Corriere della Sera, 2 giugno 2016
Chi è Donovan Livingston, il neolaureato americano che ha scritto il miglior discorso di fine anno della storia
Donovan Livingston, 29 anni, ricercatore di studi sociali, fresco laureato nel Master di Educazione all’Università di Harvard. Afroamericano. Conviene prendere nota di questo nome, tenere a mente il suo sorriso e soprattutto il suo eloquio incalzante, un po’ poeta, un po’ rapper. Più di otto milioni di persone nelle profondità dell’America e nel mondo hanno già cliccato su Facebook per ascoltare e riascoltare «Lift-off», il decollo: il discorso che il giovane intellettuale ha tenuto mercoledì 25 maggio ai compagni di corso e ai professori della Harvard Graduate School of Education. «Il miglior “speech” di un neolaureato di tutti i tempi», hanno scritto i tabloid americani. «È il nuovo Obama», hanno commentato in molti sui social network. Lo hanno intervistato la Cnn e la Bbc. La pop star Justin Timberlake ha postato «mi piace» su Facebook e anche Hillary Clinton si è affrettata ad aggiungere il suo «like»: non si sa mai.
In effetti, a vederlo sul podio, anche Donovan sembra un candidato a qualcosa. Non un outsider, visto che tiene insieme la sciarpa di Harvard, uno degli atenei più elitari del Paese, l’orecchino sul lobo destro e il pugno chiuso alla maniera del «Black Power».
Il repertorio dei contenuti è solido, ma non particolarmente originale: comincia con una frase di Horace Mann, pedagogista illuminato e poi deputato a Washington a metà dell’800: «L’educazione è lo strumento che rende uguali gli uomini». Ma sono il ritmo, la metrica di Livingston a fare la differenza. Parla di «catene da spezzare» e soprattutto di cielo, di galassie di stelle brillanti della conoscenza un tempo vietate ai neri d’America e che ora, invece, si possono raggiungere: basta «decollare». «Io sono un sogno realizzato, un sogno a lungo rimandato che si è finalmente incarnato». Il sogno è quello di Martin Luther King, un’evocazione che non può mancare in qualsiasi orazione civica di un afroamericano. Livingston è già un insegnante e nei suoi studenti vede scintillare «una luce», la stessa che «trascinò Harriet verso la libertà». Parla di Harriet Tubman, l’attivista di colore che nell’800 contribuì a sconfiggere lo schiavismo e che ora sarà la prima donna a comparire su una banconota americana. Segno che la rabbia può trovare uno sbocco, un posto nella società.
Ma è vero, nelle parole di Livingston c’è molto di Obama. Donovan è nato a Fayetteville, in North Carolina, figlio di Harold e Sheila, tutti e due educatori. Fino a questo momento il suo è stato un percorso da studioso di pedagogia, denso di titoli di studio, di seminari, di ricerche. Nel giugno del 2011, però, il giovane intellettuale si stacca dai libri e, per 5 mesi, si mette a lavorare per la rielezione del primo presidente nero della storia. Telefona, tampina oltre mille elettori nel territorio di casa, a Durham County. Ripete l’esperienza l’estate seguente, altri 6 mesi, questa volta come leader di una piccola squadra e spostandosi nella Guilford County, sempre nel North Carolina.
In autunno frequenterà un dottorato nell’Università di Greensboro, nel suo Stato. Ad Harvard rimarrà sua moglie Lauren, iscritta al secondo anno di medicina.
Poi si vedrà, ma non è difficile prevedere un altro «lift off» un altro decollo.