Corriere della Sera, 1 giugno 2016
A Battipaglia tutti e sette i candidati sono stati condannati
«In questo momento voglio dichiarare solo che sono una persona un po’ stanca ma tranquilla, tranquillissima». Demetrio Landi, candidato al comune di Battipaglia con la lista Moderati per Battipaglia (che condivide con il Pd e altre liste il sostegno all’aspirante sindaco Enrico Lanaro) affida alla sua pagina Facebook il commento a quanto scrive di lui la commissione parlamentare Antimafia: «Condannato in via definitiva per cessione illecita di stupefacenti e per violazione di domicilio, lesioni dolose e violenza privata tentata». Landi è uno dei sette aspiranti consiglieri comunali che hanno fatto conquistare a Battipaglia il primato degli impresentabili. Ce ne sono per quasi tutti i candidati sindaci (solo uno su sei si salva), ma la particolarità più che nel numero degli impresentabili, è nel tipo di delitti commessi. Nessun reato tipico di chi sta in politica, ma tutti specifici di chi sta direttamente nella criminalità, comune o economica. Per storie di droga, oltre a Landi, sono stati condannati i candidati Bartolomeo D’Apuzzo (che ha anche fatto un patteggiamento per rapina e fa parte della lista Battipaglia a testa alta), Carmine Fasano (Azione civica) e Giuseppe Del Percio (Battipaglia-la città che verrà). Altri due, Daniela Minniti (Battipaglia popolare) e Lucio Carrara (Battipaglia con cuore), hanno invece subito condanne per bancarotta fraudolenta, mentre Francesco Procida (Speranza per Battipaglia) ha preso due anni e nove mesi per riciclaggio. Inoltre, ad eccezione di Del Percio (che comunque in caso di elezione andrebbe sospeso in base alla Severino), tutti gli altri sono stati ritenuti colpevoli fino al terzo grado di giudizio, quindi in via definitiva. E perciò definitivamente impresentabili. Battipaglia viene da una situazione amministrativa complicata: il Comune è stato commissariato nel gennaio 2014 e in precedenza la commissione ispettiva d’accesso aveva rilevato, si legge nella relazione dell’Antimafia, «violazioni di legge in diversi procedimenti amministrativi», «procedure anomale e irregolari» nell’affidamento dei lavori pubblici, e «condotte finalizzate a favorire gli interessi di esponenti della locale criminalità organizzata».