la Repubblica, 1 giugno 2016
L’erotismo del web raccontato da D’Agostino su Sky
Il diavolo, probabilmente, è annidato nella costruzione ideal-pratica che porta da stasera Roberto D’Agostino (lui, quello di Dagospia, il nemico di tutti o qualcosa del genere) al ritorno da protagonista in tv: su Sky Arte, tre speciali – titolo Dago in the Sky – e una tesi (o sintesi): Internet ha talmente demolito tutto che tanto vale abbandonarsi al destino. Che è: primo, sexy – «Il web è imbattibile perché è erotico, il resto fa pena». Secondo, travolgente tanto da rendere patetico qualunque tentativo di opporsi con i vecchi metodi. Terzo: via web passa il Rinascimento che arriva. Quella volta ci mise un secolo a dimenticare il Medioevo, ora ci siamo dentro e chissà quanto ci vorrà.
Tre puntate, una sui selfie, una su Internet che diventa infernet e uccide la creatività. E la terza sul porno («Ma senza un solo nudo, specialmente di quello e quella») perché è il porno che muove il mondo, non penserete che la tecnologia si evolva perché la gente vuole i telegiornali moderni, vero?
Si avverte qualcosa del tipo: qualcuno deve pure dirlo.
«Esatto, ci penso io. Ma vivendo dentro tutto questo: lo schermo, durante le puntate, diventa come un display dello smartphone, finestrelle, io da una parte, le immagini di tutto quello di cui si parla che scorrono altrove, ognuno guardi dove vuole, come avviene nella vita vera. Sembra Mondrian. Ormai nessuno guarda più quello che gli viene propinato limitandosi a quello».
La puntata di stasera sui selfie è un Blob delle cose più clamorose presenti su Internet.
«Non sono nemmeno uscito di casa per realizzare gli speciali: è tutto preso da YouTube e simili. C’è Obama che per difendere la riforma sanitaria gira un video-selfie scemenza facendo il clown. Renzi non c’è ancora arrivato, ma magari si tratta solo di aspettare. Siete tutti convinti che la gente adori le fiction: la gente ormai vuole solo la propria, di fiction. Sullo smartphone, su Instagram, in ogni momento, conta solo quello. E i leader si adeguano. E vedrete più avanti».
Nella puntata sulla creatività lei ammette: siamo fermi a Springsteen, nella moda nessuno inventa niente da trent’anni. E conclude: va benissimo così.
«Ne prendo atto ed è un paradosso pazzesco. Sono tempi clamorosi per inventare, tutti sono convinti di farlo, ma l’obiettivo è solo lo specchio rappresentato dal telefonino».
Talmente onanistico che da lì al porno è un attimo.
«Siamo tutti attaccati al computer, giusto? E allora faccio due conti, grazie alla macchinetta che mi conteggia gli accessi a ogni articolo pubblicato. Secondo lei quali sono i più cliccati?».
Prevedibile, però.
«Certo, ma con la differenza che sui computer, i tablet e i telefonini ci siamo tutti. Tanto vale starci dentro».
Siamo a un passo dalla centralità di Dagospia. Ci tiene così tanto?
«Lo spirito è quello: Dagospia muore ogni sera e ogni mattina rinasce a nuovo, buttandosi a rovistare il mondo per come te lo mette in ordine, ovvero in disordine assoluto, Internet. Bellissimo, no?».