, Kiev, l’Afghanistan, New Orleans dopo il tornado, Ground Zero. Suona lì, perché pensa che l’arte serva a consolare il mondo offeso. Ma suona prima per se stesso, per rispettare una strana vocazione di bambino: quando cominciò a studiare musica dopo aver visto una ragazzina che faceva la stessa cosa dietro una finestra del Conservatorio, e per guardarla doveva arrampicarsi, e dopo averla vista una volta non ha saputo smettere. Finché lei se n’è andata e lui ha cominciato a inseguirla, a cercarla. Se poi si troveranno, è una cosa che sembra centrale e invece no, e che naturalmente non sveleremo.
Lui non ha grande talento, ma ha metodo, e si applica: da qui gli esercizi del titolo, e il dovere che ne deriva. Lei è più dotata per l’arte ma è prigioniera, si sente una pulce ammaestrata e proprio quegli esercizi continui le impediranno qualunque melodia: così scappa e non suona più. E scappando si unisce (ma solo come compagna di viaggio) alla terza figura del romanzo, forse la più affascinante, un marionettista che si chiama Luce e che porta in giro per il mondo, in bicicletta, un teatrino dove per vedere lo spettacolo bisogna accostare gli occhi alle fessure di un cilindro di legno. Tutto è lì dentro, un po’ nascosto nella suggestione di voci e gesti; e mai fermarsi nella stessa piazza per più di una sera. Perché poi diventi invisibile, e la magia muore.
Esercizi preparatori alla melodia del mondo è un libro a incastro, solo in apparenza semplice. La trama è sottile ma si attorciglia come un gomitolo. Ci sono la difficoltà del crescere, la ricerca di un senso oltre i doveri, la solitudine e la necessità del viaggio, le suggestioni e i tranelli della bellezza. Ogni capitolo porta il titolo di un esercizio di studi per il pianoforte ( Delicatezza nei salti e negli staccati, Trilli di terze, Posizioni tese con mano tranquilla ); e si capisce che nessuna mano lo è davvero, tranquilla, che la disciplina che prelude e prepara la bellezza è intrisa di sofferenza e pretende un prezzo a volte insostenibile. Come il sorriso delle ginnaste durante l’esercizio, graziosa maschera appoggiata sopra il dolore.
I tre personaggi, inseguendosi e inseguendo se stessi, ci interrogano su questioni non scontate. Serve a qualcosa, l’arte, in un mondo impazzito, che uccide i ragazzi a un concerto e vuol far saltare in aria uno stadio? La musica è medicina o anestesia? Vale più la grazia del talento o la tenacia dell’obbligo? C’è davvero bisogno di parole, quando si racconta una storia, o non sono sufficienti i gesti solo in apparenza meccanici di una marionetta?
Il pianista compare, e precipita dentro la sofferenza degli altri come un marziano, cade in quei luoghi e comincia a suonare. Non è atteso, non l’ha chiamato nessuno. Eppure bastano poche note perché la gente capisca perché lui è lì.
Nel frattempo, Luce e la ragazza che non suona più (ora si è fatta crescere le unghie, quando suonava ogni giorno non poteva: la sua vendetta è una forma rossa e perfetta) pedalano da qualche parte, sfiorando il mare o cercando il piccolo lampione di una piazza. I bambini sono già in coda per lo spettacolo, in fila per due. E forse siamo un po’ tutti come loro, forse aspettiamo solo qualcuno che ci racconti una storia e poi un’altra, e poi ancora una, l’ultima, papà te lo giuro, poi faccio il bravo e dormo.
Ma già il destino spinge i personaggi verso le ultime scene. Siccome Luce ama la Francia, porterà la sua amica sulla strada verso Parigi perché le vuole mostrare uno spettacolo di pulci ammaestrate: e sono queste, insieme alle immagini parallele dentro il Bataclan, le pagine più drammatiche del romanzo. Le bestiole che spingono carretti di fili d’oro sono ammalianti e terribili, schiave al servizio della meraviglia degli uomini: perché un prezzo, e molto alto, si paga sempre anche per essere stupefatti. Poi la scena si sposta in quel teatro dove si agitano sommersi e salvati. Non diremo, qui, a quale delle due categorie appartengano la donna e la sua storia, né se qualcuno si salvi davvero; perché non si tratta solo di restare in vita. Diremo, semplicemente, che un pianista sta già risalendo un viale con lentezza, spingendo la sua bicicletta. Lui non sa per chi sta suonando, ma sa chi sta cercando.