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 2016  maggio 30 Lunedì calendario

Il giorno che uccisero Achille Ballori, Gran Maestro massone. Era il 31 ottobre 1917

Alle cinque della sera, il commendatore Achille Ballori è seduto alla sua scrivania a Palazzo Giustiniani. Roma, 31 ottobre del 1917. Sei giorni prima, Ballori è stato designato come futuro Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (Goi), la più antica e importante comunione massonica del Paese. Non è solo. In stanza con lui c’è Ulisse Bacci, segretario generale del Goi. Alle cinque suona il telefono, Ballori risponde, poi riattacca. D’improvviso è pallido e impaurito. Rivolto a Bacci, dice: “A casa si è presentata una persona, voleva me. Sono stati costretti a dire che sono a Palazzo Giustiniani. Lui è andato via minacciando che se non mi trovava sarebbe tornato a casa per ammazzare tutti”.
Quattro colpi al petto “Buonanotte fratello”
Un’ora e tre quarti dopo, l’usciere di Palazzo Giustiniani avvisa Ballori che nella sala d’ingresso c’è un signore con il cappello che chiede di lui. Il Gran Maestro designato è sempre con Bacci. Ha capito che si tratta della persona andata a casa. “Voglio vedere chi è, andiamo”. I due vanno a incontrare il misterioso uomo. “Voi chi siete, che volete?”. “Cerco il commendatore Ballori”. “Sono io”. “È lei che cerco”. L’ospite con il cappello spara quattro colpi con un revolver e scappa via. Ballori, barcollante, segue Bacci fino alla sala della giunta massonica. Attraversano il corridoio, l’archivio e un salottino. Si accascia su un divano. È stato ferito a morte, al petto. Muore senza dire nulla. Bacci gli abbassa le palpebre e sussurra: “Buonanotte fratello”. L’assassino, braccato, viene fermato in via Torino. Vuole ammazzare un altro massone di rango: Ernesto Nathan, ancora oggi considerato il più grande sindaco di Roma nel Novecento, e non solo.
“Mia sorella è stata uccisa con il gas”
Il killer con il cappello si chiama Lorenzo D’Ambrosio. È un farmacista di Avellino ed è stato nel manicomio di Nocera Inferiore, al confine tra Napoli e Salerno. D’Ambrosio spiega le ragioni dell’omicidio così: “La massoneria è una setta terribile, mi ha fatto chiudere la farmacia e ha ucciso con il gas mia sorella in America. Non avevo nessuna antipatia per Ballori, medico eccellente. Non lo odiavo ma dovevo vendicarmi. Volevo ammazzare anche Nathan ed Ettore Ferrari”.
“Vietato ogni accordo con i cattolici”
La vicenda giudiziaria si chiude sei mesi dopo. La Corte d’Appello di Roma dichiara il non luogo a procedere per D’Ambrosio perché ritenuto in stato di totale infermità mentale. L’assassino viene ricoverato di nuovo in manicomio, stavolta a Roma. Nathan, Ferrari, Ballori. Quest’ultimo doveva succedere a Ettore Ferrari nella gran maestranza del Goi. Al posto suo venne eletto Ernesto Nathan per “uno stato di necessità”. Sono gli anni in cui la massoneria si è fatta partito sotto le insegne della sinistra risorgimentale e liberale e in funzione anticlericale. Repubblicani e radicali sono in gran parte massone. Il Gran Maestro di questa svolta è stato proprio l’artista Ferrari, amico del grande Felice Cavallotti, fondatore del Partito radicale: “La massoneria pur riconoscendo la piena autonomia dei Fratelli per la loro singolare azione in seno dei partiti politici, non consente alcun atto che implichi dedizione o transazioni con tendenze clericali o reazionarie, è loro vietato qualsivoglia compromesso con i clericali”.
La scissione storica di Piazza del Geù
Siamo nel crepuscolo dell’età giolittiana e i cattolici, archiviato il Non expedit di Pio IX, cioè il divieto di fare politica, da lì a poco si riconosceranno nel Partito popolare. La svolta di Ferrari è la pietra miliare su cui poggia la storica scissione della massoneria italiana nel 1908. Nel Parlamento si deve discutere e votare il celebre emendamento Bissolati che sancisce il carattere laico della scuola e vieta l’insegnamento religioso. La massoneria dà ordine a tutti i suoi deputati di approvarlo, ma il provvedimento viene bocciato. Nel Goi si apre al processo ai dissidenti e questi promuovono la scissione di Piazza del Gesù.
Il Partito democratico costituzionale
Ballori aveva 67 anni quando venne ucciso. Medico, era stato direttore degli Ospedali riuniti di Roma. In politica era stato consigliere comunale, vicesindaco e assessore della Capitale. Fu tra i fondatori del Partito democratico costituzionale. I suoi fratelli massoni lo ricordarono così: “Di mente elettissima, acutissima. Nel deliberare non precipitoso, anzi studioso di procacciarsi ogni consiglio e lume. (…) Ingannarlo era ben difficile: perocché egli penetrasse nello spirito altrui e scorgesse agevolmente anche le più remote conseguenze d’ogni fatto e d’ogni provvedimento”.
Una ferita aperta: la confisca della sede
Dopo la scissione del 1908, il Goi acquistò nel 1911 Palazzo Giustiniani (sede del Grande Oriente già dal 1901) per “l’intera consistenza da cielo a terra” tramite la società fiduciaria Urbs. Il fascismo confiscò il cosiddetto “Vaticano verde” della massoneria ma la fine del regime non restituì la proprietà ai massoni. Anzi. Il palazzo ancora oggi ospita il Senato e nel 1988 ci fu il lodo Spadolini, dal nome dell’allora presidente di Palazzo Madama, per una “limitata porzione di locali” da destinare a sede del Museo storico della massoneria italiana. Oggi la sede del Goi è al Vascello, sul Gianicolo ma Palazzo Giustiniani resta una ferita aperta.