Il Sole 24 Ore, 30 maggio 2016
Il candidato più vecchio ha 92 anni, il più giovane 18
Ha novantadue anni. Ma deve essere ancora pieno di energia, Attilio Piggianelli. Tra quelli delle grandi città è il candidato che vanta il record di longevità (92 anni e tre mesi)?tra tutti gli aspiranti consiglieri. Ma probabilmente non è il suo unico primato: l’ultranovantenne, infatti, è sceso in campo in due città: a Torino con la lista Forza Toro e a Roma con la Lega centro con Giovanni Salvini (attenzione all’omonimia). Un impegno anomalo e gravoso attenuato dalla posizione in lista (32°?posto a Torino e 19°?a Roma)?che non lascia molte speranze di essere eletto e fa piuttosto pensare alla necessità di saturare comunque le liste che tutti i raggruppamenti minori hanno.
Al lato opposto della scala si trovano i neomaggiorenni: tra questi Aldo Maria Biscardi (l’omonimo nipote del giornalista sportivo) che ha compiuto 18 anni solo la settimana scorsa, altri tre diciottenni a Napoli e una neomaggiorenne a Trieste.
L’età
Guardando all’età complessiva dei candidati nei sette capoluoghi di Regione al voto si scopre che è Napoli la città con più giovani under 30 in lista: in tutto 255. Ma più che per scelte politiche il record deriva dal numero incredibile di pretendenti alle poltrone cittadine: oltre 1500, di cui appunto i giovanissimi rappresentano non più del 16 per cento. Quanto agli aspiranti primi cittadini da segnalare Chiara Appendino, 32 anni, in corsa con il Movimento 5 Stelle a Torino e il milanese Nicolò Mardegan di 33 anni alla guida della lista civica NoixMilano.
Ma in generale le grandi città seguono la tendenza nazionale a favorire candidati di mezz’età: il 27% degli aspiranti consiglieri è nella fascia tra i 40 e i 50 anni di età, a cui si aggiunge un altro 25% di uomini e donne dai 50 ai 60 anni. E i giovani si trovano spesso indietro nelle liste.
Le donne
Nelle grandi città le regole sulla preferenza di genere sono decisive per far aumentare le quote rosa. Nei Comuni con più di 15mila abitanti, si possono esprimere fino a due preferenze, ma una deve essere per una donna. E, infatti, i sette capoluoghi vantano tutti più del 40% di donne in lista. Fanno ancora meglio Torino con il 44,8% e Cagliari con il 44,5 per cento.
Dove invece pesa ancora – e parecchio – il gap di genere è per la carica di primo cittadino nelle metropoli: se si eccettua Napoli in cui su 10 aspiranti tre sono donne, nelle altre realtà le donne sono una rarità che non va oltre l’11% (al di sotto anche della media nazionale pari al 18 per cento). Con ben quattro città maglia nera: a Milano, Bologna Trieste e Cagliari si registra solo una candidata a sindaco di sesso femminile. E nella folla dei 17 «pretendenti al trono» di Torino, le donne sono solo due.