il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2016
Coltelli e cocaina: la guerra tra gruppi ultras nella curva del Milan
Sono scesi in strada con le armi. Sono andati casa per casa. Chi doveva essere preso è stato preso. Hanno parlato. Ordinato. Si sono dileguati. È stato l’ultimo atto, rabbioso, violento, criminale. È così che la banda della curva Sud si è presa anche il ricco settore del primo anello blu dello stadio Giuseppe Meazza. Milano, metà aprile. La faida del tifo organizzato rossonero è in pieno svolgimento. In pochi se ne accorgono. La guerra scorre sotterranea da un luogo all’altro della città. Dai locali del centro al baretto il Clan di Sesto San Giovanni, comune di provenienza di Kevin Pirola, l’ultras milanista accusato di aver accoltellato uno juventino a Roma dopo la finale di coppa Italia. Snodi cruciali per comprendere non solo le dinamiche degli ultras, ma anche l’intero risiko criminale che mette insieme batterie di trafficanti e i ricchi affari all’interno della curva. Sullo sfondo, addirittura, la dirigenza del Milan con il suo presidente Silvio Berlusconi, oltre al ritorno della Fossa dei leoni, gruppo che ha fatto la storia del movimento ultras in Italia, epurato nel 2005 dai vicerè della Sud. Un ritorno, quello della Fossa, diretto dalla regia criminale della banda che ne permette il rientro solo per una questione di marketing.
Andiamo con ordine.
E torniamo a quelle ombre che si muovono accavallate (armate, ndr). Puntano dritto all’abitazione dell’ex socio di un bar vicino allo stadio già coinvolto in un’inchiesta dell’antimafia per un colossale traffico di droga. Nel suo locale, ricostruirono gli investigatori, il clan dei sardi gestiva borsoni di cocaina. Il collegamento rende chiaro l’obiettivo: i sardi devono mollare la gestione del primo anello blu, quello storicamente occupato dal gruppo Commandos Tigre. È un atto duro. Coraggioso a suo modo. I sardi, infatti, sono gente dal nobile pedigree malavitoso. Gente da anni a Milano, legata ai pugliesi vicini al boss Savinuccio Parisi. Capi criminali che da tempo gestiscono gli affari del primo anello in alleanza con un gruppo di calabresi originari di San Luca residenti nell’hinterland a nord di Milano.
Prima delle pistole succede qualcos’altro. È il 17 aprile scorso, domenica di campionato. Il Milan gioca in trasferta a Genova contro la Sampdoria. Gli ultras rossoneri si avviano al settore ospiti. Sono tutti insieme. Salgono le rampe interne. È in quel momento che l’aggressione va in scena. I picchiatori della curva Sud (persone esperte in arti marziali) colpiscono e non sbagliano. Obiettivo: un nutrito gruppo dei Commandos Tigre. Il blitz avviene dove non ci sono telecamere. Il messaggio è sempre lo stesso: dovete andarvene. Il primo atto di questa faida risale al 9 aprile durante Milan-Juventus. In quel caso la banda della Sud aveva portato al primo anello il suo striscione. La cosa non era stata digerita dai Commandos.
Ma chi sono i vicerè della curva Sud? Per capire bisogna tornare al 2007, quando la procura di Milano chiude il cerchio attorno a un gruppo ultras accusato di aver tentato un’estorsione alla società del Milan. Le carte svelano il vero dna dei cosiddetti Guerrieri Ultras diretti dal napoletano Giancarlo Lombardi alias Sandokan. Il capo è lui, coinvolto anche in un’inchiesta per riciclaggio legata alla famiglia mafiosa dei Fidanzati. Attorno un nutrito gruppo di comprimari, gente cresciuta nel mondo criminale, come i fratelli Lucci o Marietto Diana. Si chiamano ultras ma nulla hanno a che vedere con il tifo. Si tengono dentro anche uno come Giancarlo Capelli detto il Barone volto pubblico della curva Sud in stretti rapporti con la famiglia Berlusconi. Capelli sarà imputato, ma poi uscirà assolto dall’istruttoria. Ora è rientrato allo stadio e proprio al primo anello blu. Sopra Lombardi, mai indagato, Loris Grancini, capo dei Viking della Juve, campione di poker, residenza milanese, e rapporti strettissimi con Pietro Amante, messinese e boss della droga legato alle più potenti famiglie della ‘ndrangheta come il clan Papalia e a uomini di Cosa nostra, come Luigi Bonanno broker milanese per conto dei Lo Piccolo. Insomma, il peso criminale è evidente. Anche per questo la Digos, dopo i fatti di Genova, temeva una reazione dura da parte delle famiglie (perdenti) che stanno dietro ai Commandos. Nessuno, però, fino ad oggi ha sparato.
La banda della Sud entra in curva nel 2005 con il nome di Guerrieri ultras. In poco tempo si compra il direttivo della Fossa dei leoni (poi sciolta) e delle Brigate rossonere. Risultato: al secondo anello blu da almeno tre anni campeggia un unico striscione con la scritta Curva Sud. Da allora il gruppo criminale ha stretto rapporti con Adriano Galliani. Rapporti che ora si sono rovinati, tanto che solo pochi giorni fa Lombardi assieme ai fratelli Lucci ha incontrato lo stesso Berlusconi. Motivo: la cacciata di Galliani. E del resto è nota la vicinanza tra Luca Lucci e Barbara Berlusconi. Oltre a BB Lucci ha solidi rapporti con il mondo del narcotraffico milanese storicamente controllato dalla ‘ndrangheta. Il suo grossista è vicino a Daniele Cataldo, altro ultras rossonero, coinvolto in un’altra brutta storia (procurò l’auto per l’omicidio di un’avvocatessa, auto prestata dallo stesso Lucci), arrestato nell’aprile 2015 dopo che la polizia ha trovato nel suo garage di Sesto San Giovanni 13 armi e panetti di cocaina con stampato il marchio Expo.
Oggi le dinamiche si modificano ulteriormente. La presa del primo anello è “giustificata” dal fatto che da qualche mese la Cassazione ha messo la parola fine al processo per l’estorsione al Milan. Le carte, dunque, sono tutte pubbliche. E da quelle carte emerge la collaborazione con i magistrati di due figure storiche dei Commandos. Parole che hanno incastrato Lombardi e gli altri. Davanti a una cosa del genere la reazione di un gruppo che ragiona con logiche mafiose è solo ed esclusivamente l’epurazione. Così è stato. E poi c’è il nuovo assetto della curva. Dall’anno prossimo, infatti, al secondo anello torneranno la Fossa dei leoni e le Brigate rossonere, queste ultime già in parte presenti e dirette da un gruppo che il 27 gennaio 2005 massacrò di botte uno degli esponenti storici dei Commandos. Il ritorno della Fossa, invece, ha un solo obiettivo: riportare la gente in curva per poter incrementare l’affare dello spaccio. Per questo la banda della Sud ha ordinato a un personaggio storico della Fossa di organizzare il ritorno. Il tutto giostrato dai soliti noti che oggi, ancora più di ieri, sembrano in grado d’imporre la loro forza criminale. A nulla, poi, serviranno i quasi cento provvedimenti di Daspo che pioveranno sulla Sud dopo i fatti di Roma. Oggi la banda è più potente di prima e la conquista del primo anello serve anche a presentarsi uniti davanti ai nuovi possibili proprietari cinesi dell’Ac Milan.