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 2016  maggio 30 Lunedì calendario

Hillary Clinton e il caso delle e-mail

L’osservatorio indipendente del Dipartimento di Stato americano ha stabilito che Hillary Clinton ha violato le regole nell’ambito del cosiddetto email gate.
La candidata democratica è finita nella bufera per aver continuato ad usare, anche per comunicazioni ufficiali, la mail personale quando era segretario di Stato, mentre avrebbe dovuto utilizzare i server del governo.
Perché lo ha fatto? Secondo il giornalista dell’Washington Post Eugene Robinson, «c’è solo una risposta possibile: [Hillary] voleva il controllo» su quelle comunicazioni. In altre parole, voleva tenerle private.
LA CLINTON VOLEVA IL CONTROLLO DELLE INFORMAZIONI. La Clinton e il suo staff si sono sempre difesi affermando che l’uso di un account privato per le mail era legittimato dalle regole del Dipartimento di Stato.
Che però, nel rapporto inviato il 25 maggio al Congresso, ha smentito questa versione. 
Per fare il punto sulla vicenda, il sito Vox.com ha stilato una lista di fatti chiave: Lettera43.it ha selezionato i più importanti.
Ecco dunque una guida all’email gate.
 

Hillary Clinton si scusa pubblicamente per la vicenda delle mail. 1. Il dominio personale: creato dallo staff di Hillary nel 2009 Nel gennaio 2009 gli assistenti della Clinton creano un dominio mail chiamato Clintonemail.com, proprio mentre lei sta per avere la conferma al Senato della nomina a segretario di Stato.
PIÙ INDIRIZZI COLLEGATI A QUEL SERVER. Durante il suo mandato, Hillary usa sempre indirizzi email che riportava a quel server, sia per le comunicazioni private sia per quelle di lavoro, piuttosto che il sistema governativo per i messaggi del Dipartimento di Stato.
2. Le prime rivelazioni: nel 2013 un hacker svela le mail sulla Libia Nel marzo 2013, un hacker chiamato “Guccifer” fa trapelare una serie di mail inviate dall’ex assistente della Casa Bianca alla Clinton sulla situazione della Libia.
GIORNALISTI IN ALLERTA. Questa è la prima rivelazione pubblica del particolare uso delle mail da parte del segretario di Stato e un campanello per giornalisti e legislatori che la Clinton sta gestendo gli affari pubblici su un account personale.
3. La Commissione per il caso Stevens: il punto di partenza per le indagini Nel maggio 2014, la Camera dei Rappresentanti vota la creazione di una Commissione per gli eventi riguardanti l’attacco terroristico del 2012 a Bengasi in cui perse la vita l’ambasciatore Chris Stevens. Lo scopo è esaminare le politiche del governo relative a quei fatti.
LA SVOLTA AD AGOSTO. Ad agosto la Casa Bianca comunica al Dipartimento di Stato che le ricerche della Commissione includono mail governative indirizzate all’account personale di Hillary.
4. La consegna delle mail: il team della Clinton cerca di cancellarle Il 5 dicembre la Clinton consegna le mail del Dipartimento di Stato che il suo team aveva etichettato come “lavorative”.
I suoi assistenti cercano di cancellare le comunicazioni in questione dal server privato.
DUE MESSAGGI TOP SECRET. Il 23 luglio 2015 gli ispettori incaricati dai giudici riferiscono al Congresso di aver trovato quattro email contenenti informazioni riservate. Due contenevano dettagli “top secret”.
5. L’analisi del server: l’Fbi trova oltre 200 mail riservate Agosto 2015: dopo essersi rifiutata per mesi, e dopo che gli ispettori hanno sollevato preoccupazioni per l’esistenza di informazioni riservate al di fuori del controllo governativo, la Clinton consegna i suoi server all’Fbi.
VUOTO INFORMATIVO. Più di 200 email trovate nei server della Clinton sono state considerate riservate.
Il rapporto dell’sservatorio mette nel mirino non solo il fatto che Hillary da segretario di Stato usasse un account privato di posta elettronica, ma anche la mancanza di mesi di informazioni riferite all’incarico svolto dall’ex first lady al Dipartimento.