Libero, 27 maggio 2016
Che mestiere fa Roberto Saviano?
Che mestiere fa Roberto Saviano? La domanda a questo punto è ammissibile. Saviano nasce come scrittore che appunto scrisse un libro formidabile e che rivelò al mondo delle cose che neanche tanti giornalisti sapevano; poi Gomorra è diventato una specie di marchio macinasoldi e rischia, ora, di banalizzare il crimine e di restituire status ai camorristi, ma questo è solo un parere personale. Il punto è che Gomorra, il libro, ormai ha dieci anni: e non è certo per altri libri (che poi è uno solo, sulla cocaina) se Saviano ha continuato ad affacciarsi alle nostre cronache. Il punto è che un pezzo d’Italia ha trasformato uno scrittore – persona intelligente, senza che sia un genio – in un’autorità morale. Sicché, da anni, distribuisce pagelline su candidati ed eletti, sentenzia sui giornali e in tv, decide chi è presentabile e chi no, alterna considerazioni interessanti a ovvietà o a cazzate. È il mercato. Ed è la democrazia. Saviano faccia pure.
Quindi non si capisce dove sia lo scandalo se il senatore di Ala Vincenzo D’Anna, sulla stessa base costituzionlmente garantita, fa la stessa cosa e rivolge delle critiche feroci a Saviano, basandole peraltro su fatti non inventati. Le condividiamo? Non interessa. Interessa che è scoppiato un pandemonio politico e che Saviano si è offeso proprio come una Madonna di Pompei. Può essere un problema di Saviano, può essere un problema per il Pd, ma non si offenderà nessuno se non è un problema per noi.