Il Sole 24 Ore, 1 giugno 2016
I sondaggi danno la Brexit in vantaggio
La volatilità torna a dominare nel segno di Brexit. Dopo giorni di costante rafforzamento la sterlina è scivolata nel pomeriggio di ieri di 0,8 punti contro l’euro e di 0,5% sul dollaro, invertendo un trend che da giorni la vedeva in risalita dopo la caduta a 1,21 euro dello scorso aprile. A determinare la dinamica negativa per il pound sono stati due sondaggi diffusi ieri e che, inaspettatamente, danno in vantaggio i brexiters nella consultazione referendaria del 23 giugno. Non preoccupa tanto quello on line, effettuato da Icm, che assegna il 47% dei favori al fronte Leave, relegando al 44% i supporters di Remain, quanto la ricerca elaborata dalla stessa Icm su incarico del Guardian. Il 45% del campione di 1004 persone raggiunte per telefono dagli analisti s’è espresso per l’addio alla Ue mentre il 42% si dichiara favorevole a proseguire nella partecipazione al progetto europeo. I sondaggi on line in Gran Bretagna sono considerati molto meno affidabili di quelli telefonici per questo l’indagine commissionata dal Guardian ha lanciato un brivido gelido sui mercati, ricordando a tutti che la partita non è chiusa.
I bookmakers da giorni vanno dicendo che il 70-80% degli elettori sono a favore dell’adesione all’Unione europea. Un convinzione maturata sulla scorta di opinion polls tenuti riservati, quegli stessi che ora anche gli hedge funds vanno commissionando agli istuituti di statistica. L’idea è di speculare sugli umori popolari, o meglio sulle ricadute che essi avranno sui mercati a cominciare dal pound. Secondo il Financial Times un sondaggio riservato, nemmeno troppo sofisticato, potrà costare – il giorno del voto – circa 500mila sterline. Nulla rispetto ai profitti che potrà garantire la scommessa, se vincente, sull’andamento del pound.
La sensazione di relativo ottimismo – se visto con la lente di Remain – non è stata incrinata soltanto dai sondaggi di ieri. William Hill uno dei maggiori allibratori del Regno ha confermato che la controtendenza sta arrivando anche fra gli scommettitori con l’85% delle puntate registratate lunedì – giorno di festa in Gran Bretagna – a favore di Brexit. «La verità – ha precisato Esther Reichelt analista di Commerzbank – è che non si può affatto essere sicuri sull’esito del referendum». Considerazioni simili le ha espresse Valentin Marinov di strategist sui cambi per Credit Agricole: «Gli ultimi movimenti confermano che gli investitori avevano puntato troppo presto sulla ripresa della sterlina». Come dire: un ripensamento è in corso.
A determinarlo è la volubilità di un elettorato che vede la logica economica nella partecipazione all’Unione (i brexiters non sono riusciti a far passare le loro tesi dell’Eden che attenderebbe Londra una volta affrancata dall’Ue) ma teme le conseguenze di un’immigrazione scomposta. I numeri dell’ultimo anno confermano il forte aumento di residenti stranieri provenienti da entro e da fuori l’Ue, una dinamica che mobilita gli elettori sollecitati a reagire dalla stampa popolare schierata in prevalenza per Brexit.
Torna, dunque, a prevalere il realismo, nella consapevolezza che Brexit è ancora assolutamente possibile. Queste ultime tre settimane di campagna elettorale dovranno essere combattute senza cedimenti nè distrazioni dal premier David Cameron e da tutto il variegato fronte che vuole rimanere abbracciato ai partners continentali.