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 2016  giugno 01 Mercoledì calendario

«Se qualcuno, compresi i gestori del Fondo Atlante, ha in mente di iniziare la stagione dei licenziamenti troverà pane per i suoi denti. Al primo licenziamento alzeremo le barricate e bloccheremo il settore». Parola dei sindacati

Altri tagli agli organici? Per i sindacati proprio non se ne parla. Dopo i 70 mila posti sacrificati sull’altare della crisi dal 2000 ad oggi è l’ora di finirla. «Quando parla di riduzione di costi – spiega il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni – Visco non sa di cosa parla. Tutti gli accordi che abbiamo fatto negli ultimi tempi, compreso l’ultimo contratto di categoria che abbiamo rinnovato a costo zero, non si occupano d’altro che del contenimento dei costi». Per questo, ora, «se qualcuno, compresi i gestori del Fondo Atlante, ha in mente di iniziare la stagione dei licenziamenti troverà pane per i suoi denti. Al primo licenziamento alzeremo le barricate e bloccheremo il settore». Sulla stessa linea anche Cgil, Cisl e Uil che come la Fabi lamentano il silenzio di Visco sulle malefatte dei manager che hanno portato sei banche italiane al dissesto. Basta con la «caccia selvaggia alla riduzione del costo del lavoro, un refrain troppo spesso usato come alibi dai nostri banchieri» dice Massimo Masi (Uilca). Niente tagli, insiste la Cisl. «Anche il sistema bancario deve fare oggi di più per lo sviluppo del Paese, con un nuovo modello di servizio e maggiore trasparenza – commenta Anna Maria Furlan -. Ma senza ridurre organici e sportelli».
Sedici anni di tagli
Dal 2000 ad oggi sono stati ben 68 mila i posti tagliati nel settore bancario, 48 mila solo negli ultimi 8 anni, ovvero dalla crisi del 2008 ad oggi, mentre in parallelo il numero delle filiali è sceso da 32.818 a 30.198. Attualmente il comparto occupa circa 307 mila persone, compresi 38 mila addetti delle Bcc che di qui a breve saranno a loro volta investiti dalla riforma che interesserà il loro comparto. Secondo le stime della Fabi entro il 2020 tra gruppi in crisi e piani di efficientamento si possono prevedere altri 23 mila esuberi. Il conto più grosso lo ha presentato Unicredit che solo in Italia intende tagliare circa 5700 dipendenti. Poi ci sono 4500 riconversioni professionali di Intesa Sanpaolo che se non andranno a buon fine si trasformeranno in esuberi, 8 mila uscite previste dal Montepaschi, 1300 da Bnl, 600 da Bper, oltre 700 da Popolare di Vicenza, 900 dal Banco Popolare e 500 da Ubi, 430 da Veneto Banca, 250 da Creval e 600 da Carige. 
Difendere l’occupazione
Ovviamente i sindacati chiedono alle controparti di evitare tagli traumatici. «Non servono altri strumenti per affrontare gli eventuali problemi occupazionali, anche per quelle banche in difficoltà – sostiene il segretario generale della Fisac-Cgil, Agostino Megale – Perché la difesa dell’occupazione del settore, non ricorrendo mai ai licenziamenti e prevedendo un parziale ingresso dei giovani, è stata e continuerà ad essere la nostra priorità».