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 2016  maggio 26 Giovedì calendario

La follia del gatto vegano

Quando ci innamoriamo di qualcuno, cerchiamo di cambiarlo. Renderlo diverso: più affettuoso, più gentile, più accondiscendente. Desideriamo si avvicini ai nostri gusti, alla nostra musica, ai nostri film e, perché no, al nostro shopping. Insomma cerchiamo di stravolgere il nostro uomo (o donna) inconsapevolmente (a volte con estrema consapevolezza) affinché diventi un altro. Questo purtroppo troppo spesso avviene anche con l’amico a quattro zampe. C’è chi prova a umanizzarlo, all’inizio con guinzagli tempestati di inutili Swarovski e cappottini vari, poi col tatuaggio: alcuni padroni marchiano l’amico peloso con lo stesso disegno scelto per sé. Il fidanzato, l’amante o il marito ci può mandare a quel paese quando esageriamo, Fido e micio no. Per farci contenti e avere le nostre attenzioni sopportano, in silenzio. E l’ultima follia che coinvolge i nostri animali ha davvero dell’incredibile. Gli umani vegetariani e vegani stanno imponendo all’amico a quattrozampe un regime alimentare “innaturale”. Abituato a crocchette di pollo e merluzzo bollito, si ritrova nella ciotola carote alla julien e finocchi.
Il mio gatto «sorride» di fronte a Maurizio Crozza quando ci conduce nella cucina di Germidi Soia, chef vegano del ristorante “Satùt-de-Cartòn” che snocciola la sua cucina crudista o quando presenta il suo libro “Figlio di Soia”, un viaggio nel mondo vegano dalla A di Ayurvedico alla Z di zero. Ma i vegani lo sanno che il gatto è animale carnivoro per eccellenza, con particolari esigenze nutrizionali e ha bisogno della taurina, un aminoacido essenziale per la sua salute, che non riesce a produrre in modo autonomo, come invece fanno i cani. In natura il gatto si alimenta di piccole prede come insetti, uccellini e topolini (speriamo che a nessuna ditta di cibo per gatti venga in mente di produrlo con questi animaletti), nelle case invece viene alimentato con carne di pesce, coniglio, manzo, agnello, cervo.
IL VETERINARIO
«Il gatto ha estremamente bisogno della carne per far lavorare bene il suo organismo – conferma il dottore veterinario Nicola Galli –. Un felino se non viene alimentato con carne avrà una sensibile carenza di taurina. Una carenza importante che va a compromettere il suo sistema immunitario. I primi problemi che ne derivano sono oculari e cardiaci. Una dieta vegana prolungata può provocare la cecità del gatto o peggio la sua morte».

I PRIMI CASI

A Melbourne, per esempio, un gattino di pochi mesi ha rischiato di morire perché costretto dai proprietari a seguire una dieta vegana stretta. «Quando è arrivato in ospedale era debilitato e ha avuto un collasso», racconta la dottoressa Leanne Pinfold. Grazie a flebo, un cuscino caldo e abbondante carne nel giro di tre giorni il gattino dal pelo arancione striato si è ripreso. I veterinari australiani mettono in guardia: «Le ideologie dovrebbero stare lontane dai propri animali». Si sta diffondendo e non solo nei templi del veganismo ma anche on line l’idea che animali carnivori, come i gatti, possano nutrirsi senza problemi di vegetali. Questa è una palese falsità. Se un carnivoro viene costretto a mangiare vegetali o sarà costretto a cacciare altri animali (in casa è un po’ difficile) o rischierà di ammalarsi.
IL BUSINESS
E visto che il mercato italiano del pet food è il terzo d’Europa, dopo Francia e Germania – nel 2014 ha fatto registrare un volume d’affari di un miliardo e 830 milioni – c’è chi pensa al business e sfruttando l’ultima moda alimentare ha già messo in commercio mangimi vegani per gatti e cani. Tra questi esistono anche quelli proteici con la taurina di produzione sintetica. Crocchette vegetali con taurina sintetica: poveri mici. Una crudeltà. Il mercato del pet food ha varcato la frontiera del cruelty free, che significa liberi dalla crudeltà (dipende dai punti di vista), con i quattro monopolisti Nestlé, Procter & Gamble, Waltham e Hills convinti a commercializzare una linea di prodotti senza proteine animali dopo il brand italiano Amì di Padova. Che dire... Preoccupano i vegani: una volta fatta la scelta etico-alimentare, diventa un obbligo morale per loro applicarla a qualsiasi fattore della propria vita, dalla cucina, al vestiario, ai propri animali domestici, partendo dal presupposto che «non nutrirebbero i propri cuccioli con altri cuccioli!». Macché etica. È una scelta dettata dall’ignoranza e dalla presunzione privare gli animali di alimenti essenziali per la loro salute e costringerli a cambiare la loro natura, quandonon hanno alcuna possibilità di scegliere, di decidere. Possono solo subire.