30 marzo 2016
Tags : Aggressioni con l’acido
Pietro Barbini racconta com’è cambiata la sua vita
• Per la prima volta, a un anno e 3 mesi dall’aggressione, Pietro Barbini racconta come è cambiata la sua vita. L’esistenza quotidiana di Pietro oggi è questa: «Ci sono le cure quotidiane, molto fastidiose, coi massaggi, le creme, la maschera cicatrizzante che ti impedisce di parlare, di avere contatti. Provavo a tenerla di notte, ma d’istinto me la toglievo nel sonno... Sono terapie che ti isolano completamente. Per 6 mesi le ho seguite in modo intensivo, poi sempre meno. La maschera dovrei metterla ancora 10 ore al giorno, e la tengo un’ora, ho deciso che per me è più importante cercare di riprendermi la libertà di fare le cose, che avere un pezzo di pelle magari un po’ migliorata. Cerco un equilibrio tra le cure e la mia vita». «Mi laureo il 5 maggio, a Boston – racconta Pietro – spero con la lode, anche se nell’ultimo semestre per forza la media si è abbassata. Ho ripreso a guidare, le ustioni non sono più così invalidanti. La mia vita sarà sempre più simile a quella di prima, inizio a sentirlo. Devo solo vincere la tentazione di nascondermi. Penso di andare a vivere lontano dall’Italia, magari in America. Fare un master. A Milano, dove mi conoscono tutti, è ancora un po’ difficile. La perfezione non è un risultato, ma un percorso. Ora l’ho capito, e lo accetto» [Elisabetta Andreis Gianni Santucci, Corriere della Sera 31/3/2016].
• La coppia di amanti, per l’agguato a Pietro, è stata condannata a 14 anni. Ieri è arrivata la seconda condanna, per le aggressioni precedenti. Riflette Pietro: «Credo che le condanne siano giuste, per far capire loro quanto male hanno fatto, perché secondo me non lo sanno. Avranno visto in aula la faccia di Stefano (Savi, altro ragazzo sfregiato, ndr) ma il dolore evidentemente non gli è entrato dentro. Non covo odio. In tutto questo tempo lei (non nomina mai Martina, ndr) non mi ha mai mandato una riga, una parola. Se l’avesse fatto potevo forse pensare che avesse l’ombra di un’empatia, invece no. Per me sono pericolosi e nella società non possono stare» [ibidem].