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 2016  maggio 21 Sabato calendario

Trump e la finta crisi del debito americano

La gente ride quando sente Donald Trump dire che se verrà eletto Presidente negozierà un condono del debito. Non è il primo a giocare con la fiducia e il credito del Governo americano: hanno cominciato i Repubblicani della Camera dei rappresentanti. Ma una cosa di cui si è parlato poco è perché Trump è convinto che abbiamo un grave problema di debito che richiede misure straordinarie: se va a guardare l’evoluzione dei pagamenti di interessi, non c’è nulla che segnali crisi. Trump, possiamo ipotizzare, non guarda i dati. Quello che fa è dar retta alle cose che dicono tutti intorno a lui. Sono anni che da ogni versante si sente dire che l’America è di fronte una crisi del debito, a dispetto dei dati effettivi. Non c’è da stupirsi che Trump, che di politica economica ne sa poco, dia retta a tutto questo vociare senza curarsi che lo scopo, in realtà, è solo trovare scuse per tagliare la spesa sociale. E lui la sa lunga (o pensa di saperla lunga) sulle sovraesposizioni debitorie: forza, dichiariamo la bancarotta e facciamo un accordo! Il punto è che queste cose non vengono solo dal nostro aspirante ignorante in capo: Trump si fa portavoce di sciocchezze che fino a non molto tempo fa egemonizzavano gran parte del dibattito economico «serio».
I fatti, è risaputo, sono schierati col centrosinistra
Recentemente ho twittato una risposta all’affermazione di Trump secondo cui l’America sarebbe la nazione con la tassazione più alta del mondo. Trump è stato sbugiardato da più parti per questa sparata. Ma sono interessato anche alle risposte che sto ricevendo, che la dicono lunga sulla situazione in generale: la possiamo chiamare la politica dell’epistemologia.
Come forse immaginerete, sto ricevendo moltissime mail che mi contestano, con un discreto numero di persone che si prende la briga di «spiegarmi» che le comparazioni internazionali non includono le tasse statali e locali. Ragazzi, forse dovreste evitare di fare affermazioni spavalde su questioni che non avete mai approfondito. E c’è una cosa che mi lascia perplesso sui «destri» che intervengono sull’argomento: non era un cliché (falso) della destra che i problemi economici delle nazioni europee sono causati da un eccesso di welfare? Non dovrebbe quindi essere ovvio che hanno un settore pubblico più esteso e tasse più alte di noi? Il problema è che mi attaccano anche sostenitori di Sanders, convinti che ogni cosa che dico sia necessariamente sbagliata perché ho criticato il loro eroe. E questo mi spinge a pensare che la dottrina che recita che i fatti sono notoriamente schierati a sinistra andrebbe precisata meglio. È più esatto dire che i fatti sono schierati col centrosinistra: la negazione empirica è una specialità della destra, ma anche una parte della sinistra americana non scherza.
La cosa si è fatta particolarmente evidente in quest’ultimo scorcio della campagna per le primarie democratiche: vediamo giornalisti specializzati in dati statistici come i due Nate (Cohn e Silver) sempre più esasperati con i sostenitori di Sanders che continuano a insistere che Hillary Clinton sta rubando la nomination grazie ai superdelegati, quando in realtà è il comitato elettorale di Sanders che parla di convincere i superdelegati a rovesciare il risultato della conta dei delegati eletti e del voto popolare. Ovviamente non si può incolpare un comitato elettorale di tutto quello che dicono i sostenitori, ma quando alcuni di questi sostenitori sono in realtà surrogati dello staff del candidato, la cosa si fa un po’ più sgradevole. In ogni caso, è lecito chiedersi se lo stesso Sanders non abbia la tendenza a ignorare i fatti che non gli tornano utili. E come sapete, penso che sia proprio così, su un ventaglio di argomenti che vanno dalle proiezioni economiche alle ragioni delle vittorie di Hillary Clinton nelle primarie. Ecco perché non mi sono sorpreso quando Sanders ha dichiarato che i Democratici hanno bisogno di una loro versione della Fox News. Che cosa intende, esattamente? Una televisione del genere propinerebbe fatti distorti e falsità pure e semplici, con l’unica differenza che lo farebbe al servizio di obbiettivi progressisti? Non funzionerebbe. La Fox si rivolge a un pubblico di maschi bianchi anziani e arrabbiati desiderosi di ascoltare una versione di sinistra di questo messaggio sono meno numerosi, hanno meno potere d’acquisto e non si informano attraverso la tivù. Ma questo è un aspetto secondario.
L’aspetto principale è che il genere di persone che si preoccupa veramente di dire cose esatte, che considera un valore importante affrontare verità scomode, si colloca in larga maggioranza nell’area del centrosinistra. La buona notizia è che queste elezioni saranno una sfida tra il centrosinistra e la destra becera: così i valori politici e quelli intellettuali saranno in perfetta sintonia.
(Traduzione di Fabio Galimberti)