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 2016  maggio 27 Venerdì calendario

Gli orfani del Mediterraneo, quei bimbi ormai soli a Lampedusa perché le mamme sono morte annegate (e forse anche i papà)

E adesso è il tempo dei bambini che arrivano soli, qui a Lampedusa, lasciandosi dietro corpi annegati, ustionati, bruciati dal sole. È il tempo delle mamme che muoiono. È il tempo della consegna dei figli a sconosciuti compagni di sventura: «Tienilo tu, e salvalo, per me è finita».
Dopo la piccola Flavour, nove mesi, approdata martedì sul molo con una motovedetta – la madre incinta morta sul gommone infiammato dalla benzina del motore – ieri è stata la volta di un altro bambino di cinque anni. Anche lui solo, anche lui nero, arrivato con un elicottero militare alle sette di sera dopo essere stato recuperato in mattinata al largo della Libia dalla nave della missione internazionale Eunavformed e da due motovedette della Guardia costiera inviate da Lampedusa. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, con la sagoma del barcone semiaffondato sotto l’acqua trasparente e gli uomini a guardare in cielo, verso la salvezza, nudi, bagnati, disperati. 

In elicottero a Lampedusa

A bordo di quel barcone (uno dei ventidue soccorsi ieri dalla Guardia costiera, con quattromila migranti salvati) c’era anche lui. Bagnato, sotto choc, mezzo assiderato, gli occhioni spalancati. È volato un elicottero a prenderlo sul posto dei soccorsi, l’ha portato sull’isola dove Pietro Bartolo, il medico del poliambulatorio, l’eroe semplice del film Fuocoammare, l’ha preso in braccio e l’ha visitato. Se Flavour, che di nome vuol dire Privilegiata, avrà la fortuna di essere troppo piccola per ricordare, questo bambino porterà sempre in mente tutto. L’acqua che sale. L’ultimo abbraccio della madre, e forse anche del padre. Troppo presto per dire se viaggiasse con entrambi: i testimoni ieri sera erano ancora in navigazione verso l’isola sulle due motovedette, ma di sicuro c’è che il piccolo ora è solo. Che quando si è fatta la conta, nel caos dei soccorsi, dei 96 sopravvissuti, ognuno si è stretto ai familiari. E quel bambino lì non apparteneva a nessuno. I genitori sono nel numero ancora incerto di dispersi della giornata di ieri. 
Visitato, scaldato, curato, sarebbe stato poi portato al Centro di prima accoglienza da dove la piccola Flavour ripartirà già stamattina, diretta a Palermo, sede del Tribunale per i minorenni competente. Un migliaio le richieste di adozione arrivate per lei da tutta Italia: Roma, Milano, Torino, Firenze, Genova. Bartolo, che si è innamorato di quel faccino tondo, di quei sorrisi, di quelle braccia paffute e gettate al collo dei soccorritori, ha formalizzato ieri la sua domanda di affido. «Capisco che io e mia moglie abbiamo già la nostra età, ma sarei felice se me la dessero», dice con pudore.
E questa bimba arrivata dal mare adesso è un rebus. Di lei si conosce soltanto il nome. E la provenienza. In un primo momento si era detto Mali, invece è Nigeria. Ma poco altro hanno raccontato i testimoni arrivati con lei sulla motovedetta, peraltro ustionati anche loro. È un rebus, nascosto dietro quegli occhi neri. Si sa soltanto che nel primo pomeriggio di martedì il gommone su cui viaggiava con la madre, a circa quaranta miglia dalla Libia, ha lanciato l’allarme che è stato raccolto – come sempre – dalla centrale operativa della Guardia costiera, a Roma.

I sopravvissuti
In una giornata campale, con le richieste di aiuto che si susseguivano, la nave più vicina era il mercantile «Nord Gardenia» che è stato inviato sul posto. Ha raccolto tutti i sopravvissuti, e nessun cadavere. La mamma, quindi, era già morta. Difficile recuperare le vittime per una nave commerciale che non ha alcuna attrezzatura di soccorso, un gigante con la fiancata alta quaranta metri: da lì hanno buttato giù le scalette di corda su cui i superstiti sono saliti, uno dopo l’altro. Le due motovedette arrivate da Lampedusa intorno alle sette di sera, dopo quasi 150 miglia di mare, hanno trovato la piccola senza alcun parente. Era in braccio a una donna nigeriana, ustionata anche lei, che ha raccontato la storia. 
La storia di quella madre coraggiosa, con la piccola in braccio e un altro figlio in grembo, che si era imbarcata senza il suo uomo e che in mare era rimasta per sempre. Come si chiamava? Chi aveva lasciato? Chi voleva raggiungere? Chissà se qualcuno adesso riconoscerà la bambina, chissà se Flavour riabbraccerà mai un parente, chissà se saprà da dove è arrivata. Figlia del mare. Mare che inghiotte, mare che salva.