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 2016  marzo 17 Giovedì calendario

Ora Martina Levato dà la colpa di tutto a Boettcher

• Martina Levato deposita un memoriale in cui fornisce una nuova versione dei fatti. Dopo l’arresto della coppia per le aggressioni con l’acido, la ragazza aveva sempre descritto Boettcher come un innocente inconsapevole. Una versione cristallizzata per 14 mesi, ribadita di fronte a poliziotti, magistrati, periti, tre diversi giudici. Oggi, invece, Alex viene ricollocato da Martina nel ruolo di «uomo diavolo» e grande manovratore degli agguati: caratteristiche che, per altro, sono già definite da una sentenza di primo grado (14 anni) e dall’accusa nel processo che Boettcher sta affrontando. Le parole di Martina: «Alex mi controllava così: con le violenze, creando in me un forte senso di colpa, isolandomi dagli amici e dalla famiglia. Alex voleva e doveva essere il mio unico punto di riferimento, al punto che mi costringeva a chiamarlo “papà”. Eh sì, perché andavo rieducata, dal momento che avevo peccato tradendolo». «Non sono mancate cinghiate, schiaffi, venivo sottoposta a infinite ore di interrogatorio perché lui voleva conoscere ogni dettaglio di quelli che secondo lui rimanevano imperdonabili tradimenti. Le prove d’amore che dovevo dare: marchiature, tatuaggi, incisioni, assistere a rapporti con altre donne, pratiche di dominazione sessuale. Fino a poco fa, pensavo di meritarlo perché mi sentivo in colpa e avevo paura che potesse fare del male a me e ai miei genitori». Levato ha più volte aggiustato la sua versione difensiva. Oggi, dopo averlo sempre protetto, la ragazza colloca invece Boettcher su tre scene del crimine: tentativo di evirazione di Antonio Margarito, fallito agguato contro Giuliano Carparelli («Fu Alex a volere la sua aggressione. Si infuriò per il fallimento e chiese altri sopralluoghi per un secondo tentativo»), infine l’aggressione con l’acido di Pietro Barbini. Per questi reati Martina è già stata condannata: due sentenze di primo grado, 30 anni in totale. Si tiene a distanza soltanto dal lancio di acido che ha deturpato il volto di Stefano Savi, episodio sul quale le difese ritengono di avere qualche margine in appello. Secondo qualcuno, il memoriale sarebbe allora lo strumento per accreditarsi come «pentita» nell’estremo tentativo di tenere il bambino, mentre il Tribunale per i minori sta decidendo se dichiararlo adottabile. «Nessuna strategia – ribatte il legale – il figlio non diventi oggetto di contesa. Sarebbe l’ennesima manipolazione della ragazza». L’unico vero spostamento riguarda l’aggressione a Margarito: per questo Boettcher non è imputato, ma oggi Martina lo accusa come «mandante». «Attendiamo inevitabili sviluppi giudiziari», spiega Roberto Parente, difensore della vittima. Il dibattimento nel processo Boettcher è finito; a breve la sentenza [Elisabetta Andreis e Gianni Santucci, Corriere della Sera 18/3/2016].