la Repubblica, 26 maggio 2016
Sullo Ior ha vinto papa Francesco. Ecco cosa è successo
La sensazione è che abbia prevalso Papa Francesco. E cioè che dietro le dimissioni rese note ieri dei due membri del board laico dello Ior, Clemens Börsig e Carlo Salvatori, vi sia la resa di una linea che auspicava come l’Istituto vaticano divenisse una investment bank, con tanto di utili e profitti a trainare in modo deciso le entrate della Santa Sede.
Bergoglio, non è un mistero per nessuno, è di un’altra idea. Il suo Ior non ha bisogno di essere attivo sui mercati finanziari. Lo testimonia, su tutto, la decisione presa un anno fa di bocciare la nascita di una Sicav a Lussemburgo che gestisse gli investimenti sui mercati stessi. Il board approvò inizialmente il progetto ma poi, con il placet papale, tutto venne fermato dalla commissione cardinalizia dello stesso Istituto presieduta dal cardinale spagnolo (molto vicino a Bergoglio) Santos Abril y Castelló. E, insieme, lo testimonia la volontà più volte espressa dallo stesso Francesco che la “banca” torni alla sua funzione originaria di mero servizio, in sostanza di Istituto che assiste le opere di religione, quindi le risorse della Chiesa, delle congregazioni religiose e delle opere missionarie. Fu per perseguire questa mission che il Papa decise nel 2013 di iniziare la riforma della curia vaticana dalle finanze, per intervenire prima d’ogni altra cosa su questo punto tanto delicato quanto, per lui, decisivo.
Il presidente dello Ior Jean Baptiste de Franssu, nominato nel luglio del 2014, era su una impostazione differente, appunto di uno Ior capace di essere maggiormente attivo sui mercati. E con lui i due consiglieri che si sono dimessi ieri, esperti banchieri. Ma da tempo si è dovuto adeguare, e con lui anche le neonata segreteria per l’economia guidata dal cardinale George Pell, ai desiderata papali.
Spartiacque decisivo fra le due tendenze è stata lo scorso novembre la nomina alla direzione generale dello Ior di Gian Franco Mammì, storico funzionario interno e vicino al Papa fin dai tempi del cardinalato a Buenos Aires – si occupò precedentemente dello sviluppo della clientela in America Latina – che da subito ha lavorato affinché la linea del “servizio” (senza escludere ovviamente qualche utile), di un Istituto insomma più vicino alle sue origini, prendesse forma.
E oggi, anche dopo la dichiarazione del portavoce vaticano padre Federico Lombardi che ha parlato di tempi lunghi per la sostituzione dei due consiglieri, c’è la percezione che molto possa cambiare nello stesso assetto generale dello Ior, con un board in futuro del tutto rinnovato. Anche perché ancora parecchio c’è da lavorare per la pulizia interna. Proprio ieri, infatti, l’ufficio del promotore di Giustizia della Santa Sede, Gianpiero Milano, ha sottoposto a sequestro tutte le risorse finanziarie interessate presso lo Ior di Angelo Proietti. Una notizia che se da una parte manifesta la volontà di non tollerare più i crimini, dall’altra mostra come ancora molti vi sia da fare. L’imprenditore edile, che è indagato anche dalla magistratura italiana in merito alla vicenda del fallimento “Edil Ars”, ha subito il sequestro nel quadro di una «collaborazione» e scambio di informazioni con le autorità italiane. Grazie agli esiti di una rogatoria effettuata presso il Vaticano è stato possibile accertare la disponibilità da parte di Proietti di conti personali presso lo Ior, conti sui quali egli incassava direttamente ingenti pagamenti che avrebbero dovuto invece essere effettuati alla società fallita, in quanto riferibili ai lavori edili fatti dalla Edil Ars per conto dell’Apsa e di enti religiosi.