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 2016  maggio 21 Sabato calendario

Pirlo crede ancora nell’Europeo: «La lista definitiva Conte non l’ha ancora data»

Tutto organizzato dalla Mls con operazione marketing in stile 2.0: la sede di Manhattan di Twitter come luogo dell’incontro, i tifosi collegati su Periscope e la torta di compleanno consegnata ad Andrea Pirlo che spegne 37 candeline. Un pacchetto confezionato per lanciare il derby newyorkese di stasera fra Nyc Fc, il team dell’italiano, e i New York Red Bulls, che in verità hanno lo stadio nel New Jersey. Ma la parola derby è molto attraente per chi cerca di scimmiottare l’Europa.
Andrea, nonostante gli sforzi della Lega la sfida contro i Red Bulls non ha la stessa atmosfera delle tante stracittadine che ha giocato in Italia.
«In Europa è una cosa diversa, perché ci sono tifosi che vivono solo per questa partita: per la rivalità che esiste da anni in città. Qui è differente. Questo derby c’è da appena una stagione e non ci può essere l’identica tensione. New York è piena di turisti e tanta gente è originaria di altri posti. Fra noi giocatori, però, la rivalità, quella sana, è molto sentita».
C’è anche la finale di Coppa Italia, Milan-Juve: un derby per lei che ha giocato con entrambe.
«È il derby d’Italia, un match importante e mai banale. Perché è così piena di aspettative per entrambe le squadre: la Juve può tentare la doppietta, il Milan cerca di salvare una stagione deludente. Bianconeri avvantaggiati, perché sono più forti. Ma una finale è particolare e può accadere di tutto».
Niente convocazione in Nazionale. Deluso?
Risponde piccato. «Attenzione, la lista definitiva Conte non l’ha ancora data. E chi sta giocando in gare ufficiali (dunque pure lui e Giovinco, ndr) non è al raduno. Io e Sebastian abbiamo parlato con Conte e preso insieme delle decisioni. Sono fuori? È possibile».
Allora lei e Giovinco avete ancora chance di fare l’Europeo?
«Può darsi. Ripeto che ne abbiamo discusso con l’allenatore e sappiamo che cosa ci siamo detti. Preferisco non aggiungere altro».
Giovinco è stato Mvp e capocannoniere della stagione scorsa e quest’anno è di nuovo il miglior realizzatore. In caso di esclusione, non pensa che ci sia un pregiudizio nei confronti della Mls?
«Invece mi pare normale che il campionato americano non abbia la stessa reputazione di uno europeo. Però bisogna fare delle valutazioni. La Mls non è così visibile in televisione come gli altri tornei, dunque più complicato da seguire anche per gli addetti ai lavori. Chiaro poi che chi gioca in Belgio (riferimento a Okaka, ndr) o in altri Paesi con meno qualità (di Premiership, Liga, Serie A, ndr) ha comunque la possibilità di fare la Champions League o l’Europa League. Ed è questo che fa la differenza».
Se non dovesse essere chiamato, la riterrebbe un’ingiustizia?
«No, perché quando uno prende la decisione di venire qui negli Usa, sa a cosa va incontro. Sono riflessioni che ho fatto e sapevo quali erano i rischi».
Pentito?
«Assolutamente no. Anzi. È un piacere stare con ragazzi eccezionali come i miei attuali compagni, aiutarli a crescere in allenamento e dar loro consigli durante le partite. E poi ora arrivano pure i risultati».
Avete iniziato con una vittoria in 7 gare, adesso 3 successi e 2 pareggi nelle ultime 5: siete primi in classifica all’Est. Che cosa è cambiato?
«Con un nuovo allenatore (Patrick Vieira, ndr) c’è voluto un periodo di adattamento per assimilare i metodi diversi, che molti calciatori americani non avevano mai sperimentato. Stiamo lavorando duro, tatticamente e tecnicamente, ma i risultati arrivano».
Come si trova nella posizione più avanzata in cui la schiera Vieira da un paio di gare? Come un salto indietro nel tempo...
«Non è proprio un ritorno al passato, perché è un ruolo che cambia: dipende se attacchiamo o difendiamo. Ora ho la possibilità di stare più vicino alla porta e creare più opportunità per le punte e quando non abbiamo la palla mi abbasso».
Chi le ricorda Vieira come allenatore?
«Nessuno. È all’inizio, ma ha stoffa e farà carriera».
Pensa che sia possibile in Italia avere un giorno un Leicester?
«Ora è difficile, la Juventus è troppo più forte. Ma il Sassuolo è riuscito a dimostrare che se c’è un’organizzazione di gioco e una società seria si possono fare grandi cose».
Chi è il calciatore italiano che le piacerebbe portare qui?
«Il mio ex compagno Matri, che presto verrà a trovarmi».