L’Illustrazione Italiana, 23 gennaio 1916
Due settimane a bordo di un sommergibile
Un giovane tedesco-americano, Carlo List, ha raccontato ad un giornalista di Nuova York le impressioni riportate da un suo viaggio avventuroso testé compiuto.
Egli era marinaro a bordo di un bastimento norvegese in rotta per Queenstown carico di frumento. Questo bastimento fu silurato dal sommergibile tedesco U-39 nel canale d’Irlanda. Sette uomini della nave silurata essendo di nazionalità tedesca, vennero accolti sul sommergibile. Tra questi, Carlo List, che dopo qualche esitazione venne riconosciuto per tedesco, nonostante egli si dichiarasse cittadino americano. Ecco il racconto che egli fa dell’avventura:
«Il bastimento norvegese sul quale ero imbarcato si approssimava al canale d’Irlanda. Il pomeriggio era nebbioso; il mare agitato. Fummo da un piroscafo inglese avvertiti della presenza di sommergibili tedeschi in quei paraggi. A bordo il morale ne fu alquanto depresso.
«Dimandai al capitano se eravi qualcosa da fare. – No, rispose. Bum! All’istesso momento si udì il rumore di una cannonata. Confusione generale. Tutta la gente si precipita sul ponte e volge attorno sguardi atterriti. Bum! Nuovo colpo di cannone. Allora uno dei marinai tedeschi addita un punto all’orizzonte, dicendo: «Un sommergibile tedesco!».
«Era vero, il punto nero ingrossava rapidamente, e indi a poco si poté scorgere qualche forma umana presso al cannoncino sul ponte. Era il famoso U-39. Innalziamo la nostra bandiera e aspettiamo gli eventi. Il capitano spedì il secondo, coi nostri fogli di bordo sul sommergibile che adesso ci era vicino. Subito quelli dell’equipaggio che non erano tedeschi ricevettero l’ordine di discendere nelle lance. I tedeschi furono raccolti a bordo dell’U-39, io compreso. Ciò fatto il bastimento venne affondato.
«Eccomi a bordo di un sommergibile. L’impressione era assai strana. La prima sera, estenuato di forze, mi gettai in un angolo. Udii qualche breve ordine, poi il rumore della macchina… Dopo di che tutto ricadde in un assoluto silenzio; taluni dicevano che navigavamo sommersi a tale profondità che dei grossi bastimenti potevano passarci al disopra… Mi addormentai.
«Il giorno seguente destandomi provai a orizzontarmi. Noi tedeschi fummo trattati come amici. Ci permisero di circolare ovunque.
«Il battello aveva la forma di un gigantesco sigaro della lunghezza di circa 200 piedi, diviso in numerosi compartimenti. Erano pieni di lucidi istromenti. Ora ferveva il brusio come dentro un alveare, ora un assoluto silenzio dominava. Ogni nervo era teso nell’aspettazione d’ordini da cui la nostra vita dipendeva. Nella parte prodiera la camera di lancio del siluro con i suoi tubi e con le sue valvole. Gli alloggi degli ufficiali e dell’equipaggio sono esigui, giacché lo spazio a bordo di un sommergibile proscrive il confort. Il comandante era il capitano luogotenente Foerstner, un giovanottone pallido e magro, il che non stupisce, stante che egli non si concedeva mai un attimo di riposo: né lui né gli uomini dell’equipaggio si erano mai spogliati durante i quindici giorni del mio soggiorno a bordo.
«Il periscopio, l’occhio del sottomarino, ci lasciava scorgere tutto ciò che accadeva sulla superficie dell’acqua con chiarezza tale quasi fossesi trattato di un cannocchiale. Si era costantemente di guardia.
«Di repente avvistiamo una nave. Il fumo disegna come una riga nera all’orizzonte. Suona una campana. A quel segnale tutti si situano al loro posto. L’U-39 sale lentamente verso la superficie. Un ultima occhiata nello specchio del periscopio; non si scorge nessun guardacoste inglese. Dunque, tutto è pronto per l’azione. Si ode il comando: «Vuotate le cisterne d’acqua». Liberato dalla sua zavorra, il battello sale alla superficie. «Le due macchine avanti a tutta forza!» Il sommergibile si apre la via nell’acqua rovesciandosi ai fianchi cascate di schiuma. In breve il bastimento è colpito. Il sommergibile alza bandiera, e spara una cannonata. Il piroscafo catturato non tradisce alcun indizio di nazionalità, ma di fianco può leggervisi il nome: Gadsby. È inglese. Gli si segnala di far discendere tutto l’equipaggio nelle lancie, ma svelti! Da un momento all’altro possiamo essere sorpresi.
«Mediante il megafono indichiamo agli sfuggiti al naufragio da qual parte è la terra, poi un colpo di cannone, e un secondo. La nave catturata dopo una lambardata, affonda.
«È interessante sapere che il tempo necessario all’affondamento di una nave differisce assai. Talune scompaiono in cinque minuti, altre galleggiano per parecchie ore. Il più bello spettacolo cui ho assistito è stato l’affondamento del Fiery Gross. All’equipaggio fu comunicato l’ordine di scendere nelle lancie. Alcuni dei nostri si accostarono vogando alla nave abbandonata e fissarono ai suoi fianchi delle granate a mano. Si diede loro fuoco, e la nave a tre alberi saltò, con tutte le sue vele alzate e bordate. Lo scafo e gli attrezzi scomparvero negli abissi, ma le vele si distesero sulla superficie come altrettanti piccoli campi di ghiaccio polare. Undici navi furono distrutte durante il mio soggiorno a bordo. Ne vennero catturate assai di più, ma furono rilasciate.
«Questo viaggio che giammai dimenticherò, durò dodici giorni. Fu pericoloso, ma commovente? E talmente bello che per niente al mondo vorrei non averlo fatto…».