La Stampa, 30 maggio 2016
«Jerome Boateng è un buon giocatore ma non per questo un buon vicino». La provocazione dell’estrema destra tedesca
Abituati a usare le comuni paure come leva per gli istinti peggiori, quelli di Alternative für Deutschland, movimento di destra dal consenso in crescita, hanno pensato di unire i soliti slogan antimmigrati al calcio. Tema popolare e gioco popolarissimo: convinti della combinazione perfetta hanno assestato un’uscita così: «Jerome Boateng è un buon giocatore ma non per questo un buon vicino».
Boateng è una delle tante facce della Germania multietnica campione del mondo, un simbolo di integrazione e Afd era pronta alla pioggia di critiche istituzionali ma convinta di solleticare approvazione. Solo che Boateng è un vicino ideale, ha un papà ghanese, è nato a Berlino, ha un fratello che ha deciso di giocare per l’Africa, ha scelto la Germania. È un esempio.
La Afd non ha previsto che i ragazzini sognassero di diventare come lui, la Kinder sì e lo ha inserito insieme agli altri nella campagna che mette la faccia dei campioni bambini sulle scatole del cioccolato al latte. Pegida, altro gruppo estremista, ha definito l’idea «deviante».
Il pubblico, i tifosi della nazionale, la stramaggioranza della Germania trovano queste posizioni incomprensibili. Il ghanese Boateng, come il turco Gundogan sono tedeschi. E per giunta dei tedeschi a cui somigliare.