La Stampa, 26 maggio 2016
Il più grande telescopio al mondo sarà italiano
«Faremo scienza di frontiera. E sfonderemo davvero i confini dell’universo». Non è comune sentire uno scienziato sbilanciarsi e usare termini altisonanti. Ma ci sono giornate in cui mirare in alto è inevitabile. E ieri Nicolò D’Amico, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, aveva da commentare una notizia storica: sarà l’Italia ad occuparsi della costruzione della cupola e della struttura meccanica del più grande telescopio al mondo. Un occhio ipertecnologico da 39 metri di diametro, chiamato E-ELT (European Extremely Large Telescope) e frutto di una grande collaborazione internazionale. In base all’accordo siglato ieri, porterà una commessa da totali 400 milioni di euro per la cordata di società italiane coinvolte: Astaldi, Cimolai ed EIE Group.
Il progetto del supertelescopio è dello European Southern Observatory ed è partito già a fine 2005. Porterà entro il 2024 a costruire il più grande occhio del mondo rivolto al cielo, poggiato in Cile, ai 3.060 metri di Cerro Armazones. «Ci aiuterà – spiega D’Amico – a scrutare in una grande varietà di questioni. Lo useremo per studiare l’atmosfera e le caratteristiche dei pianeti extrasolari. Potremo indagare meglio il centro della nostra galassia, dove abbiamo evidenze indirette della presenza di un grande buco nero. E poi arriveremo molto più lontano nello spazio, quindi più indietro nel tempo. Avvicinandoci fino al periodo primordiale, poco dopo il Big Bang, quando era in corso la formazione delle galassie. Affondando sempre più le mani nei misteri fondamentali della vita».
L’avvio dei lavori di costruzione è previsto per il 2017. Sarà anche una bella sfida ingegneristica, visto che la sola cupola – tutta rotante e di 80 metri di diametro – peserà circa 5 mila tonnellate. Intanto, scendendo dalle stelle a questioni più terrestri, va registrato il gran colpo per l’industria italiana. Che già negli ultimi quindici anni aveva macinato 800 milioni per la realizzazione di infrastrutture astronomiche di primo piano. C’è insomma un distretto d’eccellenza, con al centro l’Inaf, come ha sottolineato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: «È la positiva e attiva alleanza tra una ricerca di qualità e imprese italiane dinamiche, solide e di livello internazionale».