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 2016  gennaio 14 Giovedì calendario

Martina Levato parla per la prima volta da San Vittore

• Dopo la condanna a14 anni più 16 per le aggressioni ai suoi ex – tre con l’acido solforico e un tentativo di evirazione – Levato parla per la prima volta dal carcere di San Vittore dove è detenuta dal 29 dicembre 2014. Lo fa con Eleonora Cimbro, deputata del Pd (sono entrambe di Bollate). In un’ora di colloquio, niente lacrime, ma molti rimorsi: «A me 16 anni e a Magnani 9...?. In aula l’altro giorno mi è crollato il mondo addosso. Io mi sono pentita, ho confessato, collaborato, ho ammesso le mie colpe ed è giusto che paghi. Ma ogni volta sembra sia solo io la responsabile di tutto quello che è successo. Che differenza c’è, allora, tra chi si pente e collabora e chi invece non lo fa? Mi rendo conto di quanto dolore ho provocato: alle vittime, alle loro famiglie, ai miei genitori. Ma perché durante la gravidanza mi hanno assicurato che sarei andata con mio figlio all’Icam (la struttura milanese per madri detenute e bambini, ndr) e poi invece dopo il parto (il 15 agosto 2015: Martina e Alex erano già stati condannati in primo grado a 14 anni per l’aggressione a Pietro Barbini) me lo hanno tolto? Vorrei avere una seconda possibilità di vita. Assieme a mio figlio. A che cosa servono sennò le comunità?». Martina non vuole «più essere identificata come coppia. La coppia dell’acido. Ora siamo io e mio figlio Achille. Mi interessa proteggere lui. Vorrei mi dessero la possibilità di crescerlo. Mi rendo conto di quanto dolore ho provocato: alle vittime, alle loro famiglie, ai miei genitori. Ma perché durante la gravidanza mi hanno assicurato che sarei andata con mio figlio all’Icam (la struttura milanese per madri detenute e bambini, ndr) e poi invece dopo il parto (il 15 agosto 2015: Martina e Alex erano già stati condannati in primo grado a 14 anni per l’aggressione a Pietro Barbini) me lo hanno tolto? Vorrei avere una seconda possibilità di vita. Assieme a mio figlio. A che cosa servono sennò le comunità?». Se può essere una buona madre, «lo valuteranno i periti del tribunale (entro aprile). Quando mi hanno tolto il bambino non ho reagito, ero in ospedale, sotto anestesia. Poi ho realizzato, e ho ricordato le promesse che mi avevano fatto. Se non ero in grado di fare la madre perché non me lo hanno detto quando avevo il bambino in pancia?». Dice di avere tanti rimorsi: Sto male per quello che ho fatto. Ci ho impiegato un anno per capire che ho sbagliato. Ho inflitto tanta sofferenza, ora voglio riabiltarmi con mio figlio» [Paolo Berizzi, rep 15/1/2016].