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 2016  giugno 01 Mercoledì calendario

Il commento sulla vendita dell’Inter di Mario Sconcerti

Non stupisce la vendita dell’Inter. Era in stato prefallimentare, in quello stato che i tifosi adorano, vincente (il triplete) e insostenibile economicamente. Stupisce il niente portato da Thohir, mai un’idea, non un investimento, mai una verità. Via anche Moratti, il suo pacchetto azionario era la garanzia di futuro per tutti gli interisti. Scomparso anche quello. Molte altre squadre europee sono state vendute a grandi stranieri, molte sono andate meglio, altre no. A decidere sono le intenzioni di chi compra, oltre naturalmente ai patrimoni. La regola è semplice: se con il calcio si vogliono fare affari è difficile vincere. Molto più facile se a comprare è chi vuole divertirsi o usa il calcio come evidenziatore personale. I cinesi che stanno invadendo Milano mi sembrano più affaristi che amanti, ma anche gli affari rendono, sono solo più distanti, meno personali. Mentre nel calcio il coinvolgimento è determinante. Non lavori per accontentare clienti, lavori su problemi di fede. O ci sta con il cuore anche il padrone, o non comunichi, proprio come Thohir. Per ora c’è un gran senso di vuoto. Scompaiono i bauscia, il calcio dei cummenda, la nebbia di Vecchioni. Sembra impossibile che Milano si sia fatta prendere così alle spalle, che lasci sul campo la sua autonomia quasi con voracità. Finiscono due grandi modi di essere, due vere pedagogie milanesi. Da domani Inter e Milan potranno essere migliori o peggiori, ma saranno comunque una cosa diversa. Detto questo, chi compriamo a centrocampo?