La Gazzetta dello Sport, 25 maggio 2016
La resa di Nibali
Dall’illusione al crollo il passo è breve. E alla fine il verdetto è inesorabile. Poteva essere il giorno del riscatto, della reazione, del morale ritrovato. Il giorno del rilancio – non solo nello spirito, ma pure in classifica – dopo la mazzata della cronoscalata fresca di 48 ore. Invece l’ultima mezz’ora di corsa lo tramuta nel momento più mesto della sua carriera. Perché mentre Alejandro Valverde brinda al primo successo di tappa al Giro e l’incredibile Steven Kruijswijk mette una granitica ipoteca sulla maglia rosa, Vincenzo Nibali rimbalza ancora indietro, incassa altri 1’47” di ritardo ed esce dai giochi.
IPOTESI RITIRO Ok, mancano cinque tappe e volendo ci sarebbe ancora terreno fertile per far saltare il banco. Ma all’impresa di bissare il trionfo di tre anni fa, che vorrebbe dire recuperare quasi cinque minuti all’olandese volante, non crede nemmeno lui, che pure ci ha abituato ai colpi di scena, agli attacchi impossibili in grado di ribaltare le situazioni difficili quando meno te lo aspetti. Anzi, ora dovrà cercare di capire i veri motivi di questo motore inceppato. E non è escluso che il suo Giro finisca prima di Torino, qualora gli esami clinici a cui si sottoporrà tra oggi e domani riscontrassero valori sballati e problemi di salute.
RISCOSSA Non basta l’orgoglio. Anzi, forse stavolta è proprio quello a tradire Vincenzo, primo ad accendere la miccia ma poi incapace di reagire alle accelerazioni dei rivali nella corsa alla maglia rosa. Eppure alla partenza della Bressanone-Andalo – la tappa più corta di questo Giro, 132 chilometri, e per questo ancor più pericolosa – lo Squalo sfoggia il sorriso e sembra sicuro di sè: «Kruijswijk non avrà vita facile, il Giro non è finito, sono tornato battagliero» aveva dichiarato poche ore prima. E quando a metà corsa, una manciata di chilometri dal gpm della Mendola, dopo un avvio velocissimo sul filo dei 50 orari, Vincenzo se ne esce dal gruppetto della maglia rosa, tutti pensano davvero che sia scoccata l’ora della riscossa. Mezzo minuto davanti, il suo compagno Kangert, ideale testa di ponte, è in fuga con Lopez, Ulissi, la maglia bianca Jungels, Firsanov e Dombrowski. Quella di Vincenzo è una fiammata. Un po’ come a Roccaraso. Un po’ come sabato sul Falzarego. Una fiammata che sorprende il disattento Chaves e Majka, ma non Valverde, nè tantomeno Kruijswijk e lo stesso Zakarin, pronti ad accodarsi al siciliano. Ma per il momento può andare bene anche così. E infatti i quattro filano d’amore d’accordo, perché già riuscire a far fuori il colombiano e il polacco non sarebbe male in questo round, primo dei quattro a disposizione per cercare di ribaltare a proprio favore la situazione.
PRECIPIZIO La discesa verso Cles dà ragione all’attacco, perché il poker dei big raggiunge i sei di testa e l’intesa globale dà i suoi frutti: a 50 chilometri dall’arrivo, il gruppetto di Chaves accusa infatti 40”. Che però diventano 17” sulle prime rampe della salita a Fai della Paganella. Ed è qui che la giornata di Nibali, anziché imboccare la piega sperata, si infila nel precipizio della sconfitta. A 16,5 chilometri dall’arrivo di Andalo, il ritrovato Valverde forza i tempi, con Kruijswijk e Zakarin pronti all’immediata risposta. Non lo sono gli altri, però. E non lo è Nibali, incapace di dar forza a quei pedali, quasi abbia un limitatore di potenza a frenarne l’azione. In vetta, quando restano ancora 10 km, il ritardo ammonta a 42”, che diventano 58” all’attacco della salita che porta all’arrivo.
VERSO IL TRIONFO Vincenzo soffre, se non altro trova la compagnia di Pozzovivo per non dover patire nella solitudine quegli ultimi, interminabili minuti, mentre davanti Zakarin tira come un forsennato, consapevole che tanto allo sprint non ci sarà storia. E infatti Valverde si prende la tappa e si rilancia, Kruijswijk non si cruccia per nulla di mettere insieme il terzo secondo posto consecutivo, perché intanto vede sempre più vicino il trionfo finale, anche se non potrà dormire sonni tranquilli fino a Sant’Anna di Vinadio. Chaves si becca 42” e ora in classifica è 2° a 3’ esatti dal tulipano, seguono Valverde a 3’23”, Nibali a 4’43” e Zakarin a 4’50”.
A ELIMINAZIONE I verdetti della tappa sono più d’uno. La cosa certa è che per sperare di mettere in crisi la maglia rosa bisognerà cercare di isolarla per poi attaccarla a ripetizione. Mica facile, perché in questo Giro dispendioso, un Giro a eliminazione, gli avversari sembrano averne di meno rispetto all’uomo forte della corsa. Uno, tra l’altro, abituato a uscire alla distanza, come dimostrò un anno fa quando tenne testa a Contador, Aru e Landa su tutte le salite dell’ultima settimana. E che, forte della prospettiva di diventare il primo olandese a vincere il Giro, troverà energie dappertutto. Per vincere bisogna correre il rischio di naufragare: Chaves e gli altri saranno disposti?