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 2016  maggio 22 Domenica calendario

Quel sottile confine tra superstizione e religione che impedisce di baciare la sposa

Le costituzioni sinodali di Arezzo del 1597 proibivano di posare nelle mani del defunto oggetti e monete; l’arcivescovo Orsini di Benevento, nel 1704, vietò l’uso di spezzare sul capo degli sposi la focaccia nuziale e di distribuirne parti ai convitati. Il presule vedeva rivivere in quel rito l’uso pagano della confarreatio, ritenuto atto a legare con forza magica la coppia: il termine latino evoca la cerimonia religiosa con cui gli sposi si ponevano reciprocamente solenni interrogazioni dinanzi a testimoni, quindi si consumava un sacrificio con un pane di farro. Il concilio di Trento condannò tutte le consuetudines non laudabiles. Si arrivò per questo, tra la fine del Cinquecento e la seconda metà del Seicento, a Salerno, Albenga, Sant’Agata dei Goti o San Benigno presso l’abbazia di Fruttuaria (sono alcuni casi) a proibire il bacio che gli sposi si scambiavano nel momento della celebrazione nuziale ai piedi dell’altare, nonché l’uso d’infrangere bicchiere o scodella dopo la benedizione sponsale. E per restare al bacio va aggiunto che anche la casistica del tempo, almeno fino alle prime condanne del Sant’Uffizio degli anni Sessanta del XVII secolo che ne rintuzzarono l’autorità, lo concedeva persino ai fidanzati. Ovviamente senza esagerare con l’intima pratica. 
Qualcuno potrà chiamare i casi ricordati o altri simili delle tradizioni, taluni preferiscono parlare di superstizione; né manca chi scorge in diverse pratiche analoghe, magari legate a ricordi stregoneschi o a situazioni scaramantiche, tracce di magia. In ogni caso, saranno utili e interessanti i saggi raccolti a cura di Marina Caffiero sotto il titolo Magia, superstizione, religione, pubblicati in una nuova collana delle Edizioni di Storia e Letteratura, in cui si esaminano i rapporti tra sovrannaturale e meraviglioso o questioni di stregoneria (anche legate all’etnografia africanista del Novecento) o i rapporti tra superstizioni e malattie sacre.
Il libro, e altri seguiranno, nasce da un’iniziativa avviata nel 2010: il Dipartimento di Storia Culture Religioni della Sapienza di Roma ha promosso una serie di incontri all’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede. I seminari si sono svolti proprio nel palazzo dell’ex Sant’Uffizio e il primo ciclo ha affrontato il tema della censura libraria; poi è stata la volta appunto di incontri su superstizione, magia e religione, dei quali è stata ora raccolta una parte degli interventi.
Va infine ricordato che in questo volume vi sono due saggi sui miracoli. Il primo, di Elena Zocca, è dedicato al cristianesimo delle origini; il secondo, di Luigi Borriello, interpreta tali fatti prodigiosi alla luce della teologia (interessanti i riferimenti a Lourdes). Vale la pena leggerli attentamente, anche perché si comprende come i miracoli possano essere frantesi o sconvolgere le coordinate di una fede. «Paolo – scrive Zocca – avverte la carica destabilizzante d’un eccessivo entusiasmo per i miracoli. Egli teme che possa trasformarsi in una pericolosa deriva, una distrazione esiziale dall’unico vero obiettivo, cioè l’annuncio del Cristo morto e risorto per la salvezza degli uomini».
Aa. Vv., Magia, superstizione, religione. Una questione di confini,
a cura di Marina Caffiero, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 
pagg. 240, € 38