24 maggio 2016
In Austria vince il verde Alexander Van der Bellen • L’abbraccio tra il Papa e l’imam in Vaticano • Attacchi kamikaze in Siria: almeno 148 morti • Per il volo Egyptair precipitato giovedì si segue la pista di più microesplosioni • Obama annuncia da Hanoi la fine dell’embargo di armi al Vietnam • Le partite di Serie B truccate dalla camorra • Secondo una ricerca i mattoncini Lego sono sempre più aggressivi
Van der Bellen 1 Alexander Van der Bellen, politico di estrazione Verde candidato come indipendente, è il nuovo presidente dell’Austria. Ha vinto il ballottaggio contro Norbert Hofer, candidato dell’estrema destra. Domenica sera, dopo il conteggio dei voti espressi direttamente al seggio, era arrivato a poco più del 48% dei voti. Ieri, quando sono stati aggiunti i risultati delle preferenze inviate per posta, ha visto però ribaltarsi la situazione. Risultato finale: Van der Bellen 50,3%, Hofer 49,7%. Una differenza di poco più di 31 mila voti (D. Ta., Cds).
Van der Bellen 2 Alexander Van der Bellen, 72 anni, economista, dal 1980 insegna all’Università di Vienna. Fumatore, luterano (non praticante), ha una seconda moglie e due figli ormai adulti dalla prima. Nato a Vienna, dice di essere «figlio di immigrati». I Van der Bellen erano vetrai che a metà del 1700 emigrarono dall’Olanda alla Russia. Ebbero successo sociale, acquisirono un titolo nobiliare, si occuparono della cosa pubblica sotto lo zar. Il nonno del nuovo presidente eletto, anch’egli Alexander, fu un convinto liberale prima della Rivoluzione d’Ottobre. Nel 1919, i Van der Bellen fuggirono dalla furia bolscevica: si stabilirono nella vicina Estonia. Ma solo fino al 1940, quando l’Unione Sovietica di Stalin invase il Paese. I genitori del neopresidente (Alexander anche il padre e Alma la madre) finirono in Germania per un certo periodo, poi si stabilirono a Vienna. Dove, nel 1944, nacque un altro Alexander. Ma quando, l’anno dopo, l’Armata rossa raggiunse la capitale austriaca, la famiglia riparò in Tirolo. Quando si è candidato alla presidenza, come indipendente appoggiato dai Verdi, Van der Bellen ha impostato una campagna sostenendo che gli immigrati sono un’opportunità e che l’Europa aperta è l’obiettivo che deve perseguire l’Austria (ibidem). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Vaticano In Vaticano storica visita dello sceicco Ahmad Al-Tayyib, autorità dell’Islam sunnita. I due, dopo trenta minuti di colloquio faccia a faccia, si salutano con un abbraccio, baciandosi sulle guance. È la prima volta che la massima autorità dell’Islam sunnita viene ricevuta da un pontefice in Vaticano, l’unico precedente tra il Papa e l’imam di Al-Azhar, «la radiosa», risale all’arrivo di Wojtyla in Egitto, il 24 febbraio 2000. Nella millenaria moschea e università del Cairo — nacque nel 971 dopo Cristo— si formano migliaia di imam. Una sorta di «Vaticano sunnita» che cinque anni fa aveva interrotto i rapporti con la Santa Sede, già precari dal 2006. Le cose si erano messe male dopo le polemiche seguite al discorso di Benedetto XVI a Ratisbona; Al-Azhar aveva poi chiuso ogni collaborazione nel 2011, quando le parole di Ratzinger sugli attentati contro i copti («c’è l’urgente necessità per i governi della regione di adottare, malgrado difficoltà e minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose») erano state interpretate in Egitto come un’ingerenza. Poi un lungo lavoro diplomatico, gli apprezzamenti di Al-Azhar per le parole e i gesti di Francesco, le visite di Bergoglio alle moschee di Istanbul e Bangui, e la delegazione vaticana che a febbraio è andata al Cairo con l’invito del Papa. Francesco e Al-Tayyib, ha fatto sapere padre Lombardi, «si sono intrattenuti principalmente sul tema del comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione» (Vecchi, Cds).
Siria Attacchi kamikaze a Jableh e Tartus, in Siria, vicino alle basi di Mosca. Gli estremisti sunniti hanno colpito con autobombe e giubbotti esplosivi in sette punti diversi, quasi in contemporanea nella mattinata di ieri. Il bilancio è di 148 morti, numerosi profughi, soprattutto sunniti, e centinaia di feriti, il peggior attacco mai subito dalle province costiere in cinque anni di guerra, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Le esplosioni hanno preso di mira stazioni degli autobus, ospedali e altri luoghi popolati. L’Isis ha rivendicato gli attentati sull’agenzia ufficiale Aamaq. Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato un telegramma ad Assad, per esprimergli le sue condoglianze e ha garantito che i terroristi «con le mani lorde di sangue innocente non sfuggiranno alla rappresaglia» (Gio. StA., Sta).
Egyptair Gli esperti di sicurezza aeronautica americani e israeliani sono convinti che il volo MS804 da Parigi al Cairo è precipitato a causa dell’esplosione di un piccolo ordigno a bordo. O di più ordigni. Una nuova tecnica sperimentata da Al Qaeda e perfezionata dagli artificieri dell’Isis. Ufficiali della Faa Usa, puntualizzano che un piccolo incendio, o anche la rottura di un motore non possono causare uno schianto del genere. Un Airbus A320 può volare con un motore solo e raggiungere l’aeroporto più vicino con una manovra che i piloti chiamano «driftdown», discesa di quota controllata e decelerazione. Sull’aereo dell’Egyptair si è verificata invece una sequenza di avarie: «Fumo in una delle toilette, nella stiva che ospita i computer di bordo sotto la cabina di pilotaggio, guasto a computer principali». Lo sviluppo appare «più rapido che nel caso di un guasto meccanico, ma non così veloce da essere causato da una grossa esplosione». La tesi, che potrà essere confermata solo dopo il ritrovamento delle scatole nere, è allora quella di uno o più piccoli ordigni «piazzati nella stiva, probabilmente nella parte anteriore, che hanno danneggiato il sistema di volo “fly by wire” (elettronico)». Fonti israeliane sostengono che Parigi e Il Cairo sono convinte che il disastro è stato causato «da un nuovo tipo di micro-bomba, o più di una, introdotte a bordo da un complice all’aeroporto Charles de Gaulle» (Stabile, Sta).
Vietnam Obama da Hanoi, nella conferenza stampa congiunta con il presidente vietnamita, Tran Dai Quang, annuncia la fine dell’embargo di armi al Vietnam. Il presidente Usa vuole costruire, facendo perno sul Vietnam, un cordone militare ed economico che possa arginare l’espansionismo della Cina. Il Paese indocinese si affaccia sul Mar cinese meridionale, in cui transitano il 50% del commercio mondiale e il 60% dell’export Usa. Ecco perché l’attivismo militare di Pechino nella regione allarma i generali del Pentagono. La Cina, tra l’altro, contende al Vietnam la proprietà assoluta dell’arcipelago di Spratly: scogli insignificanti, ma che emergono da fondali ricchi di petrolio (Sarcina, Cds).
Camorra I boss di Secondigliano, rivela un’inchiesta della Dda, truccarono due partite del campionato di serie B 2013/2014 servendosi di calciatori ed ex calciatori per vincere scommesse e ricavare somme altissime. Dieci le persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare; otto sono accusate, a vario titolo, di associazione camorristica, spaccio di droga e favoreggiamento. Le altre due — il calciatore Francesco Millesi, oggi all’Acireale, e l’ex calciatore Luca Pini, per cui sono stati disposti gli arresti domiciliari — rispondono invece di frode sportiva aggravata dall’avere agito per agevolare il clan della Vanella Grassi. Di frode sportiva, ma a piede libero, è accusato pure Armando Izzo, brillante difensore in forza al Genoa, convocato anche per uno stage della Nazionale, e nipote del boss Salvatore Petriccione. Assieme a Millesi e Pini, è indagato anche per concorso esterno in associazione camorristica. L’inchiesta si basa sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia tra cui Antonio Accurso, riscontrate da intercettazioni di telefonate e sms (Beneduce, Cds).
Lego Secondo una ricerca dell’Università neozelandese di Canterbury nel 30% delle scatole di Lego in vendita oggi nei negozi vengono ricreate situazioni violente e il numero delle armi disponibili per i vari personaggi aumenta di anno in anno. La ricerca, pubblicata online da Plos One, ha studiato l’evoluzione dei kit della Lego dal 1973 al 2015. Nel 1978, nelle scatole che avevano per tema principesse e castelli, sono comparse per la prima volta asce, spade e lance, ma la presenza delle armi è poi dilagata. L’Università ha confrontato i cataloghi pubblicati dal 1973 e ha scoperto che attualmente il 40% delle pagine contiene qualche tipo di violenza, come sparare o minacciare qualcuno. Lego si difende rilevando che i nuovi prodotti non fanno altro che riflettere il trend nel divertimento dei ragazzi. «Il conflitto – dice il portavoce Troy Taylor - è una parte naturale dello sviluppo di un bambino. Molte delle armi contenute nelle confezioni devono servire a salvare il mondo, e spesso usiamo personaggi pieni di humour per abbassare il livello dello scontro» (Sabadin, Sta)
(a cura di Roberta Mercuri)