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 2016  giugno 01 Mercoledì calendario

Il Pd ha presentato un esposto contro Ballarò

Una raffica di esposti all’Agcom. Li annunciano il Partito democratico contro Ballarò, il Movimento 5 Stelle contro il Tg1, Sinistra italiana contro tutta l’informazione Rai. I partiti si sentono – tutti – sottorappresentati, a pochi giorni dal voto del 5 giugno.
A partire all’attacco è stato per primo il Pd, che per oltre 24 ore ha chiesto conto a viale Mazzini della sua esclusione dalle ultime due puntate di Ballarò, senza ricevere risposta. Fino alla nota ufficiale del partito del presidente del Consiglio: «Il veto di Ballarò sulla presenza del Pd in trasmissione nella settimana del voto amministrativo – scrivono i vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani – rappresenta una violazione intollerabile alla par condicio e al pluralismo. Presenteremo un esposto all’Agcom». In realtà la spiegazione è nei numeri. La trasmissione di Massimo Giannini ha ricevuto un invito a riequilibrare le presenze dei partiti da parte dell’azienda dieci giorni fa. E ha deciso di farlo proprio per non incorrere in quelle sanzioni Agcom che ora il Pd minaccia. I dati dell’Osservatorio di Pavia – che viale Mazzini diffonde in serata – dicono che il tempo di parola di Ballarò è andato per il 23,8 per cento al governo, il 22 al Pd, il 15,9 ai 5 stelle, il 9,4 ad Ala, l’8,6 alla Lega Nord. Da qui, la necessità di invitare le altre forze nelle ultime due puntate prima del voto. «La colpa non è di Giannini – dice un inedito Michele Anzaldi, più volte all’attacco del conduttore – ma di quei funzionari che prendono un sacco di soldi per stare lì a fare il bilancino senza esserne in grado». Se la prende ancora una volta con i vertici, il segretario della Vigilanza Rai: «Sono di un’arroganza senza fine». E il Nazareno stavolta insiste: «I numeri forniti dall’azienda dimostrano che è stata una decisione arbitraria, uno schiaffo inaccettabile». A chi gli ha parlato, il direttore editoriale Carlo Verdelli ha spiegato solo che ci sono regole da rispettare. Ma i vertici di viale Mazzini restano perplessi sulla scelta, benché formalmente corretta.
Il Pd attacca anche il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico, che ieri ha scritto una lettera al direttore del Tg1 Mario Orfeo accusandolo di dare troppo spazio alle ragioni del sì per il referendum di ottobre e di una «boria che tradisce il suo mandato». «È intollerabile da parte di una figura di garanzia», dicono i democratici a Fico, che accusano di fare gli interessi dei 5 stelle. Mentre Sinistra italiana se la prende proprio con loro: «Dopo aver occupato militarmente tutta l’informazione Rai – dice Arturo Scotto i dirigenti pd fanno esposti contro una trasmissione. Lo spazio per le opposizioni è ormai ridotto al lumicino».