la Repubblica, 21 maggio 2016
Alla fine è tornato in manette il killer del catamarano
Il suo obiettivo era l’Africa. L’Europa era bruciata. Lo scriveva anche al suo amico, un albanese con cui aveva condiviso anni di cella che lo aiutava con soldi e protezione. «Mi metto a trafficare in diamanti. Stavolta divento ricco». Ma i segugi dello Sco, assieme a quelli della catturandi di Ancona, gli stavano già alle costole. Lo seguivano sulla Rete. Niente pedinamenti. Bastava controllare Facebook e i messaggi che spediva online. Filippo Antonio De Cristoforo si è tradito così. Munito di passaporto, carta d’identità e l’immancabile patente nautica contraffatti, il Rambo dei mari, il killer del catamarano, il bel ragazzo che aveva massacrato la skipper di Pesaro nel lontano 1988, un ergastolo e due evasioni alle spalle, latitante dal 2014, si era costruito un doppio profilo falso sul più famoso social al mondo. Un nome di fantasia, Andrea Bertone. Lo hanno catturato in Portogallo, sul treno che da Sintra lo stava portando a Lisbona. Un po’ imbolsito, capelli corti, baffi e pizzetto, camicia a fiori e bermuda, scarpe da tennis, ormai sessantaduenne, Filippo ha cercato di fuggire. È stato bloccato. Lo hanno chiamato per nome. «Vi sbagliate», ha insistito, «non sono io». Poi si arrende. Sorride, un po’ beffardo. «Complimenti: non pensavo che sareste arrivati fino a qui». Catturarlo, dirà più tardi il questore di Ancona, Oreste Capocasa, «era un imperativo». Poi, con un’enfasi dettata dal momento, aggiungerà: «Abbiamo catturato il più pericoloso latitante comune in circolazione».
Più che pericoloso, Filippo Antonio De Cristoforo, è furbo, cinico, spregiudicato. Una classica doppia personalità: faccia d’angelo, atletico, grande autocontrollo, quattro lingue parlate in modo fluido, carismatico. Ma anche violento e senza scrupoli. Disposto a tutto per soddisfare le sue ambizioni. Anche a finire a colpi di machete la skipper Anna Rita Curina, 34 anni, di Pesaro, ormai agonizzante, armatrice del catamarano con cui navigavano verso le Baleari. La cronaca dell’orrore inizia il pomeriggio del 10 giugno 1988. De Cristoforo sta veleggiando a bordo di “Arx”, un biscafo di 10 metri. Con lui c’è la giovanissima fidanzata, Diana Beyer, 17 anni, olandese conosciuta a Utrecht quando ne aveva 15. Era il suo insegnante di danza e teatro. Se ne invaghisce. E lei ne diventa schiava. Sognano di trasferirsi in Polinesia. Diana è un po’ gelosa della bella skipper. In barca si gira mezzi nudi. Pippo e Anna Rita parlano in italiano. L’olandesina non afferra una parola. Li vede scherzare. Teme che tra i due possa nascere qualcosa. Ma il rambo dei mari ha già in mente il suo piano: vuole rubare la barca e fuggire in Polinesia. Al processo dirà che non c’è stata premeditazione. Racconterà che Diana, gelosa ossessiva, aveva offerto alla skipper un caffè mischiato a del valium, che la donna si era addormentata in cuccetta e che la sua fidanzata le aveva sferrato una coltellata mortale. «Ero rimasto di sasso ma decisi di non consegnarla alla polizia», si giustificherà lui. La ragazza olandese sosterrà che è stato De Cristofaro e infierire con il machete sul corpo fino a devastare il viso. I due zavorrano la salma con un’ancora da 15 chili. Finisce sul fondale. Ma viene imbrigliato in una rete il 28 giugno durante una pesca a strascico. Scatta l’allarme. E una caccia all’uomo. De Cristofaro e la Beyer vagano per il Mediterraneo. Li raggiunge un amico olandese, Pieter Gronendjk, 32 anni. Insieme arrivano in Tunisia. Lasciano la barca in una baia vicino a Ghar el Melh. Via terra, in sella a dei cavalli, si avvicinano al confine libico. Li arrestano il 21 luglio. Ammettono tutto. De Cristofaro è ritenuto il regista del piano diabolico. Viene condannato a 38 anni e poi in appello all’ergastolo. Diana Beyer se la cava con 6 anni e 6 mesi per concorso in omicidio. Lascia presto il carcere, torna in Olanda. Si sposerà, farà tre figlie. Lui finisce a Opera. Nel 2007 gli danno un permesso premio e sparisce. Lo riprendono. Gli concedono un nuovo permesso nel 2014. E lui evade da Porto Azzurro. Va ad Ancona, Pescara, Bari, a Milano le telecamere lo riprendono in piazza Duomo. Poi, a Marsiglia, lavora ai mercati. De Cristofaro fugge e si nasconde. Lo aiutano i familiari e il suo amico albanese. Gli investigatori tracciano le sue chiamate su Skype. Il killer del catamarano sogna ancora la barca. Ne prende una. Passa in Spagna, approda in Portogallo. Tira brutta aria, ora progetta l’Africa. È pronto a partire. Lo bloccano prima che sparisca di nuovo. Diana Beyer è avvertita della sua cattura. Piange dalla gioia e dalla paura. «Grazie, è una bellissima notizia», urla al suo avvocato, Marina Magistrelli. Poi chiede: «Ma riuscirà a evadere ancora?».