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 2016  maggio 27 Venerdì calendario

Intervista a Luana Velliscig, quella che cercava nani o disabili per trasmettere tenerezza in una serie tv

Luana Velliscig ora ha paura anche di rispondere al telefonino, perchè in fondo è da quel cellulare che è partito tutto: «Sono scossa, non avrei mai immaginato potesse succedermi una cosa simile, non riesco a parlarne, ogni cosa che dico sento che potranno usarla contro di me». Torinese, 29 anni, due giorni fa ha postato sulla sua bacheca un post per la mini-serie tv «Romanzo Famigliare». Un annuncio che doveva essere uguale a tanti. Invece, malauguratamente, era questo: «Cercasi a Torino e provincia un attore 16/18 anni nano o con altra disabilità che trasmetta tenerezza». Frase che le è costata una serie di insulti via social. E ha scatenato una bufera sulla mini-serie.

Luana, come ha potuto scrivere una frase del genere?
«Mi creda è stata soltanto frutto della fretta e della fatica immagazzinata quel giorno. Chi mi conosce sa bene che non considero la disabilità come qualcosa che induca tenerezza o, peggio, trasmetta pena. E allo stesso modo non considero queste persone specie a sè che meritano compassione. Sono persone: punto e basta. Ma vai a dimostrare che io quell’aggettivo l’avrei messo anche accanto a un bambino, oppure una ragazza bionda. É stata una disgrazia verbale. E la vischiosità dei social ha fatto il resto».
Ma perché ha usato proprio quelle parole: un disabile che trasmetta tenerezza...?
«É sbagliato, ma provo a spiegargliela, chiedendo naturalmente scusa a tutti coloro che si sono sentiti offesi: tenerezza non era la parola giusta per esprimere il fatto che una persona diversamente abile spesso ha bisogno di un aiuto. Ed è anche sano provare il desiderio di aiutarsi: fra tutti, non certamente solo con le persone diversamente abili».
Quando si è resa conto di avere scatenato una bufera su di lei sul mondo che circondava quel cast?
«Dopo qualche ora. Lei non può neppure immaginare come mi sento adesso. La stupidaggine è accaduta, e me ne sono resa conto. A quel punto l’ho cancellata, ma su Facebook, spesso la pezza è peggio del buco. Non sapevo più cosa fare e ormai la protesta era diventata virale. Ma ora vorrei solo che questa fase venisse archiviata il più in fretta possibile. Nonostante siano in tanti a manifestarmi solidarietà...».
Chi? I suoi amici?
«Sì, e anche i miei colleghi, Potrà sembrarle strano, ma fra loro ci sono molte persone disabili che sanno cosa penso sul serio di loro e che persona sono».