la Repubblica, 2 giugno 2016
L’Inter, il Milan e poi il resto del mondo: così la Cina sta costruendo il suo impero del pallone
Inter e Milan devono diventare cinesi. Lo vuole la “Teoria delle tre rappresentanze” del compagno Deng Xiao Ping. «La guida ideologica» (è scritto nero su bianco nell’introduzione) del “Piano di riforma del calcio”, il documento in 50 punti redatto da una Commissione guidata da Xi Jinping – il Presidente della Repubblica Popolare – che sta rivoluzionando a suon di yuan non solo la Serie A, ma tutto il mondo del pallone.
Il football – ha stabilito il Partito Comunista – «è una priorità nazionale». Pechino, recita il programma ispirato al pensiero dell’ex segretario, «deve formare 50 milioni di nuovi giocatori entro il 2020, costruire 2-3 squadre in grado di entrare tra i top club nel 2021 e una nazionale competitiva entro il 2050». Un sogno? «Per concretizzare una cosa devi per forza sognarla prima» ha spiegato al Comitato Centrale Jinping. E per realizzare i suoi desideri – «qualificarci per un Mondiale, ospitarne uno e poi vincerlo», ipse dixit – ha messo in campo una forza di fuoco impressionante: 850 miliardi di investimenti in sport delle aziende pubbliche, affiancate – miracoli della moral suasion – dalla campagna acquisti dei big privati come Wanda, Suning (il corteggiatore dei nerazzurri) e Alibaba (in corsa per i rossoneri). Un esercito tutt’altro che di terracotta partito negli ultimi mesi alla conquista della Calcio Spa.
I risultati dell’offensiva di Pechino sono sotto gli occhi di tutti: i club della Chinese Soccer League (Csl) hanno fatto saltare l’ultimo mercato invernale spendendo 337 milioni, 100 in più della Premier, per rinforzare le rose; China Media e Citic Capital – la banca a fianco del tailandese Bee Taechaubol nelle trattative con i rossoneri – hanno speso 400 milioni per il 13% del Manchester City. Tony Xia, numero uno di Recon, ha rilevato l’Aston Villa. Pechino ha messo un piede pure nella Liga entrando nel capitale di Espanyol e Atletico Madrid. Wanda, neo-azionista con il 20% dei Colchoneros, ha comprato Infront, cassaforte dei diritti mondiali di molti sport ed è diventata sponsor della Fifa, ruolo cui mira pure Alibaba. China Everbright e Bejing Taofeng hanno messo le mani su Mp Silva, titolare di strategici pacchetti tv. Una cordata con Suning (sponsor del Barcellona) punta a Stellar Group, il super-procuratore che gestisce cartellini pesanti come quello di Mister 100 milioni Gareth Bale, di Joe Hart e di mezza nazionale inglese.
La lunga marcia di Pechino verso il controllo del football, dati alla mano, è partita con il botto. Il resto del mondo, fiutata l’aria, ha iniziato ad adeguarsi. I top club della Champions stanno pensando di spostare al sabato pomeriggio i match per conquistare un bacino di spettatori appetitoso come il miliardo e rotti di cinesi. Il Far East rappresenta solo il 10% delle entrate della Premier League, ma i team britannici – certi che il gioco valga la candela – hanno deciso di anticipare le partite di cartello a fasce orarie accessibili ai fan asiatici per non costringerli alle ore piccole. La Liga è pronta a spostare al pomeriggio il “Clasico” Real-Barca.
La vera sfida per Jinping (gran tifoso di calcio, memorabile il suo selfie con il Kun Agüero) è ora un’altra: far decollare il campionato domestico, squassato in passato da scandali e scommesse. La base di fan c’è tutta: cento milioni di persone hanno guardato in tv la sfida Manchester City-Arsenal. Il numero medio di spettatori nella Csl è cresciuto quest’anno del 17% a quota 21.800. Le Sports ha rilevato i diritti per le partite a un prezzo superiore di 15 volte a quello pagato l’anno prima dalla Cctv. I risultati sul campo però latitano ancora: la nazionale è all’81° posto del ranking Fifa, dietro Burkina Faso e Cipro. E l’unica partecipazione al Mondiale (tre sconfitte, zero gol fatti nove subiti) risale al 2002. Anche qui però non si bada a spese per colmare il gap. Il Jangsu ha speso 50 milioni per Alex Texeira, il 60% in più dell’offerta del Liverpool. Evergrande, vincitore dell’ultimo scudetto, ha affidato alla Fondazione Real Madrid la selezione di 20 allenatori per formare i giovani. Il Governo ha convinto l’assicurazione pubblica Ping An a sponsorizzare il campionato e sta studiando una corsia preferenziale per “naturalizzare” i crac in arrivo dall’estero. L’obiettivo di Xi Jinping è chiaro: convincere la Fifa ad assegnare a Pechino i Mondiali 2030. Un sogno, certo. Ma realizzarlo, con i soldi messi sul tavolo dalla Cina, non è più un’utopia.