Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 02 Giovedì calendario

Gli ultimi 14 minuti di Sara Di Pietrantonio: l’ex fidanzato l’ha inseguita, l’ha afferrata per i capelli, l’ha strangolata e poi le ha dato fuoco

• Sara Di Pietrantonio, 22 anni. Romana, graziosa, lunghi capelli biondi, minuta, diplomata al Conservatorio, a casa si esercitava ancora con il flauto studiato per due anni. Iscritta alla facoltà di Economia Aziendale dell’università Roma Tre, «secchiona ma non di quelle antipatiche, anzi tranquilla e sempre sorridente». Appassionata di danza e musica, in particolare Mika e Ligabue, figlia unica di genitori separati, viveva a Ponte Galeria con la madre Tina Raccui, impiegata delle poste all’Eur. Di recente dopo due anni di fidanzamento aveva rotto con Vincenzo Paduano, 27 anni, guardia giurata, «gelosissimo, pressante, ossessivo». Lui non l’aveva presa bene, tantopiù che lei stava iniziando una nuova relazione con un ex compagno di liceo di nome Alessandro, e da allora «la tampinava, la perseguitava»: le telefonava di continuo, si presentava a casa sua, la seguiva [Fiano e Frignani, Cds 31/5; Frignani, Cds 30/5; Cappelli e D’Albergo, Rep 30/5].

• Sabato sera Sara uscì con l’amica del cuore Flaminia: provarono i passi del prossimo spettacolo di danza, restarono insieme fino all’una e mezza di notte. Poi la studentessa raggiunse Alessandro in un pub. Più tardi, ad attenderli sotto casa di lui, c’era il Paduano: aspettò che la ragazza salisse sulla sua auto e in via della Magliana la speronò, costringendola a fermarsi. Tra i due ci fu una lite, poi lei risalì in auto, lui la seguì portandosi dietro una bottiglia d’alcol, le spruzzò il liquido su petto e volto quando era ancora seduta. Lei fuggì e lui bruciò l’auto, poi la inseguì, la raggiunge dietro a un muretto nel parcheggio del ristorante “La Tedesca”, le gettò una sigaretta addosso e se ne andò mentre lei era avvolta dalle fiamme. Il fuoco devastò soprattutto le spalle, il volto e la testa di Sara, fino a renderla quasi irriconoscibile [Fiano e Frignani, Cds 31/5; Frignani, Cds 30/5; Cappelli e D’Albergo, Rep 30/5].
 
 
• Il Paduano mezz’ora dopo il delitto, come nulla fosse, era nel suo gabbiotto da vigilante in un palazzo dell’Eur.
 
• Sette giorni prima dell’assassinio, Paduano aveva visto Sara – «Sissi» per le amiche – baciare Alessandro. E aveva maturato il progetto di «vendetta» [Fiano e Frignani, Cds 31/5].
 
• Verso le 3 e mezza di notte Sara aveva mandato un sms alla madre Tina: «Mamma, sto tornando». Un’ora dopo la signora, non vedendola arrivare e non riuscendo a parlarle al telefono, aveva chiamato la polizia ed era uscita a cercarla con suo fratello Andrea. Vide prima la Toyota in fiamme e poi la figlia a terra, semicarbonizzata, le braccia larghe e la camicetta sbottonata [Frignani, Cds 30/5; Cappelli e D’Albergo, Rep 30/5].
 
• Vincenzo Paduano dopo otto ore trascorse a piangere, tremare, ma soprattutto negare di essere l’assassino di Sara sfidando la polizia con alibi fasulli, ha ammesso in lacrime di aver dato fuoco all’ex fidanzata: «Sono un mostro, non mi rendo conto di cosa sono diventato. Sono un paranoico, un ossessivo».
 
• Per otto ore Vincenzo Paduano nega di aver ucciso Sara. La pm Maria Gabriella Fazi, che ha condotto gli interrogatori, gli chiede dei danni alla macchina. Lui risponde: «Ho trovato lo specchietto rotto, stamattina (ieri, ndr). I danni sulla fiancata? Non so spiegarmeli. L’auto uguale a quella dei video? Non so spiegarmelo». La pm Fazi gli domanda dove si trovasse all’ora dell’omicidio. E lui risponde: «Io in quelle due ore ero con una prostituta». «Dove?», chiede lei. «Ecco il percorso» e su una mappa Paduano indica una strada vicina alla basilica di San Pietro e Paolo. Ma nella sua auto è montato un gps. I tecnici hanno già scaricato i suoi reali percorsi: dal lavoro, a casa di Alessandro, a via della Magliana. Lo incastrano. Lui resta impassibile. C’è una pausa. E quando l’interrogatorio riprende, Paduano dice: «Sì, sono stato io. Sono un paranoico, un ossessivo. Non stavamo più assieme, ma avevo il bisogno di sentirla e vederla (tanto che sembrerebbe che le abbia montato sullo smartphone una app che monitora gli spostamenti e che per questo sapeva sempre dove lei si trovava, ndr). Non le avrei mai fatto del male perché le volevo bene. Sono andato sotto casa di Alessandro non so perché» continua. «Ho aspettato che si salutassero e ho anticipato Sara. Mi sono fermato davanti a lei, ma non ricordo di averla tamponata. È successo un casino, ho preso la bottiglietta di alcol, ma non l’ho picchiata. È scesa dalla macchina e l’ho raggiunta dove l’avete trovata. Stavamo discutendo vicini, io ho acceso una sigaretta, c’è stata una fiammata, non so come sia successo. Me ne sono andato: mi vergognavo». La scena della fuga è ripresa dalla telecamere: lui monta in macchina, poco dopo esplode l’auto di Sara. Ieri mattina poi, un operatore Ama ritrova il cellulare di Sara che lui aveva gettato tra i cespugli [Cappelli e Scarpa, Rep 31/5].
 
• Paduano dice che si è «acceso una sigaretta e lei ha preso fuoco». È una bugia [Sarzanini, Cds 31/5].

 • L’autopsia svolta dal professor Giorgio Bolino ha ricostruito gli ultimi minuti di Sara Di Pietrantonio, la studentessa di 22 anni uccisa a Roma la notte di domenica scorsa: l’ex fidanzato Vincenzo Paduano  l’ha rincorsa, afferrata per i capelli, braccata stringendole il braccio intorno alla gola, fino a stordirla. E poi, quando era ormai in fin di vita, totalmente incosciente, le ha dato fuoco. Nei polmoni di Sara sono state trovati «residui carbonosi». Le tracce sono minime, soltanto le analisi sulla presenza di monossido che saranno svolte lunedì potranno fornire ulteriori elementi. Ma già questo basta a dimostrare, secondo il professor Bolino, «che ha respirato il fumo, sia pur nel momento in cui era in limine mortis». E dunque a ipotizzare la dinamica del delitto. I due litigano nell’auto di lei. Lui spruzza l’alcol nell’abitacolo e poi addosso alla ragazza. Lei fugge in preda al terrore, cerca di rifugiarsi in un boschetto che si trova poco distante. Corre per circa 150 metri. Sara ha un fisico minuto, è alta un metro e cinquanta centimetri, pesa meno di 50 chili. Non ha alcuna forza per opporsi alla furia che le si scatena addosso. E infatti non ha scampo. Lui le afferra i capelli e la immobilizza. Sara ha una frattura sull’osso ioideo causata da una pressione forte. «L’ha afferrata da dietro e l’ha stretta con il braccio», ipotizza il medico «fino a quando lei si è accasciata». Sulle mani di Sara non ci sono ustioni, dunque non si è difesa evidentemente perché era già priva di sensi [Sarzanini, Cds, 2/6]

• Sulla base dei primi elementi raccolti, il giudice non ha riconosciuto la premeditazione. Vincenzo avrebbe ucciso di istinto, non con un piano. Al delitto d’impeto però, invece non credono il pm Maria Gabriella Fazi e il procuratore aggiunto Maria Monteleone, che continuano a contestargli anche la premeditazione. Le testimonianze, il traffico telefonico (in attesa di leggere i messaggi ricevuti da Sara) i primi dati dell’autopsia e l’esame dei video — tutti elementi racconti in queste ore con il lavoro della squadra mobile e dunque non ancora a disposizione del gip al momento di motivare la sua ordinanza — portano in quella direzione. Il giudice per le indagini preliminari aggiunge infine un ultimo tassello per giustificare il carcere: il pericolo che Vincenzo fugga. La freddezza con cui dopo il delitto della 22enne è tornato in ufficio a completare il turno — sicuro di non essere visto da nessuno e mentre il suo telefono era «irraggiungibile» nella guardiola all’Eur — provano che voleva crearsi un alibi [Fiano, Cds, 2/6].

 

• Vincenzo Paduano, detenuto nel carcere di Regina Coeli, nell’interrogatorio di garanzia ha detto che il suo «progetto iniziale era quello di incendiare la macchina di Alessandro». Sostiene che la bottiglietta di alcool che aveva nella sua macchina, e che poi ha gettato su Sara, l’aveva comprata per quell’obiettivo: dare alle fiamme, prima o poi, l’auto del nuovo ragazzo di Sara. L’interrogatorio di garanzia è zeppo di «non ricordo», «non l’ho aggredita ». «L’ultima cosa che io ricordo — spiega Paduano — è quando Sara e Alessandro sono arrivati sotto casa di lui». Poi cade l’oblio, nella testa del ragazzo, l’ultima ora è piena di buchi. Il sostituto procuratore Fazi allora cerca di stimolare la memoria del giovane: «Ha aggredito Sara?», gli chiede. E lui risponde: «Io volevo solamente incendiare la sua auto, non volevo dare fuoco a Sara. Non ricordo di averla aggredita, non volevo ucciderla» [Scarpa, Rep, 2/6].



• La sera del delitto Sara e Vincenzo avevano litigato anche a casa di lei, davanti alla madre. Una scenata di gelosia, «ma non sembrava una cosa preoccupante, niente di violento», ha detto la signora Raccui alla polizia [R. Fr., Cds 31/5].

• Tina Raccui su Paduano: «Era un ragazzo geloso, ma era anche gentile e premuroso. Ha vissuto a casa nostra per quasi due anni: era il figlio maschio che non ho mai avuto» [R. Fr., Cds 31/5].

• La mamma di Sara non si era resa conto di quanto pericoloso fosse quel ragazzo: «Quando stavano insieme è sempre stato molto geloso ma non abbiamo mai pensato a nulla di male. La chiamava ogni dieci minuti, ma non era violento. Stava sempre da noi, dormiva a casa nostra. Sabato sera quando sono tornata a casa, lui era lì con Sara. Saranno state le 20.45, li ho trovati tranquilli, parlavano. Poco dopo sono usciti, lei è andata con l’amica» [Sarzanini, Cds 1/6].
 
• Agnese, amica dei due: «Non sembrava per niente così anzi, molto premuroso, un ragazzo con la testa sulle spalle. Una cosa simile non me la sei mai aspettata da lui. Assurdo» [F. Fia., Cds 31/5].
 
• Un collega su Paduano: «Stava spesso sulle sue, ma nelle ultime settimane era più giù del solito. Diceva di essere stato lasciato» [D’Albergo, Rep 31/5].
 
• Sara non era serena da almeno una settimana, da quando cioè Vincenzo le aveva messo le mani addosso, scuotendola per le braccia durante l’ennesimo litigio. Non lo aveva mai fatto prima in due anni di rapporto [R. Fr., Cds 31/5].

• Sara Di Pietrantonio aveva paura di Vincenzo Paduano. Non lo aveva confessato alle amiche né alla mamma, ma Alessandro, il suo nuovo ragazzo, sapeva. E i due, insieme, avevano preso delle misure di sicurezza — purtroppo vane. Non solo la nuova coppia evitava di farsi vedere in giro nel quartiere frequentato anche dal 27enne. Ma i due avevano installato sui loro smartphone il programma che permetteva ad Alessandro di leggere in tempo reale i messaggi ricevuti da Sara. Da una parte il futuro assassino seguiva la ex «mappando» i suoi spostamenti con un programma spia dell’iPhone. Dall’altra Sara teneva sempre aggiornato Alessandro sulle pressioni telematiche che subiva. «Vincenzo spuntava dal nulla tutte le volte che uscivamo insieme», ha raccontato agli inquirenti della squadra mobile, Flaminia, l’amica uscita con Sara la sera del delitto prima che lei incontrasse Alessandro. È la conferma che l’assassino già da tempo spiava i movimenti della ex [Fiano e Frignani, Cds 1/6].
 
• Sara e Vincenzo si erano conosciuti nel 2014 facendo gli animatori [R. Fr. Cds 31/5].
 
• «Nata due anni fa sul bagnasciuga di Ostia, la relazione tra la 22enne e quel ragazzo tutto muscoli e pizzetto era partita a gonfie vele. La coppietta, fresca di fidanzamento, non vedeva l’ora di tuffarsi nel traffico del raccordo anulare. I 15 chilometri che dividono Spallette da Castel Giubileo, le due borgate di Sara e Vincenzo, diventavano l’occasione per chiudersi in auto e ridere, scherzare, ascoltare assieme le canzoni di Mika e Ligabue. “Spesso lei restava a cena qui – racconta uno zio di lui uscendo dalla palazzina della famiglia Paduano – poi non so cosa sia successo. Siamo dispiaciuti per Sara. Sono state distrutte due famiglie”. Perché l’amore viscerale di “Vince” per la biondina di Spallette si era ormai capovolto. Da mesi qualcosa si era rotto. Lei era sempre più insofferente, tra sms e telefonate minacciose la passione della guardia giurata si era trasformata in ossessione, e un vecchio compagno di scuola era tornato a bussare alla sua porta. Così Sara aveva iniziato a confidarsi con le amiche e anche al nuovo fidanzato aveva raccontato di essere stata minacciata dall’ex. I compagni di Economia ora ricordano le prime avvisaglie di una relazione vicina al capolinea: “Non la mollava un attimo. Spesso, dopo i litigi, si presentava anche davanti all’università per prenderla e discutere. Per stare con il nuovo ragazzo lei aveva cambiato le sue abitudini. Nuovi locali, passeggiate in zone diverse. Forse aveva paura di essere pedinata”» [D’Albergo, Rep 31/5].
 
• Al liceo, il Cannizzaro all’Eur, Sara aveva conosciuto Alessandro, con cui da qualche settimana aveva allacciato una affettuosa amicizia. «Non era ancora una storia vera, ma stava iniziando». Chi conosce bene Sara dice che lei avrebbe lasciato Vincenzo comunque, anche senza la prospettiva di un nuovo amore. Troppe liti, sempre più frequenti. Lui che la seguiva, si appostava anche fuori dall’università, urlava se lei voleva fare una serata con le amiche. Alcuni mesi fa, al culmine di una lite, hanno ricordato alcuni testimoni, – «il ragazzo ebbe uno scatto d’ira nei confronti della fidanzata che decise comunque di non sporgere denuncia per non creare problemi». Perché Sara voleva bene a Vincenzo e non voleva rovinarlo. Anche alle amiche preoccupate per lei ripeteva: «Gli passerà» [Corbi, Sta, 31/5].
 
• Vincenzo era talmente ossessionato da Sara che sui muri di fronte alla casa di lei scriveva frasi come: «Anche oggi ti amo».

• In cella Vincenzo piange e dice: «Voglio morire» [Corbi e Pitoni, Sta 1/6]