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 2016  giugno 01 Mercoledì calendario

Pannella senatore a vita? Non aveva titolo per occupare quel posto

Mi interesserebbe avere la sua opinione perché un presidente della Repubblica in carica per 10 anni non abbia preso in considerazione la nomina a senatore a vita di una persona come Marco Pannella al posto di certi parrucconi di cui si è contornato!
Pier Luigi Eligi

Caro Eligi,
Marco Pannella fu una delle personalità più provocatorie e trasgressive della politica italiana degli ultimi cinquanta anni: due qualità che hanno sempre attratto quella parte del Paese in cui alberga una sorta di virus anti-istituzionale. È certamente vero che di queste caratteristiche Pannella si è servito, con sprazzi di straordinaria teatralità, per promuovere e vincere alcune grandi battaglie civili. Ma vi sono almeno due ragioni per cui nessun presidente della Repubblica, a mio avviso, avrebbe potuto nominarlo senatore a vita.
La prima fu la candidatura nelle liste del Partito radicale di persone di cui la presenza in Parlamento era, per usare un eufemismo, scandalosamente inopportuna. Toni Negri aveva un piede nel mondo accademico e l’altro nella galassia terroristica e rivoluzionaria dei nostri «anni di piombo». Ilona Staller, meglio nota come «Cicciolina», era una macchietta dell’erotismo di massa. I due nuovi deputati furono accettati a Montecitorio perché vi sono rospi che la democrazia, per non tradire se stessa, deve ingoiare. Ma non fu giusto infliggerle una tale umiliazione.
La seconda ragione fu lo sciopero della fame a cui Pannella ricorse molto frequentemente. Si appellava a Gandhi, ma il contesto era alquanto diverso. I digiuni del grande leader indiano erano l’arma di un guerra asimmetrica. In un duello in cui la forza era interamente nelle mani di uno dei duellanti (l’Impero britannico), Gandhi usava il proprio corpo per mettere il nemico di fronte a un drammatico dilemma: piegarsi e concedere ciò che gli veniva richiesto o divenire responsabile, agli occhi di una opinione pubblica democratica, della morte di colui che aveva osato sfidare il potere. Nel caso di Pannella la guerra non poteva essere considerata asimmetrica. Il sistema politico italiano era miope, ambiguo, dotato di mezzi che gli avrebbero permesso di aggirare le critiche dell’avversario e defatigarlo. Ma a Pannella, anche in una democrazia imperfetta, restava pur sempre il diritto di alzare la voce contro il governo, fondare partiti e associazioni, partecipare alle battaglie elettorali, sedere in Parlamento. Non era il suddito di un sistema coloniale; era il cittadino di una Repubblica democratica; e lo sciopero della fame assomigliava a un ricatto. Se il senatore nominato dal capo dello Stato deve essere, per quanto possibile, un modello e una fonte d’ispirazione, Pannella non aveva titolo per occupare quel posto. E forse, con un ennesimo gesto trasgressivo, l’avrebbe rifiutato.