il Fatto Quotidiano, 26 maggio 2016
Se la ragazza stuprata è albanese non fa notizia. È successo a Roma
C’è una femmina nuda e la gente deve sapere. Che la gente debba saperlo l’ha detto Vladimir Kosturi, il padre di questa femmina nuda, Besjana, 27 anni, stuprata come una pupa di pezza nella sera del 6 maggio scorso, a Roma. Besjana – la femmina nuda – presa a 150 metri da casa sua, trascinata in una baracca, è stata tenuta sotto sequestro, drogata e violentata da due uomini per cinque ore in un campo rom nel quartiere Prenestino da dove è scappata per trovare rifugio, di notte, nella più vicina caserma dei carabinieri.
“La gente deve sapere”, urla ancora oggi il padre, Vladimir, insegnante di Matematica, albanese di sangue e cittadino italiano come la figlia di cui nessun giornale scrive, riferisce e racconta soprattutto in questi giorni di campagna elettorale dove tutti – destra e sinistra, nella città dei porci comodi – parlano e straparlano di sicurezza.
“La gente deve sapere”, ripete il padre firmando una lettera aperta in cui chiede la diffusione di questa notizia – la storia di Besjana Kosturi, femmina nuda – tenuta nel silenzio da tutti perché manda in cortocircuito le sporche logiche di propaganda degli uni e degli altri.
Certa gente, però, non lo vuole sapere. Non vuole saperne la sinistra, egemone in punto di retorica buonista, perché il delitto s’è consumato in un campo rom. Non vuole saperne la destra, egemone in punto di populismo, perché la vittima ha un difetto: è albanese.
Se non fosse riuscita a scappare, Besjana, cosa sarebbe successo? Il se non ora quando delle femministe, intanto, è diventato un “adesso su questo sorvoliamo”, sui sacri dogmi del politicamente corretto – si sa – non si può; e anche le ruspe del salvinismo hanno dovuto mettersi in pausa: difendere il diritto di una giovane signora albanese, evidentemente, rallenta la fanfara.
“Prima di tutto gli italiani”, no? La sicurezza per tutti, invece, è la garanzia di tutti. La cosa più di destra degli ultimi giorni – conseguente alla lezione di Paolo Borsellino – l’hanno fatta i nigeriani e i bengalesi di Palermo che hanno denunciato le estorsioni mafiose al mercato di Ballarò. La cosa più di sinistra da poter fare, adesso, sarebbe giusto quella di unirsi alla manifestazione della Lega immigrati albanesi per chiedere “insieme, uniti, di fermare il degrado”, soprattutto quando il degrado ha un indirizzo: il campo rom al Prenestino.
C’è, dunque, una femmina nuda, e non è quella del superbo romanzo di Elena Stancanelli. È Besjana Kosturi – sfuggita alle bestie, appagate e ubriache – brava a far prendere dai carabinieri uno dei due suoi stupratori.
Non è stata presa, invece, la notizia nella sua gravità. E con la destra e la sinistra – a far la gara di omertà la prima, e di rimozione la seconda – tutti hanno fatto scivolare nel dimenticatoio quella sera del 6 maggio, a Roma, come se il sorriso sfregiato di questa femmina nuda non fosse “il corpo delle donne”, come se non meritasse altro destino che la solitudine di un padre che in quel quartiere dove destra e sinistra vanno a cercare i voti ancora grida: “La gente deve sapere”.
C’è questa femmina nuda e la gente deve ascoltare le parole del padre. “Mia figlia”, ha ripetuto Vladimir Kosturi, “ha deciso di sacrificare la privacy perché la gente sappia e le istituzioni si mettano in moto”. C’è stata la manifestazione organizzata da questo padre e, a eccezione del passaparola in Internet, nulla ne è risultato nella grande vetrina dell’opinione pubblica. Neppure le signorine di buona famiglia del giornalismo ciripiripì – ma neanche la Rai3 di Daria Bignardi – hanno fatto mostra di raccontare la storia di Besjana e neanche il precedente tragico di Giovanna Reggiani, violentata e uccisa il 30 ottobre 2007 nei pressi del campo rom di Tor di Quinto (vicenda che fece da volano a Gianni Alemanno per vincere le elezioni), ha messo in moto le ruspe dei matamori di destra. Di questa femmina nuda nessuno dovrà sapere.