CorrierEconomia, 30 maggio 2016
Marchionne non sa ancora se sposarsi in Cina o in Francia. Ma una cosa è certa: il futuro è verde
Sergio Marchionne è arrivato, a Torino, nel giugno 2004, ha salvato la Fiat risolvendo, a suo favore, il contratto con General Motors, ha acquisito una Chrysler fallita, a costo zero, rilanciandola, ha integrato le due società, creandone una nuova che si chiama Fca. Ora il suo traguardo, entro il 2018 (data in cui dovrebbe lasciare il timone ad un suo successore), vede la costruzione di un gruppo attivo globalmente. Una sfida che ha di fronte diversi ostacoli, partendo da leggi sempre più rigide nel campo delle emissioni nocive di anidride carbonica, da economie di scala che si possono ottimizzare solo spalmandole su 10 milioni di veicoli venduti e sull’evoluzione di tecnologie che portano all’auto che si guida da sola.
La ricerca di un partner continua ad essere una priorità, ma non assoluta. Fca può legarsi solo ad aziende che hanno la stessa dimensione o maggiori. Il cinese Gac non ha un bilancio paritario a quello di Fca e, come tutte le industrie della Grande Muraglia, ha una compartecipazione del governo. Sarà questo a decidere chi e come potrà interagire o fondersi con un gruppo occidentale, specialmente con radici anche americane.
Un altro stato, quello francese, può essere determinante per decidere di scartare del tutto l’opzione Psa, esclusa nei giorni scorsi dal presidente John Elkann. L’agenzia delle partecipazioni (Ape) ha messo in discussione se conservare, una parte o niente, del 14% del gruppo Psa. Il recupero «spettacolare» della società si è tradotto in una rivalutazione importante e oggi, anche la ricca Francia, ha necessità di recuperare denaro per andare in soccorso di altre industrie in difficoltà. Nel 2014 lo Stato aveva iniettato 800 milioni di euro nelle casse vuote del costruttore, che ora valgono almeno 1,5 miliardi. La posizione degli altri due partner – il cinese Dongfeng e la famiglia Peugeot – pare di attesa, anche se i Peugeot hanno fatto intendere che la porta rimane aperta se l’occasione si presentasse.
I pianiIn questo momento l’attenzione di Fca è rivolta alla valorizzazione dei brand, dopo aver scorporato la Ferrari che viaggia su un binario indipendente, Alfa Romeo e Maserati costituiranno un solo polo, quello del lusso e ripartono con due modelli chiave, la Giulia berlina e il suv Levante.
Rappresentano l’alta qualità raggiunta, che consente margini di profitto elevati, e hanno ridato vita a due stabilimenti. Da oggi, nella fabbrica di Mirafiori, a Torino, dove lavorano 17 mila persone che operano secondo i principi del World Classs Manufacturing, la produzione del Levante passa a due turni di lavoro giornalieri. Saranno utilizzate, complessivamente, 1200 persone, tra cui 550 rientrano dalla cassa di integrazione e 150 dall’impianto di Grugliasco per supportare, con la loro esperienza, acquisita nell’assemblaggio della Maserati Quattroporte e Ghibli, queste linee di montaggio. A Cassino, viene prodotta la Giulia: nel 2017 si punta a venderne almeno 100mila unità, l’obiettivo globale rimane 400mila, per il 2018.
In autunno arriva il suv Stelvio, a cui seguirà un terzo modello, sempre localizzato nella stessa fabbrica. La piena commercializzazione della Giulia sbloccherà anche Cassino, dove potrebbe esserci, entro il 2018, un incremento di 3 mila posti di lavoro, a 7.700 addetti. Sarà coinvolto l’impianto di Pomigliano per la futura Giulietta (2018) e per il suv del segmento C da lei derivato: una mossa che comporterebbe la fine della cassa di integrazione e possibili nuove assunzioni anche per quanto riguarda l’indotto locale.
La mappaA Termoli sono realizzati i motori V6 di derivazione Ferrari per la versione Quadrifoglio della Giulia ma verranno anche prodotti circa 200 mila propulsori l’anno per la Giulia. Marchionne ha promesso, anche qui, nuovi impieghi.
Jeep grazie a Renegade potrebbe avvicinarsi a 1,5 milioni di consegne già nel 2016. Nell’ultimo trimestre debutterà, inizialmente solo in Brasile, la nuova Jeep Compass, ma è stata annunciata anche negli Usa, forse in Cina e per l’Europa a Melfi.
Il marchio Fiat non è la Cenerentola di casa, la Tipo non ha ancora sviluppato tutte le sue versioni, il suo successo fa pensare che dopo la 4 porte, la 5 porte, la station wagon, siano allo studio una variante cabrio ed una sportiva. La 124 Spider sta facendo sognare e il pick-up Toro potrebbe trasformarsi in un suv.