la Repubblica, 24 maggio 2016
Compie cinquant’anni King Eric Cantona. Nessuno calciava come lui palloni e tifosi
Nessuno mai è andato in campo così, la testa alta, leggermente piegata di lato ad afferrare chissà quale pensiero, e il bavero della maglia alzato a schiaffeggiare il collo. Nessuno calciava in quel modo, bloccando il piede subito dopo l’impatto col pallone: pare avesse tratto ispirazione dai golfisti, ora lo fanno in tanti. Nessuno si è ritirato dal calcio per la prima volta a 25 anni, poi è tornato, ha vinto 5 campionati in Inghilterra, poi si è ritirato a nemmeno 31: «Era sparita la passione». Nessuno, a certi livelli, ha realizzato il sogno di ogni calciatore, che passa la vita (anche) a ricevere insulti e non può mai replicare: King Eric, al secolo Eric Cantona, che oggi compie cinquant’anni, ha vendicato tutti i colleghi, quella notte a Selhurst Park, 25 gennaio 1995, Crystal Palace-Manchester United. Espulso dall’arbitro e offeso dal tifoso Matthew Simmons, che forse gli dice «Torna a casa, bastardo di un francese», Cantona lo colpisce con un calcio da kung-fu, poi rifinisce l’opera con un diretto destro, purtroppo impreciso. Nove mesi di squalifica in Premier e 120 ore di servizio civile, perde per sempre la nazionale ma non si pentirà mai: «Il mio unico errore fu di non averlo colpito più forte», commenta anni dopo alla rivista Four four two. «Arriva un momento in cui quello che hai sopportato altre volte non lo sopporti più. Comunque non mi prendo mai sul serio. Sono forse un professore, un maestro? Ma va là. L’unica cosa che c’è da capire è che tutto questo, tutta la nostra vita, è un circo».
Re indiscusso dei circenses, Eric Cantona ha origini sarde, con un nonno partito da Ozieri, e catalane, nasce e vive a Marsiglia, è da subito un grande calciatore ma con un pessimo carattere e intemperanze di ogni tipo, insulti ad allenatori e arbitri. Dopo un primo ritiro a 25 anni, a seguito di una squalifica, ripara in Inghilterra: subito scudetto col Leeds, che però lo cede al Manutd per una cifra ridicola (1,2 milioni di sterline) vista la sua ingestibilità. A Old Trafford diventa l’idolo, King Eric. Sono anni meravigliosi, le giocate di Cantona con la maglia numero 7 sono superbe e intorno, guidata da Alex Ferguson, gli pascola la “class of ‘92” di Beckham, Giggs, Scholes, Butt e i Neville che lascerà un segno nella storia del calcio. In cinque campionati con Cantona, arrivano quattro Premier e due Coppe d’Inghilterra. Poi la luce si spegne d’improvviso, e si ritira, anche se vincerà un Mondiale di beach soccer a Copacabana da allenatore-giocatore. Ma di ben altre passioni si nutre questo uomo particolarissimo. Ormai è un artista, attore o regista di film e documentari, una venticinquina di pellicole all’attivo, è presente anche sulla scena teatrale parigina, dipinge tele e ne colleziona a sua volta, al tempo stesso è ancora un idolo dei pubblicitari. Ma anche ora che la gloria calcistica è passata da tempo, a 50 anni, col suo barbone sale e pepe, i suoi quattro figli e le due mogli, King Eric è un’icona del calcio mondiale, e tutti lo seguono perché prima o poi dirà qualcosa di interessante: «I gabbiani seguono il peschereccio perché sanno che qualcuno getterà in mare le sardine», e lui è il peschereccio e noi siamo i gabbiani. Le sardine arrivano quando gli chiedono: il più forte giocatore di Francia è stato Zidane o Platini? E lui: «Nessuno dei due, ma un altro: io».