Avvenire, 1 giugno 2016
La storia delle quote latte, dall’inizio
Quanto è accaduto ieri ha la sua origine in ciò che accadde oltre 30 anni fa. Alla base dei problemi attuali del mercato del latte, infatti, c’è l’abolizione del cosiddetto regime delle quote, cioè dell’imposizione di limiti massimi di produzione che avevano un triplice obiettivo: abbattere le scorte, tenere alto il prezzo e controllare il buon funzionamento del mercato.
Il regime delle quote latte è stato costruito nel 1984 sul modello di quello dello zucchero. In quegli anni l’Europa deve fronteggiare gli effetti di produzioni eccessive, di migliaia di tonnellate di burro che si accumulano nei depositi, di insostenibili costi a carico dei singoli Stati. La soluzione escogitata consiste appunto nell’individuazione di tetti produttivi: se questi vengono oltrepassati, scatta l’imposizione di pesanti multe a carico degli allevatori ’colpevoli’ di aver prodotto di più. Il meccanismo è tutto sommato semplice. Agli allevatori viene imposto un prelievo finanziario (tecnicamente prelievo supplementare volgarizzato poi in ’multa’), per ogni chilogrammo di latte prodotto oltre la quota. Sono gli acquirenti di latte (come latterie e caseifici) a esercitare il ruolo di sostituti di imposta. Controllando il flusso di consegne, i trasformatori devono, nel momento in cui viene superata la quota consentita, trattenere il prelievo dall’importo periodicamente pagato agli allevatori. La quota viene stabilita sulla base delle indicazioni di ogni Stato che è chiamato a ’dichiarare’ il fabbisogno del proprio mercato (il totale del latte venduto dai produttori ai trasformatori o direttamente al consumatore).
I problemi per l’Italia iniziano in quel momento. Il nostro Paese, infatti, chiede e ottiene una quantità massima di latte producibile ogni anno pari a 8.823 migliaia di tonnellate. Troppo poco. Scoppia anche una polemica fra le organizzazioni dei produttori e il governo. Si tratta di un errore di valutazione che negli anni scatena una reazione a catena (anche se successivamente il limite produttivo viene elevato). Migliaia di stalle non riescono a produrre entro le rispettive quote. In fasi successive scattano le multe, che arrivano ad oltre quattro miliardi di euro. Stretti fra l’Europa e la necessità di produrre, gli allevatori scatenano la ’guerre del latte’, con il prodotto rovesciato in strada e ripetuti blocchi della viabilità che arrivano alla chiusura per diversi giorni del grande viale che da Milano porta all’aeroporto di Linate.
Il latte, in quel periodo, si colora anche politicamente con il movimento dei Cobas che spinge a non rispettare gli impegni presi con l’Europa. Le multe non pagate mettono in crisi politicamente l’Italia e la situazione viene avviata ad una quasi totale soluzione soltanto dopo anni di proteste e di provvedimenti di legge.
Intanto le stalle chiudono. Nel 1988-1989 a oggi sono circa 33mila. Un’ecatombe di imprese che, tuttavia, porta ad una razionalizzazione del settore, oltre che all’avvio di un lungo cammino verso controlli più severi, una qualità più alta, una più forte valorizzazione delle nostre produzioni. Poi, l’Europa si accorge che il regime delle quote è ormai diventato anacronistico. Da qui, il percorso verso il suo smantellamento scattato il 1° aprile 2015.