ItaliaOggi, 24 maggio 2016
New York nel 2050 sarà una città di «integrati disfunzionali» (quelli che un tempo si chiamavano cittadini)
Simonetta Scarane su Italia Oggi (dicembre 2015) raccontò come l’astrofisico Gregory Dobler della New York University avesse avviato un progetto operativo applicando le tecniche di osservazione del cosmo alla città di New York. È ormai oltre due anni che dalla cima di un grattacielo ogni 10 secondi viene scattata una fotografia per registrarne le pulsazioni vitali, i ritmi, le luci, i rumori, i fumi, tutto ciò che i suoi abitanti, mezzi pubblici e privati, strumenti vari, producono in ogni istante. New York viene trattata come una stella del cosmo. La fase due prevede l’installazione di sensori che attimo dopo attimo registreranno l’utilizzo dell’energia, la qualità dell’aria e dell’acqua, la diffusione del calore, i livelli di traffico urbano, dell’inquinamento, persino i tempi di sonno, di lavoro, del tempo libero. Sarà la più grande scommessa tecnologico-sensoriale del mondo.
La prima intuizione l’ebbe Michael Bloomberg che, nel momento in cui lasciò la carica (spese 5 miliardi $ del suo patrimonio personale per essere un buon sindaco) all’imbarazzante Bill de Blasio consegnò un ambiziosissimo piano di riassetto urbano da completarsi entro il 2050, al tempo in cui il 70% della popolazione mondiale vivrà in una megacittà. New York fu la prima a esserlo negli anni ’50 del ’900, Bloomberg immagina che lo sarà pure nel 2050. Due numeri, NY aumenterà di 1 milione di abitanti, la Cina avrà bisogno di 1 miliardo di nuove abitazioni urbane. Bloomberg ha ipotizzato un radicale riassetto urbano, turbine sottomarine nell’East River, impianti eolici sui grattacieli, atenei digitali a Roosevelt Island, la bonifica delle zone soggette alle inondazioni. Secondo il grande Joseph Rykwert avremo più bisogno di città più “giuste” non di archistar (individui superati, hanno costruito edifici-oggetti per lo spettacolo visivo e per l’intrattenimento, non hanno fatto certo architettura di qualità).
Come ha scritto Nicola Lagioia, per quelli della mia generazione New York era riconducibile alla fauna di “Colazione da Tiffany”, il libro (non il film) di Truman Capote. Poi dai loschi miliardari e dalle ragazze perdute dell’Upper East Side di Capote, siamo passati ai piccoli commercianti di Bernard Malamud, agli orrendi yuppies di Breat Easton Ellis, al Bronx di Don De Lillo. Aggiungerei l’insuperato “Falò delle vanità” di Tom Wolfe. Nel mio piccolo ho iniziato dieci anni fa una marcia verso la parte bassa di Manhattan, abbandonati hotel datati come il Waldorf Astoria, il rossocrociato The Drake frequentati negli anni 70-90, da una decina d’anni soggiorno a Soho, pranzo in Lower Manhattan. Spesso ci trovo mia nuora, mio figlio, mi vogliono bene, mi proteggono.
Ma questa futura NY che pare concepita per trasformare un pezzo di se stessa, per semplificare diciamo l’Upper East Side, in una enclave per i ricchi del mondo (quell’1% che la visiterà, vi soggiornerà, e quello 0,1% che vorrà possedervi almeno un pied a terre), una disneyland dello shopping, delle colazioni d’affari, dei vernissage, delle gallerie d’arte. Almeno per me, oggi è già così, l’Upper East Side ora lo visito con lo stesso spirito col quale 30 anni fa visitavo lo zoo di Central Park, questi poveracci gravati di ricchezze cartacee che la abitano mi paiono animali rari, emettono strani odori. Un libro (560 pagine !) di un esordiente, Atticus Lish (figlio di Gordon, l’editor di Raymond Carver), “Preparativi per una prossima vita” ci racconta un’altra NY, direi un’altra America, quella che fu di John Steinbeck, di Furore (l’amore perduto dei miei genitori), il romanzo simbolo della Grande Depressione (stiamo forse tornando indietro di 90 anni?). I due personaggi sono esemplari della Grande Crisi del 2008: Skinner è un eroe della guerra in Irak, all’epoca esaltato, poi congedato con la classica pistola d’ordinanza e una totale dipendenza dagli psicofarmaci, lei, immigrata cinese senza documenti, senza lingua, senza soldi. Eppure si innamorano, diventano i paria iperconnessi della futura megacittà di Bloomberg, il loro destino è segnato, i loro figli saranno i cittadini della New York 2050, una città di «integrati disfunzionali» (prima che il ceo capitalism li colonizzasse si chiamavano cittadini).
I romani del III secolo D.C. saranno stati anche loro degli «integrati disfunzionali»?