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 2016  maggio 25 Mercoledì calendario

Spiegare a bimbi di 4 anni come ci si masturba, a quelli di 9 come funziona la contraccezione, a quelli di 13 come rifarsi una verginità con l’aiuto del chirurgo e a quelli 15 un po’ di storia della prostituzione. Ecco lo «Standard per l’educazione sessuale in Europa», che Bruxelles vuole nelle scuole

I regalini che il governo Monti ha fatto agli italiani non si limitano alle tasse e alle pensioni. Ce n’è anche uno, molto meno noto, che riguarda la scuola. Nello specifico, l’educazione sessuale per bambini e ragazzi. E pure in questo caso a dettare legge è l’Europa, che come una mamma insopportabile vuol mettere il naso  nelle mutande altrui, comprese quelle che non dovrebbe neppure sfiorare.
Nel 2013 il ministero del Lavoro – guidato da Elsa Fornero – si occupava anche di Pari opportunità, e incaricò l’Unar – l’Ufficio nazionale anti-discriminazione razziale – di elaborare una serie di manualetti intitolata “Educare alla diversità”, basati sulle linee guida elaborate dall’Organizzazione mondiale della sanità in materia di educazione sessuale. Prima, nel 2010, lo stesso Oms, aveva pubblicato lo “Standard per l’educazione sessuale in Europa”, fatto proprio da Bruxelles e ancora oggi testo di riferimento a cui anche le nostre scuole devono adattarsi – non a caso questi orientamenti sono recepiti nella “Buona scuola” renziana.
L’idea di Bruxelles è quella di inviare nelle scuole personale specializzato che tenga lezioni di educazione sessuale anche ai bimbi molto piccoli, previo il consenso dei genitori. Una bella cosa, si dirà: finalmente si vincono gli stereotipi e si può spiegare ai piccini che i figli non li porta la cicogna. Già, peccato che le idee degli esperti Ue sulla sessualità siano per lo meno discutibili. Ad analizzarle nel dettaglio ci pensa un volumetto appena uscito firmato dallo psicoterapeuta e sessuologo Gilberto Gobbi, intitolato “Il bambino denudato” (edizioni Fede e cultura). L’autore è cattolico e decisamente ostile alla “ideologia gender”, quella secondo cui il sesso non è tanto una questione di biologia quanto una costruzione sociale. Tuttavia, i documenti comunitari contenuti nel libro risultano allucinanti anche per chi cattolico non è.
Gli orientamenti dell’Oms sono divisi per schede, a seconda dell’età. Quella riguardante i bimbi da 0 a 4 anni è forse la più nota, in virtù delle assurdità che contiene. Per esempio, spiega che gli educatori devono trattare con i bimbi i seguenti argomenti: «Gioia e piacere nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce». Ora, lo dice la parola stessa: se la masturbazione è «precoce», significa che a parlarne ai bambini di tre anni si forzano i tempi. Se ne occuperanno da soli quando saranno abbastanza grandi, no? E invece l’Oms e l’Ue sostengono che bisogna affrontare subito la questione e rivelare ai piccini che toccarsi è bello. Infatti gli insegnanti dovranno invitarli a «esprimere i propri bisogni, desideri e limiti, per esempio nel “gioco del dottore”». Già, e intanto i compagnucci di classe guardano, così si coglie l’occasione per illustrare che cosa siano i club scambisti... Ancora più sorprendente è quel che, per i cervelloni dell’Oms, dovrebbero imparare i bambini dai 6 ai 9 anni. A costoro va inculcata «l’idea base della contraccezione», e va chiarito il concetto che «si può influire sulla propria fertilità». Se uno di sette anni deve preoccuparsi di non ingravidare le compagne di scuola, siamo messi bene.
In realtà, qui la questione è un’altra: ai ragazzini viene fatto il lavaggio del cervello fin dall’infanzia, insegnando loro a servirsi dei «vari metodi contraccettivi». Poi, però, l’Ue ci viene a dire che abbiamo bisogno di imbarcare immigrati in quanto la nostra natalità è sotto zero. Altro che bonus bebè... Peraltro, sempre tra i 6 e i 9 anni si deve parlare di «masturbazione» (ormai non considerata più precoce), «autostimolazione» e «rapporti sessuali». Si comincia presto, niente male. D’altra parte, della «prima esperienza sessuale» bisogna discutere già con i piccoli tra i 6 e i 12 anni. Così come di «piacere, masturbazione e orgasmo». Per i più grandicelli (12-15 anni) l’Europa scodella una lunghissima lista di insegnamenti sulla «contraccezione», il «fallimento della contraccezione» (per esempio in caso di abuso di alcol), i «vantaggi e svantaggi delle varie forme di contraccezione (compresa la contraccezione d’emergenza)». In più, in classe ci si deve occupare di «imene e ricostruzione chirurgica dell’imene» e «piercing e tatuaggi». In effetti, a 13 anni è giusto pensare a come rifarsi una verginità con l’aiuto del medico... Dopo i 15 anni, infine, si può cominciare a occuparsi di «sesso come transazione» (cioè della prostituzione). Sarà forse per questo che l’Oms consiglia di «sviluppare capacità di comunicazione e negoziazione»? Spieghiamo ai ragazzetti come tirare sul prezzo con le escort?
È evidente che si tratta di una follia, che purtroppo si infiltra anche oggi nelle leggi sulla scuola. Qui non si tratta di fare i bigotti: di sesso si può e si deve parlare. Ma nei tempi giusti. E, soprattutto, dovrebbero essere in primis i genitori a farlo, senza delegare la pratica ai presunti esperti formati dall’Ue. I quali non hanno come obiettivo quello di svelare ai giovani i segreti del corpo, ma più che altro puntano a imbottirli di ideologia sulla «equità di genere», la contraccezione, l’aborto e i «modi diversi di diventare figlio all’interno di una famiglia» (magari grazie all’utero in affitto?). Già l’Europa, con i vari cetrioli finanziari che sfodera, si occupa fin troppo del nostro posteriore. Almeno ciò che abbiamo dall’altro lato teniamocelo per noi.